Il bello è universale o soggettivo? Nel giudizio incide la cultura? Torna Paolo Furia con #FEELosophia

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Accanto alla coppia bene/male, è giusto aspettarsi di trovare la coppia bello/brutto. Come le questioni riguardanti il vero e il falso, il bene e il male, anche quelle relative al bello e al brutto riguardano la vita di tutti i giorni.

Abbiamo sempre a che fare con cose che solleticano il nostro gusto, che ci appaiono piacevoli alla vista, oppure che ripugnano o semplicemente non ci piacciono. Anche se può sembrare naturale riconoscere ciò che è bello e distinguerlo da ciò che non lo è, l’estrema variabilità dei giudizi soggettivi in merito ha solleticato la curiosità dei filosofi.

La domanda che ci si può porre, in effetti, è simile a quella sollevata dal problema del bene: esiste una bellezza, per così dire, oggettiva, cioè valida per tutti, che risiede nella cosa stessa che viene giudicata bella, oppure la bellezza è sempre relativa agli occhi di chi guarda e giudica?

Si possono individuare fondamentalmente tre posizioni tra i filosofi nel corso degli ultimi 2500 anni:

  • Il bello è oggettivo e universale. L’argomento più forte in sostegno di questa tesi è che la bellezza non dipende in alcun modo dalla nostra opinione. La bellezza è qualcosa di esterno a noi, che quando ci capita di incontrare ci colpisce e ci lascia stupefatti o incantati. In questo senso, la bellezza è stata anche vista come una vera e propria forza che muove gli uomini. Il fatto che, intorno ad un oggetto che si dice bello, possa esservi un consenso pressoché universale, rafforza l’idea che la bellezza sia una misura oggettiva della realtà. I Greci classici avevano descritto la bellezza in termini di simmetria, misura e proporzione tra le parti, istituendo così una forte relazione tra la bellezza e la matematica. Così, i migliori esempi di bellezza, secondo i Greci, erano rappresentati da opere d’arte che rappresentassero la forma del corpo umano nella sua massima fioritura, rappresentata dal giovane atleta, muscoloso il giusto, ben proporzionato, sviluppato in ogni sua parte (κοῦροι). Chi potrebbe dire che quella bellezza non sia oggettiva e universale?
  • Il bello è soggettivo e particolare. L’argomento forte, qui, è nel fatto che ognuno di noi ha il proprio gusto, irriducibile agli altri. Abbiamo diritto perciò a esprimerci liberamente su ciò che reputiamo bello e ciò che reputiamo brutto. In effetti, come si suol dire, “non tutti i gusti sono alla menta”, e può sicuramente capitare di provare qualche attrazione per elementi che, in genere, sono considerati poco attraenti. Il brutto può apparire bello ai miei occhi, e viceversa. Va sicuramente osservato che questa pretesa di far valere il gusto soggettivo e particolare come misura del bello e del brutto è un fatto abbastanza moderno, mentre nel passato prevaleva l’idea che la bellezza fosse tale oggettivamente e per tutti. Nel tempo, insomma, possono svilupparsi sensibilità diverse che fanno sì che ciò che prima era considerato, da tutti, bello, poi venga messo in discussione.
  • Con ciò siamo alla terza posizione, quella secondo cui il bello è un fatto culturale. L’argomento più forte in supporto a questa tesi deriva proprio dalla considerazione della variabilità nel tempo, ma anche nello spazio, di ciò che è considerato essere bello. Si pensi per esempio al corpo umano. Una figura ben proporzionata e armonica, alla greca, è sicuramente ben vista, ma la modernità occidentale dà tanta più importanza alla magrezza di quanto non ne fosse data in passato. Il pallore del viso e del corpo era un valore mentre oggi è preferita l’abbronzatura. È tipico della modernità considerare bello un certo tipo di trucco, ad esempio. Secondo la tesi del bello come fatto culturale, la cultura opera in profondità, condizionando inconsciamente il gusto e il giudizio di chi vi si trova immerso. In questo caso, l’universalità del giudizio “questa cosa è bella” si rivela un’illusione: tale giudizio in linea generale si accorda con il giudizio della gran parte degli altri soggetti che condividono la stessa cultura. Secondo questa tesi, anche la soggettività del giudizio è un’illusione: un giudizio non è mai del tutto soggettivo perché dipende sempre anche dalle coordinate culturali in cui ciascuno è inserito.

E voi, che cosa ne pensate? La bellezza è oggettiva, soggettiva o culturale?

Paolo Furia

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