Ferite ancora aperte… Pesanti sospetti di strumentalizzazione sul caso della famiglia di Sagliano

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Ci sono ferite che si rimarginano più o meno in fretta e altre che invece non cicatrizzano mai. Non del tutto, almeno. Ci sono ferite che riguardano singoli individui e ferite che accomunano molte persone, intere collettività.

Si dice che il tempo sia la cura migliore, ma non è sempre così. Soprattutto se le ferite lacerano l’anima, e la memoria.

Così, ormai da diversi mesi a questa parte, dopo quasi cinque lustri, si è tornati a parlare della triste vicenda della famiglia Ferraro di Sagliano Micca. Correva il mese di giugno del 1996, quando madre, padre e due figli decisero di farla finita perché travolti da un pesantissimo scandalo che li aveva portati alla sbarra.

I quattro componenti del nucleo familiare, prima di compiere l’estremo gesto, lasciarono un biglietto, una sorta di testamento morale, sul quale c’era scritto a chiare lettere “siamo innocenti”.

“Siamo Innocenti” è anche il nome dell’Associazione nata a Sagliano con l’intento di fare, a distanza di anni, piena luce su quella torbida vicenda.

Sabato scorso, 6 giugno, una ventina di persone si è radunata al cimitero del paese per commemorare le quattro persone scomparse. Giusto, sbagliato? Non è questo il punto. Il problema vero è un altro, gravissimo, e cioè che qualcuno (una certa parte politica, molto ben identificabile) stia cercando di riaprire quella vecchia ferita, strumentalizzandola.

Cavalcando l’onda di altre cronache italiane (a partire dal caso Bibbiano), altrettanto tristi, si adombra l’ipotesi di ingenti interessi economici sottostanti al sistema degli affidi di minori allontanati dai nuclei familiari d’origine.

Fino ad arrivare, addirittura, ad agitare il fantasma di una “infiltrazione psichiatrica nelle istituzioni”.

“È stato fatto credere che gli abusi sessuali sui bambini fossero una costante da ricercare con un accanimento investigativo senza pari che il fenomeno fosse così sommerso da avere bisogno di convincenti e suadenti operatrici che, in tanto scavare, stavano abusando nell’ascolto a loro volta. Sono state diffuse, con vigore, tante buone ragioni per allontanare”, scrive Vincenza Palmieri nel suo libro intitolato “La filiera psichiatrica in Italia – Da Basaglia a Bibbiano e fino al tempo del Coronavirus”.

Parole pesanti come macigni…

Esiste però anche chi, da anni, cerca di tutelare i minori che realmente sono stati vittime di abusi all’interno del nucleo familiare d’origine. Un comitato nazionale che ribalta il paradigma enunciato da chi propugna slogan del tipo “allontanamento zero”.

Il gruppo si chiama “Voci Vere Italia” e proprio in riferimento alla commemorazione di Sagliano ha inviato a tutte le redazioni dei media biellesi un comunicato stampa. Lo riportiamo di seguito.

In relazione alla manifestazione indetta dalla fantomatica Associazione “Siamo Innocenti” per ricordare le quattro persone suicidatesi 23 anni fa, nel ben noto caso di pedofilia accaduto a Sagliano Micca in provincia di Biella, il Comitato VOCI VERE ITALIA, che raccoglie le vittime di abusi registrati in varie parti d’Italia, compreso questo di Sagliano, intende manifestare la propria indignazione per la farsa che si è svolta sabato 6 giugno al cimitero di Sagliano. Il copione a cui abbiamo assistito lo conosciamo bene, è esattamente lo stesso di quello applicato al caso della Bassa Modenese, ovvero inventare fatti e stravolgere le verità che le “vittime vere” continuano a testimoniare ancora oggi sugli abusi ricevuti dalle quattro persone omaggiate sabato scorso: d’altra parte anche le persone che hanno incitato questo movimento sono le stesse della Bassa, ci riferiamo in particolare al giornalista Pablo Trincia che con il suo libro ha tentato di screditare le vittime ricostruendo una storia completamente diversa dalla realtà, ma grazie al Comitato VOCI VERE è stato possibile far luce su questo intento dimostrando gli errori del libro con una critica dettagliata e circostanziata che è pubblicata sulla pagina Facebook del Comitato. Come al solito si vuol rovesciare la frittata facendo passare le vittime per carnefici e viceversa, con l’aiuto della stessa parte politica di destra che ha strumentalizzato pesantemente la vicenda della Bassa Modenese e soprattutto il caso di Bibbiano.

Non vogliamo entrare ancora nei dettagli della vicenda, così ampiamente testimoniati dalle
vittime che rappresentiamo e che ancora una volta vengono sottoposte a violenza. Ci limitiamo a ribadire che se una persona prende la decisione di suicidarsi può essere dovuto anche alla vergogna per quello che ha commesso. Invece, i quattro gatti presenti alla farsa del cimitero sbandierano l’assoluta “innocenza” delle persone suicidatesi, e non è dato sapere su quali basi fondino tale asserzione. Non ci sono state sentenze di assoluzione e le vittime confermano ancora oggi gli abusi subiti; ma questo non conta per quest’associazione e i loro accoliti. A loro è sufficiente un biglietto lasciato dai suicidi per proclamare senza ombra di dubbio la loro innocenza. Viene alla mente Pablo Trincia quando nel libro “Veleno” chiede a Scotta se è stato un pedofilo; lui gli risponde di no e questo per il giornalista è una prova d’innocenza. Se fosse così semplice, i processi si chiuderebbero in cinque minuti: basterebbe chiedere agli imputati.

Nella sceneggiata messa in campo dai difensori dei carnefici di Sagliano, spicca fra tutto la strumentalizzazione politica di esponenti della destra, con la partecipazione delle leghiste on. Cristina Patelli e di Chiara Caucino, assessore alla Regione Piemonte, che pur di lucrare voti, sono disponibili ad approfittarsi della buona fede di persone che vengono portate a credere verità che non sono suffragate da alcuna evidenza, come le nostre vittime hanno chiaramente confermato.

È nostra intenzione contrastare con ogni mezzo chi, a qualsiasi titolo, vuole mettere in discussione le testimonianze delle vittime, che pubblicamente confermano di aver subito abusi. Agiremo in tutte le sedi per tutelare le vittime che vengono oggi di nuovo abusate da persone che, lungi dall’approfondire con competenza in materia, rielaborano i fatti in modo superficiale e propagandistico, dando per scontate e acclarate tesi del tutto personali e prive di ogni fondamento.

Anche qui, parole pesanti come macigni…

Non siamo in grado di dire dove stia il torto e dove la ragione. Né, tanto meno, quale sia la verità, ammesso e non concesso che possano esistere verità assolute. Ma ci sembrava quantomeno corretto “sentire anche l’altra campana”.

D’altro canto, lo scrittore austriaco Robert Musil scriveva: “Non è vero che l’uomo insegue la verità, è la verità che insegue l’uomo”.

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