Termoscanner. Presa di posizione dell’Ufficio scolastico regionale contro l’ordinanza Cirio e replica del Presidente

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Non l’hanno presa molto bene all’Ufficio scolastico regionale l’ordinanza firmata ieri pomeriggio da Alberto Cirio. «Iniziativa tardiva e impropria», così Fabrizio Manca, direttore generale dell’USR Piemonte, commenta l’ordinanza n. 95 del 9 settembre 2020 del Presidente della Regione Piemonte che impone alle scuole di misurare la temperatura e alle famiglie di autocertificare l’avvenuta rilevazione a casa.

Proprio alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico, prosegue Manca, «si decide, senza valutarne gli impatti, di cambiare le regole dettate dal Governo per la riapertura in sicurezza delle scuole in base alle quali i dirigenti scolastici hanno pianificato con grande fatica e complessità l’organizzazione del servizio. In molti casi, ad esempio, si sono differenziati gli orari di ingresso per evitare assembramenti con puntuali comunicazioni alle famiglie e ora i dirigenti saranno costretti a rimodularli perché dovranno considerare il tempo della misurazione e per il controllo delle autocertificazioni. Parliamo di scuole che mediamente accoglieranno 1000/1200 studenti».

Ancora, le linee guida nazionali, recependo le indicazioni dell’Autorità sanitaria (CTS e IIS), «hanno affidato alle famiglie la misurazione della temperatura senza ulteriori oneri per le stesse e per le scuole, insomma, verrebbe da dire che lo Stato ha fiducia e crede nella responsabilità genitoriale, la nostra Regione evidentemente no».

Oltre all’inopportunità di cui sopra, il direttore generale esprime dubbi sulla legittimità dell’intervento, «non solo perché carente di motivazione sotto il profilo delle indifferibili e contingenti esigenze sanitarie, delle quali non è chiaramente esplicitata l’urgenza, ma in quanto interviene in un ambito di materie che sono riservate alla competenza esclusiva dello Stato, quali l’autonomia scolastica, i poteri organizzativi del dirigente e il rapporto scuola famiglia».

Manca aggiunge anche che «da giugno opera un tavolo regionale di coordinamento dove la Regione è rappresentata da ben tre Assessorati, Istruzione, Sanità e Trasporti che sarebbe stato il luogo ideale per condividere e confrontarsi per tempo su questa iniziativa, invece, nessuno dei loro rappresentanti ha mai prospettato il tema».

Il direttore generale precisa, inoltre, di avere espresso al Presidente queste perplessità chiedendogli «di rinviare ogni valutazione a dopo la riapertura, alla luce dell’andamento, accuratamente monitorato, della situazione epidemiologica, ma purtroppo non sono riuscito a convincerlo».

Infine, conclude, «il rischio che l’ordinanza possa creare confusione è alto, questo mi preoccupa perché non vorrei vedere vanificati il lavoro encomiabile fatto in questi mesi dai dirigenti scolatici con il coinvolgimento attivo delle famiglie e la straordinaria collaborazione dei sindaci e delle province del Piemonte per risolvere le esigenze logistiche connesse al distanziamento».

Non si è fatta attendere la replica di Alberto Cirio. Il Presidente della Regione Piemonte sottolinea che da settimane chiede al Governo che la febbre venga misurata a scuola e, da settimane, ripete che se non fossero intervenuti da Roma lo avrebbe fatto lui con una ordinanza. Voleva già formalizzarlo un mese fa, ma l’USR ha chiesto alla Regione di attendere l’indicazione nazionale. Per rispetto istituzionale lui l’ha fatto, ma non accetta che ora si accusi la Regione di un ritardo.

Perché dopo mesi per prepararsi, in cui l’unica priorità doveva essere la ripartenza dell’anno scolastico, le linee guida nazionali sono arrivate solo alla fine di agosto. Il Presidente aggiunge che per tutta l’estate i dirigenti scolastici e i sindaci hanno lavorato ininterrottamente per inventare soluzioni che nessuno aveva indicato loro. Si sono improvvisati geometri e ingegneri. Ora mancano quattro giorni all’inizio della scuola e non c’è ancora certezza sugli insegnanti che servono per completare l’organico, sui banchi, sulle mascherine chirurgiche che il Governo ha previsto che le scuole consegnino tutte le mattine.

La Regione Piemonte ha anche stanziato 500mila euro per aiutare le sue scuole a comprare termometri e termoscanner che sarebbe stato compito del Ministero far avere ai territori. Cirio evidenzia che se c’è qualcuno di “tardivo” non è certo la Regione e trova assurdo che, nel mezzo di una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero, si stia a discutere della richiesta di controllare ogni giorno che la temperatura venga indicata sul diario, oppure su un foglio, sul registro elettronico, in una chat di classe o con qualsiasi altro mezzo comodo e facile scelto dalla scuola.

Non gli sembra che si stia chiedendo la luna, visto che in gioco c’è la salute dei nostri figli e dei loro nonni, che sono le persone con cui trascorrono molto del loro tempo. In un Paese normale la temperatura la rileverebbe la scuola all’ingresso, come stanno facendo da mesi gli uffici pubblici e le aziende.

Il Presidente conclude sottolineando che abbiamo da affrontare mesi difficili e le energie sarebbe opportuno usarle per cose più utili di polemiche strumentali. Lo conforta, però, sapere che molte scuole e molti comuni, a prescindere dalle lungaggini burocratiche ministeriali, si erano già organizzati per la rilevazione della temperatura, dimostrando di avere più buon senso di chi decide a Roma.

Corre l’obbligo di ricordare che le dichiarazioni del Presidente Cirio non sono virgolettate nel disposto di quanto previsto dall’art. 9 comma 1 della legge 22 febbraio 2000 n. 28 in tema di par condicio nei periodi pre elettorali e referendari.

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