Cossato. Arrestato aguzzino cinese, sfruttava quattro connazionali totalmente in nero (fotogallery)

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Di facciata era una ditta individuale che riforniva di frutta e verdura, ma anche di carne e pesce, ristoranti cinesi sparsi in Lombardia e Piemonte, in realtà era un piccolo lager in cui erano costretti a lavorare in condizioni disumane e degradanti ben quattro connazionali del titolare, un cittadino cinese del 1965 residente a Cossato in via Amendola, al civico 136/138, poco prima del passaggio a livello.

Un’attività fiorente quella gestita da Chengzhang Zhou, ma fondata sullo sfruttamento di lavoratori in nero e ridotti in condizioni di semi schiavitù, in particolare uno di questi, un clandestino del ’68. Gli altri tre “dipendenti” erano due donne del 1987, una residente a Milano e l’altra a Cossato, e un uomo del 1980 anch’egli residente a Milano. Nessuno di loro aveva uno straccio di contratto. E fin qui, il problema afferisce ai rapporti di lavoro.

Ma il vero degrado riguardava le condizioni igienico-sanitarie e la totale inosservanza delle basilari normative sulla sicurezza dell’alloggio in cui i quattro erano costretti a trascorrere il tempo, molto poco, in cui non lavoravano. Una camera da letto fatta di materassi adagiati per terra, vestiti sporchi e ammonticchiati ovunque, prese elettriche in sovraccarico con fili della corrente “volanti” e conseguente rischio folgorazione; una cucina composta da due fornelli a gas in condizioni definite “allarmanti” sul verbale redatto dai carabinieri, residui di cibo sul pavimento e pentolame incrostato; un solo bagno, fatiscente.

Non è ancora finita. Anche nel magazzino i militari hanno trovato di tutto: dalle carcasse di topi alle trappole per catturarli; dagli insetti al fibrocemento, tipo Eternit, contenente amianto. Per questo, sono state interessate anche ASL Biella e ARPA. Tutta da verificare la conservazione degli alimenti nelle celle frigorifero e delle cassette di frutta e verdura ammassate all’interno e all’esterno del magazzino.

Le indagini, partite a metà gennaio in seguito ad un incendio di bancali e rifiuti speciali (di cui si era reso responsabile il titolare della ditta, ndr), sono state coordinate dal Procuratore Capo di Biella, Teresa Angela Camelio, e portate a termine l’altro ieri, martedì 26 febbraio, con l’arresto in flagranza di reato dai Carabinieri del NIL, il Nucleo Ispettorato del Lavoro di Biella. Chengzhang Zhou è stato trasferito nella casa circondariale di via Dei Tigli, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto. Il capo d’imputazione, a mente dell’articolo 603bis c.p. è “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.

 

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