Politica. Inedito surplus di rappresentanza, ma troppi “tavoli” dimenticati: ne parliamo con Paolo Furia

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Storicamente il Biellese non ha mai avuto tanto peso specifico (almeno dal punto di vista numerico) in Regione e a Roma, sia in Parlamento che nell’Esecutivo, come nell’ultimo anno e mezzo abbondante. Un “surplus di rappresentanza” che però non si è mai tradotto in una ricaduta significativa sul territorio.

Tra enunciazioni propagandistiche, silenzi assordanti, litigi da pollaio e gelosie da pantomima la classe politica di centrodestra che governa la Città di Biella e la Regione Piemonte sta trascurando diversi “tavoli” importanti. Dai collegamenti ferroviari, ai finanziamenti per il distretto tessile, dal Parco della Burcina alla promozione turistica attraverso la Conca di Oropa per il tramite della Fondazione Funivie Oropa.

Unico tema sul quale la giunta Cirio si è spesa, ma che la gente non vuole, è la diga sul Sessera. Poi, a margine, c’è anche la spinosa questione della discarica d’amianto al Brianco di Salussola… Che merita una trattazione a sé.

Abbiamo provato a fare il punto della situazione con il biellesissimo (ancorché residente a Torino per motivi di lavoro) Paolo Furia, segretario regionale del Partito Democratico.

Partiamo dai collegamenti. L’elettrificazione della Biella-Santhià, prima, e della Biella-Novara, successivamente, sono imprescindibili per uscire dall’isolamento e attrarre nuova residenzialità. Qual è, oggi, lo stato dell’arte?
Grazie alle giunte Chiamparino e Cavicchioli (Regione e Comune) abbiamo ottenuto i finanziamenti per l’elettrificazione della Biella-Santhià. Si trattava di una precondizione per ottenere una linea di treni diretti Biella-Torino dopo la realizzazione del sottopasso di Porta Susa, che risale ormai a 10 anni fa. Ora che abbiamo elettrificato la prima tratta, bisognerebbe garantire un buon numero di passaggi diretti da Biella a Torino, anche per favorire, come si dice di voler fare in tutti i documenti istituzionali, il collegamento tra i territori residenziali come il Biellese e le aree metropolitane attraverso l’uso del ferro piuttosto che del trasporto privato.
E invece?
Invece in Regione si parla, per il momento, di un diretto al giorno, senza considerare che, mentre tutti pianificano le riaperture alla luce della migliorata situazione pandemica, il Piemonte non ha ancora detto una sola parola sulla necessaria riattivazione delle tratte che oggi sono sospese! Meno treni ci sono, meno le persone li useranno. Ma non mi pare proprio che questa sia una priorità dei nostri rappresentanti della destra. Prova ne è anche l’incapacità di trovare una soluzione per usare quei famosi 5 milioni di euro stanziati nella Legge di Stabilità del 2019 per la progettazione dell’elettrificazione della linea Biella-Novara. Altre risorse ferme, andate perdute nel gioco di rimpalli tra le burocrazie e di cui oggi non è dato sapere alcunché.
Sono di questi ultimi giorni le notizie, non certo esaltanti, che riguardano il Parco della Burcina…
Anche in questo caso, grazie al lavoro della vecchia giunta Cavicchioli, in accordo con la giunta Chiamparino, si sono portate avanti importanti attività di tutela del Parco Burcina, dotandolo di una governance autonoma e di una certa flessibilità, che si confà alle esigenze di quello che a tutti gli effetti è un giardino storico, di qualità paragonabile ai giardini di Sintra, a Lisbona. Ora di Burcina non si parla più dal punto di vista politico. Nessuno sa e dice niente. Persino il crollo degli alberi storici non ha prodotto una reazione politica, che non è il post di circostanza o la dichiarazione di preoccupazione, ma la ricerca di una soluzione di governance adeguata per un parco che non può essere considerato, per densità e tipologia, alla stregua di una Baraggia o di una Costa del Sesia.
La pandemia da SARS-CoV-2 ha esasperato una condizione economica pesantemente compromessa anche prima dell’arrivo in Italia del Covid-19. Il nostro distretto era già in forte sofferenza, ma qualcosa, a Roma, era stato fatto, giusto?
Esatto. Nel pieno della crisi del tessile biellese, aggravata dalla pandemia, sono stati, meritoriamente, stanziati con l’ultima legge finanziaria 15 milioni di euro in tre anni, destinati al tessile di Biella, di cui si è fatto un gran parlare sui giornali intorno a Natale scorso. Da allora a oggi non sembra essersi mosso niente. Complice sicuramente anche la crisi di governo, dal quale dovrebbe arrivare qualche linea guida. Ma una strada la dobbiamo pur trovare per non solo ottenere, ma anche usare questi finanziamenti.
Qual è, a suo avviso, la strada più facilmente e proficuamente percorribile?
La strada può essere quella, di cui si parla da davvero troppo tempo, del riconoscimento del Biellese come area di crisi complessa. Occorre che il territorio sia unito su questo punto, ma non mi pare che se ne parli abbastanza: quale momento è più propizio, ora che abbiamo anche un vice ministro in posizioni e ministeri importanti dal punto di vista economico?
Sempre di questi ultimi giorni è il grido d’allarme del presidente della Fondazione Funivie di Oropa, Gionata Pirali, sulla difficile situazione economica dell’ente. A causa dei minori introiti dovuti allo stop imposto dal coronavirus, l’ente sarebbe addirittura a rischio fallimento.
Non abbiamo nessuna politica di rilancio della montagna. Tra Mucrone Days e fondi per la Fondazione Funivie di Oropa, la giunta Cavicchioli e la gestione Pollono avevano lavorato in sinergia per ridare un futuro e una centralità alla nostra montagna. In qualche modo la vicenda della pandemia rappresenta l’occasione per un’inversione della tendenza che ha portato, per decenni, le persone a spostarsi dalle zone di provincia ai capoluoghi e alle grandi città per lavorare. La riscoperta della montagna deve essere oggetto di una politica mirata, che favorisca il reinsediamento demografico, produttivo e culturale. Lasciare che le Funivie di Oropa chiudano non è certamente coerente con questa nuovo protagonismo della montagna. Ma è questo che capiterà se la Regione non si sbriga a confermare i finanziamenti per le stagioni sciistiche, che risultano fermi al 2017-18.
Secondo lei, cosa serve al Biellese per uscire dalle secche della crisi?
Il Biellese ha bisogno di un vero piano strategico, non della sommatoria di progetti sconnessi di cui quello che risulta maggiormente sostenuto dalla compagine del centrodestra che governa tutti i livelli rilevanti, a parte la Provincia, sembra essere la diga in Valsessera. Diga che il territorio non vuole. L’ente più dinamico e efficace è sicuramente la Provincia di Biella, in particolare grazie all’attivismo di Emanuele Ramella Pralungo, nonostante i pochi poteri residui. Ho visto che le proposte che sono state fatte, anche in relazione al riutilizzo delle aree dismesse, sono per il momento cadute nel vuoto.
Sul nostro giornale lo abbiamo scritto più volte, e lei, in qualche modo, ce lo sta confermando. Sembra proprio che ci sia un problema di visione… 
In effetti continuo a chiedermi se questa classe dirigente abbia un disegno, una volontà, un progetto per il Biellese. Purtroppo temo di no.

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