«Oggi finalmente possiamo celebrare il 25 aprile senza le restrizioni che abbiamo dovuto rispettare in questi due lunghi anni. Infatti quello che abbiamo vissuto e che, in parte, stiamo ancora vivendo a causa della pandemia è periodo difficile che avrebbe dovuto aiutarci a comprendere e apprezzare il significato più profondo della parola libertà, che abbiamo sempre dato per scontata. Oggi però, purtroppo, ci rendiamo conto che la libertà va custodita con cura, perché è molto fragile, non solo per la pandemia, ma soprattutto per la terribile guerra a cui stiamo assistendo in Ucraina. Improvvisamente sembra che una parte della nostra Europa sia tornata indietro di oltre settant’anni e che tutto ciò che abbiamo appreso dai libri di storia sia invece una terribile realtà dei giorni nostri».
Con queste parole il sindaco di Verrone, Cinzia Bossi, ha aperto le celebrazioni per il 25 aprile, Festa della Liberazione. Nel suo discorso, il primo cittadino ha fatto una comparazione tra la lotta partigiana e quella del popolo ucraino, e ha posto l’accento sulla figura della donna: «Vorrei riflettere sul ruolo che ha avuto e ha tuttora la donna durante i conflitti, perché siamo soliti parlare dei soldati o dei partigiani uomini, dimenticandoci o ponendo in secondo piano il mondo femminile. Invece è doveroso sottolineare il coraggio delle donne, che durante le guerre si sono completamente sostituite agli uomini per poter mandare avanti la famiglia e crescere i figli. Nel corso della Resistenza, alcune hanno combattuto attivamente in montagna, altre si sono prestate a rivestire ruoli strategici, come nel caso delle staffette. In ogni caso, però, le donne sono quelle che pagano il prezzo più alto della guerra, perché spesso subiscono le più terribili violenze. È stato così in ogni guerra del passato ed è così oggi in Ucraina».
Quindi un accenno importante al valore universale della pace, che dev’essere costruita giorno per giorno «attraverso il nostro vivere e il nostro porsi nei confronti degli altri. Invece spesso ci troviamo a fare i conti con l’arroganza, l’individualismo e l’egoismo, che non sono certo le basi per costruire una convivenza democratica e di collaborazione. Ricordiamoci che la storia non è fatta solo dai grandi personaggi, ma soprattutto dalla gente comune e sono convinta che ognuno di noi possa collaborare nella costruzione della storia del proprio Paese, attraverso il suo modo di vivere. Se cerchiamo di lavorare per preservare la libertà, la democrazia e la pace, il sacrificio di tanti uomini e donne non sarà stato vano».
Alla manifestazione di oggi, lunedì 25 aprile, hanno preso parte anche i piccoli allievi della scuola primaria del paese, con le loro maestre e con le famiglie. I bambini di prima, seconda e terza hanno recitato la “Filastrocca della Pace”, mentre i più grandi, di quinta, hanno letto una serie di lettere che sono state oggetto di un lascito al Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto (TN).
La cerimonia si è aperta con il tradizionale alzabandiera davanti al Municipio, in piazza Marandono, poi l’Inno di Mameli, la deposizione della corona d’alloro alla base del monumento ai caduti e il Silenzio. Dopo gli interventi del sindaco Bossi e dei bambini della Primaria, Daniele Savazzi, capogruppo degli alpini di Verrone, ha dato lettura del discorso di Sebastiano Favero, presidente dell’Associazione nazionale alpini.
Al termine, dopo i ringraziamenti del primo cittadino ai membri dell’Amministrazione comunale presenti, alle forze dell’ordine e alle associazioni del paese (ivi compresi gli alpini), foto ricordo e chiusura delle celebrazioni.