Dopo l’anteprima nazionale nel giorno di San Valentino, “PerdutaMente” il film sull’amore e l’Alzheimer di Paolo Ruffini arriva nel Biellese. AIMA Biella, in collaborazione con il Cinema Verdi di Candelo, ha organizzato una proiezione speciale per martedì 29 marzo con la presenza di Ruffini.
L’attore e regista racconterà come è nato il suo viaggio dentro l’Alzheimer e come l’incontro con il presidente di AIMA Biella, Franco Ferlisi, abbia a un certo punto cambiato completamente la prospettiva del film.
La serata al Verdi di Candelo inizia alle 21. La prenotazione dei biglietti può essere effettuata sia online dal sito del Verdi che in presenza alla cassa della sala. È previsto un ingresso ridotto per chi presenta la tessera di socio AIMA Biella.
Info sul sito https://www.cinemaverdi.com/
AIMA Biella ringrazia il gestore del Cinema Verdi per la collaborazione nell’organizzazione dell’evento.
PerdutaMente – regia di Paolo Ruffini (foto qui sopra) e Ivana Di Biase, con Paolo Ruffini
Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, determinando decadimento fisico e cognitivo, perdita della memoria, della coscienza e della percezione del sé e della realtà.
Paolo Ruffini attraversa l’Italia per intervistare persone affette dalla malattia di Alzheimer e i loro familiari, definiti “seconde vittime” dell’Alzheimer, che si trovano ad affrontare un carico fisico ed emotivo enorme accompagnando i propri cari attraverso il doloroso cammino della malattia.
Dalla malattia di Alzheimer, ad oggi, non è possibile guarire, tuttavia è possibile curarla, nel senso di “prendersi cura” di chi si ama, e l’unica cura possibile è l’amore. Il centro narrativo del documentario non è la malattia, ma le emozioni e i sentimenti che legano i pazienti ai propri cari.
Attraverso le interviste si raccontano diverse storie d’amore, e soprattutto diverse dimensioni dell’amore: quello tra compagni di vita, tra genitori e figli, nonni e nipoti, tra fratelli e sorelle. In questo viaggio, tra storie e sentimenti, mentre la memoria della realtà viene progressivamente sgretolata dalla malattia, resta invece la memoria emotiva che rappresenta l’unico legame che i pazienti conservano con la vita che li circonda.
c.s.