“Io, paziente Covid”: la lettera a Bi.T di un biellese ricoverato al “Degli Infermi” per 25 giorni e ora dimesso

0

Ci sono lettere che fa piacere ricevere e pubblicare. Perché una volta di più ci fanno capire che non tutto è perduto, non tutto va a rotoli. Per qualcosa, e per qualcuno, è giusto combattere, andare avanti, informare.

In mezzo a tanta umana miseria (declinata in tanti modi e tante misure), soprattutto in tempo di pandemia, c’è ancora chi, nonostante tutto, riesce a regalare un sorriso, a dispensare serenità. E cura. Senza nulla pretendere in cambio, solo perché così dev’essere. Qualcuno potrà obiettare che è il loro lavoro. Vero, ma solo in parte. Perché ogni lavoro lo si può fare con o senza cuore.

Di seguito la lettera a Bi.T di Rizzieri Piantedosi, che dopo un lungo ricovero al “Degli Infermi” di Ponderano per coronavirus è stato dimesso e ha potuto riabbracciare la moglie che lo attendeva all’esterno del reparto in cui era degente.

Guarito, ha voluto raccontare la sua esperienza per ringraziare il personale sanitario che gli ha letteralmente salvato la vita.

Sono stato ricoverato per 25 giorni nel reparto di Semintensiva-Medicina di urgenza e voglio testimoniare la grande professionalità, la grande umanità e la grande disponibilità di tutto il personale del reparto.

Impegnato, oltre che nelle cure, nel cercare di dare serenità alle persone che, non potendo vedere i congiunti ed essendo in una situazione particolare di stress e paura di morire, necessitano di essere supportate e rassicurate.

Ho trovato grandi occhi accoglienti che mi hanno fatto pensare che non era solo, motivo sacrosanto, lo stipendio, ma c’era molto di più.

C’era umana disponibilità, tra l’altro in una situazione dove anche il personale, sia medico che infermieristico, che OSS rischia, come è successo, di essere contagiato e di ammalarsi. E svolge il suo lavoro nonostante la paura costante per sé e per i propri familiari.

La cosa che mi è rimasta come rammarico è non aver potuto ringraziare personalmente, come avrei voluto, uno ad uno tutto il personale, perché non lo conosco e non lo riconoscerò, avendone solo visto gli occhi.

Inoltre, quando mi hanno detto che potevo uscire e c’era mia moglie fuori dal reparto che mi attendeva, sono corso via, quasi fuggendo, senza neppure salutare, tanta era la voglia di riabbracciarla.

Spero che incontrandomi per caso siano loro a fermarmi, dicendomi: “Sono il tuo infermiere, sono stato il tuo medico, sono l’OSS che era in reparto durante la tua malattia”, per poterli finalmente vedere e ringraziare.

Quello che pensavo prima del ricovero, ovvero che la sanità deve essere pubblica e deve essere potenziata, si è ancor più rafforzato in questo mese di degenza. E con questo ringrazio nuovamente il personale del PRONTO SOCCORSO in cui ho trascorso i miei primi due giorni e tutto il personale della Semintensiva.

Rizzieri Piantedosi

Condividi:

Commenti chiusi