Dalla Baraggia Biellese e Vercellese, il riso dop italiano per piatti da buongustai

0

Nel cuore della Baraggia Biellese e Vercellese dalla coltivazione della pianta del cereale più antico della storia, il riso, si ottiene un prodotto dop di alta qualità. Utilizzato per la preparazione delle ricette più tradizionali o più creative, come il risotto d’élite, è perfetto per il palato dei veri intenditori.

Le qualità organolettiche e nutrizionali del riso di Baraggia dop lo rendono tra i migliori risi d’Italia. Per cucinarlo bastano pochi utensili: una casseruola bassa e larga e un cucchiaio di legno. In cucina bisogna lasciare spazio alla fantasia e divertirsi a combinare piatti gustosi anche con pochi ingredienti, tenendo conto ovviamente di un buon equilibrio per non coprire i sapori di ciascun elemento.

La storia del riso della Baraggia Biellese e Vercellese

Con il nome “Baraggia” si indica un terreno incolto, di origine alluvionale, tipico della Pianura Padana. Il territorio risulta pertanto poco fertile, povero di humus e ricoperto di rovi e vegetazione da sottobosco.

Generalmente l’irrigazione della coltura avviene mediante canalizzazione dei corsi d’acqua che scendono dalle Alpi e Prealpi. Sono proprio questi che, durante il loro corso, inglobano elementi che vanno a nutrire il terreno in cui poi avviene la coltivazione del riso di Baraggia. Le condizioni climatiche contribuiscono alla rapida formazione e maturazione dei chicchi, che si presentano perciò più compatti e consistenti, elevando la qualità del cereale.

Per migliorare e bonificare il territorio è stato costituito nel 1950 il Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese, che ha sin da subito effettuato un miglioramento fondiario con specifiche caratteristiche morfologiche del terreno più adatte alla valorizzazione dell’eccellenza risicola.

Nel 2007, riconoscendo l’eccezionale specificità della zona di produzione del riso di Baraggia Biellese e Vercellese, la Commissione Europea lo ha inserito nel registro della dop (denominazione di origine protetta).

Marialuisa La Pietra

Condividi:

Commenti chiusi