PD Biellese. Dal Tavolo sanità alcune riflessioni sul post Covid, diritti e questione Mes

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Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa diffuso dalla segreteria provinciale del Partito Democratico in merito alle riflessioni emerse nel contesto del Tavolo sanità: dalla situazione post Covid, alla salute come bene e diritto fondamentale, con una decisa presa di posizione sulla dibattuta questione Mes.

Essere in salute significa prendersi cura di sé e degli altri nell’ambiente di vita che ci circonda, ma possedendo gli strumenti per poter decidere come farlo. Ad esempio creando le condizioni affinché tutti possano avere accesso alla sanità.

Bisogna considerare quindi tutti gli elementi che intervengono nell’equazione: economici, politici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici che contribuiscono a vario titolo nel favorire la salute ma, se mal utilizzati o interpretati, possono anche danneggiarla.

Crediamo che ci siano molti principi che debbano essere rispolverati per promuovere la salute “in tutte le politiche che ci circondano”.

Oggi più che mai ci siamo, crediamo tutti, resi conto di quanto fondamentale sia la sanità pubblica e questo dovrebbe farci riflettere maggiormente sul fatto che la sanità pubblica richieda investimenti importanti.

Pertanto, il dibattito sul MES è durato anche troppo: non è più tempo per discutere, è giunto il momento di agire e sostenere fortemente quelle politiche che vanno nella giusta direzione.

E allora, se possono arrivare nel nostro Paese con il MES, a tasso zero, risorse basilari per fare gli investimenti necessari per una nuova sanità pubblica, sosteniamo con forza queste politiche.

Stiamo quotidianamente assistendo ad una grave carenza del sistema sanitario sul nostro territorio, fatta di lunghe liste di attesa che già esistevano prima del Covid e che oggi stanno aumentando tanto da rischiare di mandare in tilt l’intera Asl.

Stiamo per vivere, senza intervenire, una nuova vera e propria emergenza sanitaria. Il Partito Democratico, in Consiglio regionale, ha sollecitato il presidente Cirio e la sua giunta per realizzare un progetto che deve tener conto certamente del pregresso, ma soprattutto delle nuove richieste.

Serve un progetto sanitario strutturale, servono investimenti importanti, servono assunzioni, borse di studio per specializzandi e accordi sindacali per incentivare il lavoro anche in fasce orarie straordinarie. Servono idee.

Ci siamo resi conto di quanto sia importante rilanciare la medicina del territorio, che si è rivelata carente ed insufficiente per scarsità di medici e di investimenti mancanti sui territori. Abbiamo capito, avvertendone la mancanza, di quanto invece sia prioritaria una medicina territoriale efficiente, più vicina alle persone e alle comunità.

Per far questo servono investimenti significativi e riflessioni su come riorganizzare il lavoro di territorio, anche se appare evidente che si debba partire da un numero maggiore di medici e personale infermieristico.

E poi più investimenti in telemedicina, per essere in grado di svolgere esami di prima necessità anche nelle valli sperdute del nostro territorio. E quindi più accorpamenti, con una diversa suddivisione del sistema di collaborazione tra personale medico e sociosanitario.

Per realizzare tutto questo servono programmazione, progetti strutturali e investimenti solidi.

Ci siamo interrogati sulle buone pratiche ispirate ad una integrazione tra servizi sanitari, sociali, educativi, come previsto da leggi “antiche” come la 328/2000 che parlavano di integrazione tra le politiche sociali e la sanità oltre ai livelli essenziali di servizi e prestazioni.

Il pilastro delle politiche sociali era, e rimane, la necessità di leggere i bisogni sociali del nostro Paese, che sono cambiati negli anni. Prendersi carico delle persone dall’infanzia alla vecchiaia, delle persone con fragilità, con disabilità e con disuguaglianze sociali.

E per farlo dobbiamo superare la quantità disordinata di bonus e di fondi specifici che sono inefficaci e lasciano soli i Comuni obbligando, quasi sempre, il Terzo settore ad affrontare i problemi sociali secondo la logica di progetti al minor costo e precari nel tempo che non garantiscono una vera presa in carico delle persone.

Una rete integrata dei servizi sociali è la necessaria risposta per costruire la salute della comunità.

E torno quindi all’importanza del MES: i soldi che arriveranno in Italia dovranno servire anche a ripensare il servizio sanitario, perché le risorse limitate e le scelte strategiche affrontate sino ad ora hanno generato gravi problemi.

Si è pensato, erroneamente, che servisse più sanità demandata al privato, sguarnendo di fatto la sanità pubblica. Si è istituita una “sanità-azienda” dedita al profitto che naturalmente, dovendo guardare ai conti prima che alla salute, ha dimenticato, troppo spesso, l’importanza del benessere delle persone.

Si è portata avanti con disinvoltura l’idea della vita in termini di durata e non di qualità, ma credo che l’emergenza Covid abbia reso chiaro a tutti noi che è arrivato il momento di ridefinire le priorità.

Questa crisi può essere un’opportunità per ripensare gli schemi e riflettere su come coniugare il tema del cambiamento con il tema della sostenibilità e porre l’attenzione su temi dimenticati o sottovalutati come la ricerca e l’inclusione di genere spesso dimenticata.

Greta Cogotti – Tavolo Diritti, Welfare e Sanità
Rita de LIma – Segretaria PD Biellese

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