Cronaca. Biella, Villaggio Lamarmora: la faida tra i soliti noti non si fermerà, ormai fa parte del loro DNA

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Quando la rivalità tra due clan, tra due famiglie, è talmente radicata, sedimentata, da diventare parte dei loro rispettivi codici genetici, basta un nonnulla, per far saltare una tregua che, magari, regge da anni.

Può essere un’occhiataccia di troppo, un apprezzamento poco gradito ad una donna dell’altro clan, un’invasione di territorio a far saltare il tappo e risvegliare il fuoco sopito sotto le ceneri.

Biella, quartiere Villaggio Lamarmora, zona sud della città, mercoledì 16 settembre, ore 21.30 circa. Il tappo salta di nuovo.

L’ultima volta, era successo a febbraio di quest’anno, appena prima che tutta l’Italia sprofondasse nella pandemia da Covid-19 e che la quarantena costringesse in casa anche le rivalità, mettesse un freno vestito da emergenza sanitaria anche all’odio. Una tregua imposta da circostanze superiori.

Un po’ di cronistoria. Già dal primo pomeriggio di mercoledì scorso, chi ha occhi per vedere e cuore per “sentire” si è accorto che marcava male. Bambini chiusi in casa, nonostante la coda d’estate che manteneva le temperature ben al di sopra delle medie stagionali.

Ahi, brutto segno. Una macchina passa più volte davanti al Circolo Arci gestito da un Bottone, a forte velocità. Piede pesante sull’acceleratore? No, solo un altro segnale. Arriva la polizia, ma non serve a nulla: la stessa vettura passa ancora una volta davanti a locale, schivando all’ultimo momento un poliziotto coraggioso, che aveva fatto un passo avanti, forse per provare a fermare il conducente.

Però, alla fine, nessuno la segue, quella macchina. Nessuno la ferma. Le pattuglie della Polizia di Stato restano sul posto, poi, dopo pochi minuti se ne vanno. Sul cielo del Villaggio si addensano nubi, ancorché alzando la testa verso l’alto si vedano le stelle.

Ore 21.30. In via Mongrando (Corso 53° Fanteria non c’entra nulla), iniziano le prime schermaglie: solo parole, per il momento. Provocazioni, dispiegamento di forze. Da una parte e dall’altra. Giovani e anziani, persino donne incinte. La tensione sale. Oltre 50 persone pronte a fronteggiarsi.

Ad un tratto, il caos. Non si capisce più nulla. Qualcuno che assiste alla scena dai palazzi circostanti ha già chiamato le forze dell’ordine. Qualcun altro riprende col cellulare. Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza una volta sul posto, accerchiano i litiganti, ma si tengono in disparte.

Poi, l’urlo di una madre sovrasta il volume della rissa. Il figlio è disteso per terra. Un poliziotto indossa il giubbotto antiproiettile, e va a sincerarsi della situazione. A quel punto, finalmente, intervengono le forze dell’ordine. In forze.

Il campo di battaglia è “contaminato”, i contendenti sono costretti a deporre le armi (bianche, per lo più), e a fermarsi. Arresti, ricoveri in ospedale. Sono all’incirca le 22. Un uomo, quello rimasto a terra, dopo il ricovero al “Degli Infermi” viene trasferito al “Maggiore” di Novara.

Il resto è cronaca.

Oggi, domenica 20 settembre, il Circolo Arci del Villaggio Lamarmora è chiuso. Nelle case, tapparelle abbassate, gente che per timore di rappresaglie da parte del clan avversario ha abbandonato le proprie abitazioni, rifugiandosi altrove.

A Biella, invece, i messaggeri (quelli che portano le cosiddette “imbasciate”) promettono vendetta. Le minacce vengono recapitate a domicilio, oralmente, e consegnate a quei pochi chi sono rimasti nel quartiere: gli anziani.

Intanto, la questura va avanti nelle indagini. Quasi sicuramente ci saranno altri arresti, altri interrogatori. Forse si troverà anche un colpevole. Ma tutto questo non basterà. Marotta e Bottone continueranno, ciclicamente, ad affrontarsi, con alterne “fortune”.

La loro rivalità, ormai, è scritta nel DNA.

È solo questione di tempo… Prima o poi, il tappo salterà di nuovo.

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