A chi conviene il fallimento di Seab? Luca Rossetto: “Il mandato che ci è stato conferito era chiaro: salvarla e mantenerla pubblica”

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A chi conviene che Seab spa fallisca? Sembra questo il vero nocciolo della questione. Da una parte c’è un Consiglio d’Amministrazione nominato trasversalmente dai soci (e cioè i Comuni biellesi) che da mesi lavora, pancia a terra, per scongiurare lo spettro de fallimento; dall’altra l’Amministrazione Corradino, che tentenna, balbetta, come se non sapesse che pesci prendere. O, forse, lo sa benissimo, ma dissimula. Perché non dire certe cose è molto meglio che farlo, mettendoci la faccia.

A questo punto, una cosa dovrebbe essere veramente chiara a tutti. Tersa come il cielo spazzato dal Föhn in una splendida giornata invernale, con il Mucrone imbiancato a fare da protagonista assoluto dello skyline laniero. La politica biellese è unanimemente concorde sulla necessità di salvare la società partecipata. Con un’unica, surreale eccezione: la Lega.

Sembra quasi che qualcuno sia preoccupato (se non atterrito!) dall’eventualità che il piano di rilancio studiato dal CdA della municipalizzata possa funzionare, e brillantemente, ancorché non redatto da un commercialista domiciliato a Pontida ed esperto in capannoni industriali.

Sì, perché a dispetto di qualche biascicata dichiarazione pro salvataggio del sindaco Corradino (quelle molto più accorate di alcuni dei suoi giovani fan contano come il due di picche), i fatti sembrano accreditare l’esatto contrario. Pare proprio che la volontà di Re Claudio & C. sia tutt’altra.

La recente nomina (fuori tempo massimo?) dei due super consulenti di provenienza accademico-forense, che in un mese scarso dovrebbero dipanare l’intricata matassa, appare come il più classico degli scaricabarile, una sorta di “commissariamento” de facto dell’attuale CdA. Oppure il solito grande bluff di cui si pasce la politica (e la propaganda) di matrice leghista.

In poche parole, se Seab fallirà, chiedetene conto ai cattedratici interpellati da Sua maestà. Ma che nessuno si permetta anche solo di pensare che sia stato Re Claudio ad aver ordito un intrigo degno del miglior cardinale Richelieu.

A questo punto, per avere una corretta chiave di lettura non ci restava altro da fare che chiedere riscontro a Luca Rossetto, manager biellese e presidente del CdA di Seab spa.

Dottor Rossetto, che idea si è fatto in merito a queste ultime risoluzioni adottate dalla giunta Corradino?

«È responsabilità dell’Amministrazione comunale compiere tutti quegli atti che le permettano di adottare decisioni informate, e questo, lo voglio sottolineare, è il pensiero dell’intero CdA. Non vorremmo dover leggere in quest’operazione un potenziale tentativo di mettere i bastoni tra le ruote ad un percorso intrapreso nell’esclusivo interesse della comunità da parte di qualche soggetto portatore di interessi legittimi, ma che non fanno parte del mandato che ho ricevuto».

Al momento della sua nomina in qualità di presidente, e di quella del CdA, sembrava che ci fosse davvero unanimità d’intenti sul salvataggio della partecipata…

«Il mandato che ci è stato conferito era molto chiaro: salvare Seab e mantenerla in mano pubblica. Se qualcuno ha maturato idee diverse, che lo dica senza girarci intorno. In ogni caso, e mi ripeto, non deve assolutamente trattarsi di un ostacolo strumentale sulla strada del risanamento robusto e socialmente utile di un’azienda che è tra i più grandi datori di lavoro rimasti nel Biellese».

Tra l’altro, i primi effetti della cura d’urto prescritta dal suo team di esperti iniziavano a vedersi, no?

«La quasi totalità delle forze politiche ha compreso e sta prendendo atto di un lavoro di risanamento iniziato tempo fa e che effettivamente sta dando i suoi risultati: in questi mesi abbiamo portato a casa efficienze di cassa per affrontare il piano concordatario nell’ordine di oltre un milione di euro, tutti soldi che serviranno per pagare i creditori di Seab».

Su La Stampa di oggi sono comparsi stralci della delibera con cui la giunta ha individuato i due consulenti, la professoressa Maura Campra e il professor Carlo Domenico GalloC’è anche un passaggio in cui si legge: “La compartecipazione nel piano concordatario non può che basarsi sulla presentazione da parte della società di un piano di ristrutturazione aziendale […] oggi proposto solo in forma embrionale e sostanzialmente non esaustiva”. L’ultima parte di quest’affermazione suona parecchio stonata, non trova dottor Rossetto?

«La sostanza delle azioni di ristrutturazione industriale per il rilancio di Seab spa è nota da tempo, ne abbiamo discusso con il Comune di Biella via via che ci lavoravamo, per cui queste sono sicuramente affermazioni in buona fede ma altrettanto sicuramente possono essere frutto di memoria labile, o selettiva».

In definitiva, cui prodest questa situazione di profonda incertezza?

«Sinceramente non sono in grado di rispondere a questa domanda. Di sicuro so chi ci perde, e cioè la comunità biellese. L’interesse della collettività dovrebbe essere l’unico driver nelle scelte della politica, anche se sono legittimi altri interessi particolari, dal momento che viviamo in un Paese che tutela la libera iniziativa privata».

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