Biella. La morte di un senzatetto è solo questione di decoro/mancata applicazione di regolamenti?

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Sabato mattina, aprendo i giornali, abbiamo appreso, noi come i biellesi interessati alle cronache cittadine, che la notte precedente (poco dopo la mezzanotte), all’interno degli ex stabilimenti Rivetti, era morto (improvviso malore) un senzatetto di origini marocchine.

L’allarme è stato lanciato della compagna dell’uomo ma, quando i soccorritori sono giunti sul posto, per lui non c’è stato più nulla da fare.

Senzatetto, e pure di origini marocchine, la morte di un uomo, per l’Amministrazione leghista, pare solo un fastidioso contrattempo. Una pagina da archiviare nel più breve tempo possibile. D’altra parte, sono quelli dei lanciafiamme, del decoro urbano, dei migranti… Non certo quelli che si fanno carico di risolvere i problemi, solo di spostarli altrove, in modo che non siano visibili. Basta nascondere la polvere sotto il letto… Così non si vede. Anche se tutti sanno che c’è.

Così, ad esempio, è accaduto con i disgraziati dei giardini Zumaglini e dei giardini Vittorio Emanuele II. Colpiti dall’incontenibile anelito al decoro urbano della giunta Corradino, minacciati dalla scure del “terribile” nuovo regolamento di Polizia Urbana, si sono semplicemente spostati di 50 metri, andando a nascondersi nella parte più interna di piazza Casalegno (accanto all’Esselunga, per capirci).

Problema risolto? Per chi fa finta di non vedere, sì. Per tutti gli altri, NO.

Rispetto ai fatti degli ex stabilimenti Rivetti, alle redazioni dei media biellesi è arrivato un comunicato stampa a firma congiunta Cicloofficina Thomas Sankara e Arci Solidarietà Biella Ivrea Vercelli. Lo pubblichiamo integralmente qui di seguito.

La filosofia leghista e nella fattispecie di questa impresentabile amministrazione non si sofferma mai ad analizzare bisogni, indagare cause, cercare soluzione, ma si limita sistematicamente a ricondurre tutti i danni dell’epocale ad una questione di sicurezza e di decoro.

La morte di un uomo, in uno stabile delle tante aree dismesse che fotografano l’agonia della città, diventa un semplice fatto di applicazione di regolamenti.

Il problema non è la solitudine, l’abbandono, la fragilità, la mancanza di soluzioni abitative e lavorative, in un momento in cui è estremamente facile per tutti cadere in un baratro senza appigli: no, per un vicesceriffo privo di idee, di minima cultura sociale ma a questo punto di cultura e buon senso, il tutto è riconducibile e risolvibile con la sigillatura dei luoghi dove sempre più persone, italiane e non, trovano riparo.

La grande crisi economica che aggraverà la situazione biellese e nazionale potrebbe essere l’occasione per ricostruire un senso di comunità e solidarietà sociale che spazi via queste orride semplicazioni e questi loschi figuri pseudopolitici, emblema di un populismo egoista che può solo ridurci tutti alla solitudine estrema, la stessa che ha portato a morte un uomo disperato.

Cicloofficina Thomas Sankara
Arci Solidarietà Biella Ivrea Vercelli

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