Biella. Pubblicità negativa? Dal presunto danno arrecato dalla serie TV di Zerocalcare, al disastro di un dentista imbecille

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Siamo di nuova sulla bocca… del mondo. Biella è di nuovo sulla bocca del mondo. Da “La Repubblica” al “New York Time”, passando per la stampa inglese, è tutto un fiorire di “complimenti” e pubblicità negativa.

Qualcuno continua a sostenere: “Bene o male, purché se ne parli”. Ci permettiamo sommessamente di dissentire. Nella comunicazione non funzione così. Piaccia o meno. La pubblicità negativa viaggia molto più velocemente di quella positiva, e raggiunge più persone. La percentuale di penetrazione è esponenzialmente più alta. Non ci sono santi.

Quindi, parlano di noi. Male, ovviamente. E ne hanno ben d’onde.

Dopo essere stati per un paio di secoli la capitale mondiale del tessile, siamo diventati, orbis terrarum, e in due giorni (si sa, oggi è tutto terribilmente veloce in questo mondo globalizzato) il distretto dei cretini. Butta così, già da qualche tempo. Non certo dalle ultime 48/72 ore a questa parte.

È tutto meraviglioso.

Dal punto di vista sociologico, c’è da chiedersi quale sia la genesi, l’elemento scatenante, il big bang che ha scatenato il disagio mentale che attanaglia il Biellese. Da “La grande bellezza” a Vieni avanti cretino!”, come abbiamo scritto qualche giorno fa.

Di no vax, no mask, no green pass e subumanità equipollente ce n’è in tutta Italia. Ma è mai possibile che l’unico imbecille ad inventarsi la truffa del deltoide in silicone sia residente in provincia? Un professionista, poi… Magari non il miglior dentista biellese, ma pur sempre un dentista.

UN DEFICIENTE TOTALE.

Va bene la creatività, ma… est modus in rebus. Qui si sta riscrivendo la semantica del concetto universale di creatività, declinandola nella sua accezione più grottesca, becera e trash.

Un fatto di una gravità inaudita, assoluta, sia in termini di “simbologia” che di esempio negativo, è stato esaltato da taluni come un colpo di genio degno del miglior Lello Mascetti in “Amici miei”, diretto dal grande Mario Monicelli (trilogia cult anche per chi scrive).

Gente, non ci siamo proprio.

Qui si sta davvero toccando il fondo, in un continuo precipitare verso il basso. Un gesto simile merita tutto lo stigma possibile, non certo risolini e accondiscendenza travestita da falsa intuizione e creatività a buon mercato.

Questa è terra di gente seria, che lavora, che sa stare al mondo, che della sua passione e operosità ha fatto un brand amato e rispettato da tutti. Non possiamo permetterci pagliacciate del genere, non vogliamo permetterci cretinismi del genere.

Di “geni del male” ne abbiamo piene le tasche. Di no vax, no mask, no green pass e delle loro supercazzole ne abbiamo piene le tasche (ancora ieri pomeriggio, pochi lobotomizzati manifestavano in piazza Vittorio Veneto, rigorosamente senza mascherina, sotto gli occhi attenti di carabinieri e poliziotti che lasciano correre per non rischiare di esacerbare gli animi, nell’interesse collettivo all’ordine pubblico).

E dire che solo una settimana fa eravamo tutti suoi social ad accapigliarci per decidere se “Strappare lungo i bordi”, la serie TV del fumettista Zerocalcare avesse arrecato un danno o fatto pubblicità positiva a Biella e al Biellese.

A posteriori, non c’è partita. Non si può fare altro che ringraziare (mani giunte e in ginocchio!) Zerocalcare, se poi finiamo sul NY Time grazie ad un imbecille totale che si presenta a fare il vaccino anti Covid con una protesi in silicone, e diventiamo magicamente la Silicon Valley del Belpaese, già distretto tessile d’eccellenza.

Alla fine, dopo aver lasciato passare la buriana, il fumettone TV ce lo siamo gustato, e goduto, anche noi. Meglio lasciar decantare un attimo, per non essere condizionati dall’emotività del… dopopartita. Solo, avremmo dosato un filino meglio l’intercalare “cazzo”, ma per il resto tutto davvero bellissimo!

Nessun danno per il territorio, forse un po’ di buona pubblicità. Alla peggio, chi non sarebbe venuto a Biella prima, continuerà a non farlo, sempre e solo per suoi imperscrutabili motivi. Non certo per colpa di Michele Rech.

Alice, l’amica biellese del protagonista, torna in città dopo aver cercato invano di trovare la sua strada nella Capitale, e decide di farla finita. Non è colpa di Biella né dei biellesi. Alla base di un gesto anticonservativo non c’è mai un solo motivo, ma tante concause. Biella può essere una di queste? Forse sì, forse no.

Noi biellesi dovremmo ribaltare la domanda sul nostro armadillo personale, e probabilmente nemmeno lui saprebbe darci una risposta precisa, netta…

Parlando di un tema delicato e scivolosissimo come il suicidio, la leggerezza e la poesia di Zerocalcare sono SEMPRE auspicabili (ce le avessero alcuni media locali…), parlando invece di imbecilli totali, la condanna (come la speranza di scongiurare il rischio emulazione) dovrebbe essere dure e unanime, non ammantata di perbenismo e di politically correct.

Lo stigma dell’armadillo che c’è in chi scrive è assolutamente inappellabile, non c’è terzo grado di giudizio che tenga. E nemmeno supercazzole.

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