Sabato è il giorno di #FEELosophia, torna Paolo Furia con la keyword di oggi: “idea”

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Non si può parlare di filosofia senza riferirsi al termine “idea”. Una parola del linguaggio quotidiano, apparentemente molto più innocua delle ben più terribili e sublimi “verità”, o “essere”. Eppure, dietro la parola “idea” si nascondono sfumature di significato straordinarie, che per molto tempo hanno “sconfinferato” (e continuano a sconfinferare) la testa di chi ama rompersela su questioni metafisiche (insomma, i filosofi).

Nell’uso comune contemporaneo, l’idea è qualcosa che letteralmente “ci viene in mente”. Ha a che fare dunque con la mente, con il pensiero. Noi possiamo avere un’idea, possiamo essere mossi e agire nel nome di un’idea, riflettere su un’idea, contrastare un’idea, condividere un’idea, avere un’idea sbagliata… E tutte queste cose che possiamo fare con le idee sono azioni della mente, perché l’idea è un oggetto mentale: qualcosa che sta nel nostro pensiero, qualcosa che il nostro pensiero formula e fissa in un’immagine.

In effetti, la radice greca che dà origine alla parola “idea”, “id-“, ha a che fare con il vedere. Questa sfumatura di significato, nel nostro linguaggio comune, è andata un po’ persa. Noi siamo abituati a dire che vediamo le cose, e pensiamo le idee: ai nostri occhi corrisponde la realtà, al nostro pensiero le idee. La radice greca della parola idea, però, ci aiuta a pensare che anche il nostro pensiero vede. Vedere non è un’azione che riguarda solo gli occhi. Possiamo vedere con la mente, cioè possiamo vedere cose anche se non ci sono fisicamente. E queste cose che fisicamente non ci sono, ma che sono presenti alla nostra mente, sono le idee.

Dunque a questo punto possiamo dividerci tra:

  • chi pensa che le idee siano come delle copie sbiadite della realtà esterna: questi sono gli empiristi (grandi empiristi del passato furono gli Epicurei, grande empirista della modernità fu David Hume);
  • chi pensa che le idee, se pensate con rigore e profondità, rivelino il lato più puro e più autentico, quindi più vero, della realtà: questi sono idealisti (ma, nel passato, venivano anche chiamati realisti, nel senso che le idee sono più reali della realtà esterna. Un grande idealista del passato fu Platone, un altro più recente fu Hegel);
  • chi pensa che le idee servano a pensare e a criticare la realtà, ma non ha senso discutere se siano esse stesse vere o no: questi sono i critici (un grande critico fu Kant).

In ogni caso, la presenza delle idee nella vita degli uomini rappresenta la più forte testimonianza di quanto sia importante il pensiero per la specie umana. La nostra evoluzione ha fatto di noi degli animali che vivono al di là del puro istinto, del rapporto immediato con la natura circostante. Gli stimoli e le sollecitazioni dell’ambiente vengono dalla mente umana mediati e trasformati in idee, le quali a loro volta danno origine ad un mondo di simboli, significati, culture che in natura, semplicemente, non esistevano.

Paolo Furia

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