Il “caso Azzolina” ai titoli di coda? Forse. La palma del peggiore ex aequo al prof, al bullo e ai DSA

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La palma del peggiore, in questa triste vicenda che altrove abbiamo definito “scandalo pezzotto” (dove “pezzotto” sta per fasullo), spetta indubbiamente all’esimio prof. Massimo Arcangeli. L’ultimo paladino della giustizia divina applicata “al merito”, che da un giorno all’altro (il dies a quo è lo stesso in cui da presidente di commissione ha esaminato l’onorevole candidata) decide di lanciare la sua personalissima crociata contro Lucia Azzolina.

Al linguista, che si è prodotto addirittura in una raccolta-firme contro il ministro e che sulle sue pagine social ha evidenziato nient’altro che la sua ossessione contro la titolare del dicastero all’Istruzione, verrebbe da consigliare, “in amicizia”, uno psichiatra. Ma di quelli bravi. Perché se il suo “movente” non è classificabile come psichiatrico (cosa che, in qualche modo, lo assolverebbe in quanto non compos sui), viene da chiedersi quali siano le vere ragioni che lo abbiano indotto ad un comportamento così pervicacemente inqualificabile: orgoglio ferito, esibizionismo, ambizione smodata, spasmodica ricerca del proscenio? O cos’altro?

A ruota, il sempre pessimo ministro della malavita (cit.) che – questo sì, lo sa fare bene – ha gettato benzina sul fuoco del nulla. Quello stesso nulla che ne segna la cifra “stilistica”. Scatenare una ridda di odiatori seriali basando le proprie argomentazioni su un errore di fondo (o quantomeno su “evidenze” surrettizie) non fa altro che “aumentarne la colpevolezza”. D’altra parte, cosa ne sa lui della sostanziale differenza tra una tesi di laurea e una relazione di fine Ssis? Nulla. Appunto.

Il dato di fatto è uno: grazie all’intervento con il piede a martello (nel calcio è “gioco pericoloso”, fallo da espulsione) del Capitano, Lucia Azzolina denuncia di essere “stata ricoperta di frasi sessiste”.

Al contrario, il ministro dell’Istruzione, in un video diffuso nel pomeriggio di ieri, mercoledì 15 gennaio, sulla sua pagina Facebook, con un’arringa difensiva puntuale e circostanziata, ha smontato pezzo per pezzo le meschine accuse sollevate contro di lei. Caso archiviato? Per il ministro sì.

Anzi, non si è limitata a ridicolizzare i suoi aguzzini, ma ha anche affermato, colpo di grazia, “per me questo capitolo è chiuso, non porto rancore verso nessuno, né con chi ha sollevato il caso né con chi lo ha superficialmente rilanciato, anche perché ho intenzione di parlare d’altro, delle cosa che ci sono da fare per la scuola e sono già al lavoro. Mi aspetto delle scuse, so già che non arriveranno, vado avanti fiera del mio percorso di studi e di essere una docente e una futura dirigente scolastico”.

Finalmente siamo all’epilogo di quest’assurda vicenda. A meno che non si debba assistere alla solita appendice polemica nel caso in cui l’onorevole Patelli non decida di ritornare a più miti consigli e risparmi a se stessa e ai suoi sodali l’ennesima figuraccia. Pare infatti che, non avendo di meglio da fare, né argomenti fondanti e propositivi sui quali dibattere, la Lega biellese voglia trasferire a Roma, alla Camera, la protesta contro l’incolpevole provveditore agli studi di Biella, dottoressa Maria Teresa Furci, rea secondo Michele Mosca (consigliere regionale e segretario provinciale della fu Lega Nord) di avere preso le parti del ministro dal quale dipende l’intero mondo della scuola.

Leggere e interpretare correttamente un testo è un’abilità che manca a tanti politici, non in quanto tali, ma in quanto vittime della loro stessa visione limitata e parziale della realtà sensibile che li circonda. Ciò vale anche per taluni esemplari del leghismo in salsa biellese. Il virgolettato incriminato è comparso all’intero di un nostro articolo in cui la dottoressa Furci ha testualmente affermato: «Un atto veramente irrispettoso contro la persona innanzitutto e poi contro l’Istituzione che Lucia Azzolina rappresenta, al di là della contrapposizione politica tra Lega e M5S». Nella vulgata del Carroccio laniero, con questa dichiarazione il provveditore avrebbe preso le parti di una parte politica, il M5S, contro un’alta, la Lega, appunto.

Ora, un ministro (qualsiasi ministro!) è un ministro di tutti. Nel caso di Lucia Azzolina, una volta diventata ministro dell’Istruzione, da quel preciso momento, rappresenta l’intero universo della scuola italiana, non solo quella parte di dirigenti, docenti, personale ATA e studenti che si riconoscono nel Movimento fondato da Grillo&Casaleggio. Già solo per questo, ci si chiede in quale passaggio della dichiarazione rilasciata dalla dottoressa Furci si evinca la sua presunta presa di posizione a favore di una parte politica sull’altra. Mah…

Poi ci sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (noti con l’acronimo DSA)… Nella fattispecie, si tratta di un “disturbo specifico di comprensione del testo” scritto in italiano: infatti, “al di là della contrapposizione tra Lega e M5S” vuol dire proprio “indipendentemente”, “a prescindere” dalla contrapposizione ecc. La locuzione avverbiale “al di là” ha proprio lo scopo di chiarire che a Maria Teresa Furci le diatribe tra i due partiti non interessano minimamente. Non è quello il punto. Stigmatizza, in effetti, l’attacco personale e all’Istituzione che Lucia Azzolina rappresenta.

Se poi, incidentalmente, il volantinaggio viene messo in atto dai giovani padani, beh, questo è un altro discorso. E sarebbe altrettanto valido se il suddetto volantinaggio fosse ascrivibile a qualsivoglia altro schieramento politico. Se questo è prendere le parti di una compagine a scapito di un’altra, vuol dire che parliamo proprio lingue diverse.

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