#FEELosophia: ovvero Paolo Furia e quel pizzico di “pensiero” che ci accompagna nella vita di tutti i giorni

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“Non stiamo mica facendo filosofia! Qui si fanno cose concrete!”

Quante volte capita di usare il termine “filosofia” in modo polemico, come se fosse una cosa astratta e inutile, che ha ben poco a che fare con le questioni di tutti i giorni, quelle che contano di più nella quotidianità? Magari lo avete avuto anche voi il professore di matematica che diceva: “La filosofia è quella materia con la quale e senza la quale tutto rimane tale e quale…” (poi, magari, era sposato con la professoressa di filosofia: una persona dotata di un certo umorismo). I migliori sono quelli che dopo una delusione ti propongono di “prenderla con filosofia”: insomma, una specie di consolazione che deve pur darsi una persona cui non è rimasto nulla di più concreto a cui appigliarsi.

Ecco perché ci vuole proprio una rubrichetta di filosofia in pillole, attraverso la quale poter avvicinare quei giganti del pensiero che hanno cucinato, attraverso secoli di duro e a volte frainteso lavoro, i concetti di cui ci nutriamo normalmente. Sarà forse difficile accettarlo ma quasi nessuno dei pensieri che pensiamo nel nostro preziosissimo cervello individuale è nostro. Quasi tutti derivano dal nostro bagaglio culturale e altri li hanno pensati prima di noi. Certo, in quel “quasi” sta tutta la partita. Qualcosa di nostro c’è, o meglio, può esserci: ed è quel qualcosa che ci rende unici e diversi. Ma l’originalità e l’unicità non sono poi quel gran valore, senza l’umiltà di vedere quanto di non nostro ci sia nel nostro modo di pensare. Tutto il nostro mondo ospita ancora, continuamente Talete, Socrate, Platone, Aristotele, Agostino, Cartesio, Rousseau, Kant, Hegel, Marx, Schopenhauer, Kierkegaard, Mill, Nietzsche, Heidegger, Gadamer, per arrivare ai nostri filosofi viventi, i Vattimo e gli Habermas. Basta solo riconoscerli, per sentirsi un pochino più umili, sicuramente più consapevoli e, alla fine dei conti, un po’ meno soli.

Paolo Furia

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