Termovalorizzatore di Cavaglià. Progetto che non piace a nessuno: la lettera aperta dell’Associazione Santhià Obiettivo Salute

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Nelle scorse settimane, sui giornali biellesi ha tenuto banco la delicata discussione legata al progetto di termovalorizzatore proposto da A2A a Cavaglià. Come tutte le altre testate locali, anche noi di Bi.T quotidiano abbiamo riportato la notizia dell’incontro riservato agli amministratori pubblici (organizzato dal Cosrab al Teatro Sociale “Villani”) e della contestuale manifestazione di associazioni e cittadini ai giardini Zumagli di Biella per dire NO all’inceneritore.

Oggi riportiamo il testo di una lettera aperta inviata alla nostra redazione da “Santhià Obiettivo Salute” a testimonianza di quanto la preoccupazione per la realizzazione di questo nuovo impianto valichi i confini provinciali per coinvolgere i territori limitrofi.

La nostra Associazione “Santhià Obiettivo Salute”, unica in paese, si fa portavoce delle tematiche ambientali del territorio. Il nostro obiettivo è quello di garantire alla collettività i diritti sanciti dalla Costituzione agli articoli 9 e 41.

Portiamo l’attenzione sull’inceneritore, produttore di energia che valorizza solo se stesso, ossia diventa, in seguito a tutte le osservazioni presentate in fase di inchieste pubbliche, un investimento che conviene solo alla proponente A2A .

Previste 280.000 tonnellate di rifiuti bruciati a fronte di 25.000 tonnellate di rifiuti prodotti dal Biellese! Il resto proverrà dal vicino Vercellese, e arriviamo a 50.000 per una popolazione totale di 360.000 abitanti.

Ricordiamo che Brescia brucia 700.000 tonnellate annue, Acerra, vicino Napoli, altrettanto, con milioni di abitanti pari a 12-15 volte alla nostra realtà. Ma la popolazione italiana in termini di produzione di rifiuti, di riciclo e di raccolta differenziata si comporta in modo totalmente differente.

Quindi le rimanenti 230.000 tonnellate da dove arriverebbero?

E chi ci dice che da 280.000 tonnellate tra qualche anno non si richieda un ampliamento fino a 700.000 per bruciare rifiuti che producono zone poco attente e poco diligenti a differenza di quanto facciamo noi? Non meritiamo altre fonti di degrado ambientale tra le nostre due province: noi differenziamo!

Se 20-30 anni fa poteva essere giustificata una scelta di tale genere in zone “considerate idonee” con una produzione pro-capite pari a 2.000 kg annui per abitante, come nel caso della Fenice di Verrone, alla data odierna, di fronte all’evidenza dei risultati nefasti sulla salute dei cittadini e degli elevati costi insostenibili per le amministrazioni sanitarie, una centrale che brucia i rifiuti speciali accresce l’insostenibilità della vita normale per tutte le province coinvolte, che non si limitano a Biella e Vercelli ma coinvolgono di conseguenza anche la zona del Chivassese e del Canavese, sovrapponendo gli effetti dell’inceneritore dell’area metropolitana di Torino e della SACAL di Carisio, ritenuta responsabile di forte inquinamento da diossina dei terreni circostanti.

Oggi a Biella e Vercelli produciamo circa 460 kg di rifiuti pro-capite di cui solo 150 kg sono indifferenziati.

Perché dovremmo avere bisogno di un insediamento di tale tipo a fronte del nostro comportamento virtuoso nella differenziata?

Quindici anni, come minimo, di continuo funzionamento h24 del termovalorizzatore determineranno una catastrofe ambientale nella nostra zona con tonnellate di polveri riversate sui terreni. Alla popolazione non resterà altro da fare che assistere impotente ad un continuo depauperamento delle campagne e degli immobili: non siamo né a Copenaghen né a Brescia, e la Natura che ci sta attorno è la nostra unica  ricchezza!

Le conclusioni sono evidenti: il termovalorizzatore è pericoloso e antieconomico per TUTTI. 

L’energia che si recupera bruciando un chilo di carta è nettamente inferiore a quella necessaria per produrre la stessa quantità di carta termodistrutta: un chilo di carta riciclato anziché termovalorizzato permetterebbe un risparmio di 2790 calorie.

La Direttiva europea Waste Framework Directive 2008/98/EC definisce infatti un ordine di priorità nella gestione dei rifiuti, considerando il recupero di energia tramite inceneritori solo prima della peggiore delle ipotesi: la messa in discarica. 

Prevenzione nella creazione stessa dei rifiuti, riuso e riciclo vengono evidenziate come misure preferibili e prioritarie rispetto all’incenerimento. L’incenerimento infatti comporta emissioni, per quanto minime, di sostanze quali le diossine, che si accumulano nei terreni risalendo la catena alimentare, comportando rischi di riduzione di fertilità, capacità di sviluppo e immunodifesa.

Le ceneri di scarto, inoltre, possono contenere metalli pesanti o altre sostanze per cui ancora non è economicamente conveniente investire nel loro recupero. 

Associazione Santhià Obiettivo Salute

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