Discarica d’amianto al Brianco di Salussola. Il Presidente del TAR Piemonte ha sospeso per decreto i lavori iniziati venerdì scorso

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Discarica d’amianto al Brianco di Salussola e inceneritore a Cavaglià. Amianto e agenti inquinanti nell’aria che respiriamo, o che respireremo. Un’accoppiata da manuale dell’autodistruzione di un qualsivoglia territorio. Nella fattispecie il nostro. Il nostro Biellese.

Interessa qualcosa a qualcuno? Ai cittadini e alle associazioni in cui una parte di questi si riuniscono sì, e molto. Alla politica, che potrebbe (o avrebbe potuto) scongiurare il pericolo di ritrovarci sul territorio due pericolosissime “bombe ecologiche”, evidentemente no.

La politica biellese non ha fatto, né sta facendo, assolutamente nulla per impedire questo scempio ambientale. La politica biellese ha fallito. Senza se e senza ma. Le colpe sono trasversali. Il silenzio addirittura assordante. Da una parte all’altra, salve rarissime eccezioni.

Nel totale fallimento di chi dovrebbe tutelare gli interessi, salute in primis, del proprio elettorato (ma anche di figli e nipoti) pare che al Brinaco di Salussola siano “finalmente” iniziati i lavori per la realizzazione del fantastico sito di stoccaggio di cemento e amianto. Con buona pace dei tanti cittadini, che le hanno provate davvero tutte per fermare questo magnifico esemplare di progresso scientifico applicato all’ambiente.

Una “variante antropica” talmente fondamentale e imprescindibile da essere stata inserita nel Recovery Plan del Piemonte dalla splendida giunta regionale presieduta da Alberto Cirio…

Solo la sospensiva concessa per decreto dal presidente del TAR Piemonte ha momentaneamente concesso una tregua alla comprensibile apprensione dei cittadini che venerdì scorso hanno assistito impotenti all’inizio dei lavori sull’area interessata.

Qui di seguito il comunicato stampa diffuso congiuntamente da Legambiente (Circolo Biellese Tavo Burat) e Comitato Salussola Ambiente è Futuro.

Negli ultimi giorni a Salussola in regione Brianco sono avvenuti dei lavori che non sono passati inosservati a chi si sia trovato a transitare davanti all’area in cui a luglio scorso è stata autorizzata la realizzazione di una immensa discarica per amianto. In particolare, venerdì 11 febbraio è comparso un cartello da cantiere con tutte le indicazioni atte a informare che l’azienda proponente ha iniziato i lavori di realizzazione della discarica. Con un dispiegamento di uomini e mezzi notevole, nel giro di poco tempo ha preso forma l’area di cantiere, in cui sono comparsi numerosi moduli prefabbricati, scavatori e anche una betoniera: han spianato una porzione di risaia, spostato terra, realizzato un getto in calcestruzzo armato, sotto gli occhi della gente che passando ha osservato con apprensione quanto accadeva.

Per comprendere gli sviluppi, bisogna fare però un passo indietro: a novembre scorso tutti i soggetti che si sono costituiti al Tar per fermare la discarica di amianto del Brianco (Legambiente, Comuni di Santhià e Carisio, aziende private e Consorzio del Riso dop di Baraggia Biellese e Vercellese), avevano chiesto al Giudice una sospensiva dei lavori, finalizzata a tutelare l’integrità dell’area, evitando i danni irreparabili che gli scavi avrebbero provocato. Il giudice aveva ritenuto che programmare un’udienza a brevissimo termine potesse soddisfare le esigenze dei ricorrenti ed ha fissato l’udienza per l’11 maggio 2022,: una scadenza ravvicinata per i tempi del Tribunale. Del resto il proponente aveva parecchi adempimenti da compiere ancora, certamente non era in condizione di iniziare subito.

Venerdì scorso però la situazione è evoluta, e il proponente ha dato inizio ai lavori: è evidente che così è venuta a cadere la tutela che il giudice ci aveva accordato. Informati gli avvocati degli sviluppi, questi hanno valutato di presentare una istanza cautelare urgente al TAR con cui, nell’informare il presidente del TAR circa i lavori in corso, si è avanzata richiesta affinché provvedesse a fermare i lavori stessi. Gli avvocati hanno lavorato alacremente per depositare già lunedì sera l’atto e notificarlo a tutti gli interessati. La prima Camera di Consiglio utile a discutere questa nuova istanza sarebbe stata l’8 marzo, ma, ritenendo che l’attesa della discussione avrebbe potuto vanificare la speranza di tutela, il Presidente del TAR non ha aspettato quella data e ha ritenuto di esprimersi immediatamente tramite proprio decreto monocratico con cui ha accolto la richiesta di fermare i lavori.

In definitiva i lavori iniziati venerdì sono stati sospesi già il martedì, con un provvedimento straordinario, eccezionale e rapidissimo, in cui si evidenzia che il Giudice ha “Ritenuto sussistente il requisito dell’estrema gravità e urgenza, alla luce del sopraggiunto inizio dei lavori”. Questo provvedimento sarà efficace fino alla pronuncia del collegio giudicante, che si riunirà l’8 marzo e sarà chiamato ad annullarlo o confermarlo.

Avremmo preferito non dover intraprendere questa onerosa e faticosa azione, tanto più che all’udienza di maggio manca poco, ma non si poteva davvero restare inermi a veder devastare un angolo di Biellese che merita ben altro futuro.

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