La spedizione, promossa dalla sezione di Biella del Club alpino italiano, dal Cai centrale, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) con il patrocinio di Città di Biella e di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, aveva obiettivi scientifico-esplorativo-alpinistico: i tre alpinisti hanno infatti verificato la presenza di microplastiche nei ghiacci australi e testato nuovi capi prodotti con l’innovativo tessuto in pura seta Cocoon di Botto Giuseppe. Cavalli, Sanguineti e Dell’Agnola però si sono spinti oltre, arrivando a dedicare al “Terzo Paradiso”, opera artistica di Michelangelo Pistoletto, la salita al Gateway Ridge. E proprio dopo una simile impresa, i tre alpinisti si sono concessi una giornata di riposo: «Abbiamo girovagato con l’Ice Bird» scrivono nelle loro cronache «lungo Neumayer Channel e la Borgen Bay, binocolando le pareti e i ghiacciai: Harbour Glacier, William Glacier, Hooper Glacier, Thunder Glacier… Di tanto in tanto facciamo riprese con il drone. Intorno a noi, balene che spuntano e si immergono di nuovo, pinguini che balzano fuori dall’acqua e saltano sugli iceberg, foche che condividono gli iceberg con i pinguini. Per i giorni successivi prevediamo di effettuare in nuove zone i prelievi per il progetto con il Consiglio Nazionale delle Ricerche; per questo programmiamo un paio di salite scialpinistiche che, tra l’altro, ci regaleranno qualche bella discesa in sci. Il 19 saliamo sul Noble Peak.
Cavalli, Sanguineti e Dell’Agnola il giorno dopo partono quindi per il Jabet Peak, un’altra salita scialpinistica abbinata a prelievi. «Anche questa volta la discesa è puro godimento» continuano nel racconto, «compreso l’ultimo pendio ghiacciato e ripido, che costringe a curve strette per non perdere il controllo e finire sulla scogliera di turno. Per non farci mancare nulla, decidiamo di dedicare il 20 gennaio al kayak. Modificando un po’ uno spot pubblicitario di una nota carta di credito, mi viene da dire che calare le canoe dalla barca nelle acque antartiche non ha prezzo. Ma neppure per tutto il resto c’è MasterCard… Infatti, quello che viene dopo è un’indimenticabile pagaiata in mezzo agli iceberg, di fronte a colonie di pinguini che ogni tanto si tuffano e riemergono uno dopo l’altro in prossimità dei kayak e fra le foche leopardo che vengono a curiosare. Rientrati sull’Ice Bird, facciamo il punto della situazione ancorati vicino a Damoy Point. Scarichiamo l’aggiornamento meteo con la connessione satellitare. Per i tre giorni successivi le previsioni sono buone, poi dovrebbero arrivare tre perturbazioni, che sembrerebbero convergere proprio nello Stretto di Drake. Potremmo fermarci in Antartide ancora 2-3 giornate, ma questo significherebbe o affrontare la traversata del Drake nelle peggiori condizioni immaginabili o il rischio di dover aspettare altri giorni il ritorno di una finestra favorevole e perdere il volo di rientro da Ushuaia. Decidiamo quindi di partire, in modo da avere alle spalle il tratto più critico della navigazione quando arriverà il maltempo. Togliamo le ancore e costeggiamo il versante sud-ovest dell’Anvers Island, lungo il Bismark Strait, tra la Biscoe Bay, dove arriva il gigantesco ghiacciaio Marr Ice Piedmont e le Wauwermans Islands. Alle nostre spalle spuntano Cape Errera e il Dayne Peak verso nord e le torri di Cape Renard verso sud. È iniziato il nostro rientro attraverso lo stretto di Drake».