L’economia del videogioco, dallo sviluppo agli eSport: un mercato che muove 200 miliardi di dollari all’anno

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Oggi, quando si parla di videogiochi, si deve sempre tenere presente che si parla di un mercato che, secondo le più recenti stime, muove annualmente qualcosa come 200 miliardi di dollari, con alcune proiezioni che ritengono verosimile raddoppiare tale valore entro il 2028.

Solo in Italia, del resto, il mercato del videogioco nel 2022 si è attestato su un giro d’affari di oltre 2 miliardi di euro, mantenendo sostanzialmente i suoi livelli nonostante una minima flessione rispetto all’anno precedente.

Una realtà che, per molti, sembra ancora sorprendente: non sono poi così lontani i tempi nei quali il videogaming era considerato un passatempo di second’ordine, al quale dedicarsi quasi con imbarazzo.

Sono principalmente due i contesti nei quali il videogioco si dimostra un settore dal peso economico decisamente importante: i costi di produzione dei videogiochi e il mondo degli eSport.

Il videogioco sportivo, la cui importanza è cresciuta di pari passo con la più generale crescita del mezzo videoludico, è una realtà estremamente importante: arrivato a essere accostato alle Olimpiadi, i tornei di eSport sono ormai un contesto nel quale competono le più importanti società sportive, dal calcio, compresi gli alti e bassi della Nazionale, alla Formula Uno.

Era di conseguenza inevitabile che ne derivasse una crescita dei valori economici in campo, figlia di investimenti sempre più importanti; eppure, in un settore che solo in Italia vale circa 47 milioni di euro, ancora oggi i videogiocatori hanno un peso importantissimo.

In effetti, i montepremi distribuiti sono spesso autofinanziati: una caratteristica ben nota alle competizioni videoludiche, a partire dai tornei di poker online.

Da sempre infatti il poker sportivo ha puntato a utilizzare come montepremi le quote di iscrizione dei partecipanti, una scelta mai totalmente abbandonata: se nei più importanti tornei moderni le sponsorizzazioni hanno un peso non trascurabile, ancora oggi i più abbordabili tornei online, organizzati da operatori digitali come PokerStars, utilizzano come premio per i vincitori proprio le quote di iscrizione.

In senso più tradizionale, basti pensare che l’attuale record per il più alto montepremi in palio per un torneo di eSport è stato registrato da The International, competizione annuale di DOTA 2: per l’edizione 2021 il totale dei montepremi ammontava a 234 milioni di dollari.

Di questi, come da tradizione del titolo, buona parte provenivano dagli stessi videogiocatori: l’acquisto del Battle Pass del gioco, infatti, va a finanziare proprio il montepremi del suo più importante torneo competitivo. Ma la crescita degli eSport, come anticipato, ha ben presto superato i montepremi autofinanziati: oggi gli eSport, esattamente come lo sport tradizionale, sono estremamente attrattivi per gli investitori, che portano ingenti capitali a finanziare i montepremi.

Insomma, nonostante i premi per i tornei competitivi siano nati fondamentalmente come crowdfunding, oggi gli investimenti esterni costituiscono, secondo alcune stime, in media il 55% dei montepremi, rendendoli sempre più ricchi e contribuendo sensibilmente alla crescita del peso economico del settore videoludico.

Un’altra questione, emblematica dell’evoluzione economica del videogioco, è poi costituita dal crescente costo dei titoli: non tanto per il loro acquisto, sebbene anche in questo caso il costo sia aumentato negli anni, quanto piuttosto per la loro produzione.

Rispetto ai costi di produzione di un film, quelli per lo sviluppo di un videogioco raramente vengono considerati: uno studio del 2014 in proposito rilevava come dai dati disponibili si poteva calcolare che sviluppare un videogioco di prima fascia – i cosiddetti “tripla A” – poteva costare intorno ai 50 milioni di dollari.

Naturalmente, si trattava di una media: basti pensare che già negli anni ’80 l’arcinoto E.T. L’extraterrestre, famigerato flop, costò solo di licenza la bellezza di 23 milioni di dollari. Nemmeno dieci anni dopo, ai giorni nostri, numerosi sviluppatori rilevano come sviluppare un titolo dei più importanti franchise, come Call of Duty o GTA, possa arrivare a sforare il miliardo di dollari comprensivo di costi di produzione e marketing, con il solo sviluppo che assorbe oltre il 60% dell’intero budget.

Si parla insomma di cifre che, in brevissimo tempo, sono lievitate in maniera sorprendente, rincorrendo sempre nuovi record nell’economia dei videogiochi: non è un caso che siano molti gli addetti ai lavori che osservano con preoccupazione tale tendenza, in grado di rendere il videogioco sempre più dipendente da investimenti in costante crescita.

Nonostante tali allarmi debbano sicuramente far riconsiderare il ciclo di sviluppo dei videogiochi, è innegabile che la crescita dei costi sia un altro aspetto in grado di contribuire in maniera determinante all’enorme valore del mercato videoludico, la cui crescita non accenna, almeno nell’immediato, a rallentare.

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