Said Mechaout, 27 anni, italiano di origine marocchina, è il killer di Stefano Leo: «Ero disperato e volevo uccidere la sua felicità»

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«Ero disperato e volevo uccidere la sua felicità», con questa frase assurda il killer del 33enne biellese Stefano Leo ha tentato di giustificare un gesto che non ha nulla di giustificabile. Said Mechaout, 27 anni, cittadino italiano nato in Marocco, ha confessato ai carabinieri di Torino l’assassino del commesso della K-Way di Piazza CNL.

La notizie è apparsa questa mattina sul quotidiano online corriere.it e ha subito fatto il giro del web, perché, quasi che dietro ci fosse un preciso disegno di una mente malata, la confessione del 27enne che ha spezzato la vita di Stefano Leo è arrivata proprio ieri sera, domenica 31 marzo, giorno in cui parenti, amici e colleghi della vittima avevano organizzato una camminata lungo i Murazzi in suo memoria (era presente anche il sindaco Chiara Appendino, ndr) e per chiedere che venisse fatta, quanto prima, giustizia per un omicidio tanto efferato quanto apparentemente insensato. E insensato lo è stato per davvero, a leggere quanto riportato dalla redazione torinese del quotidiano nazionale.

«Ho scelto di ammazzare lui, perché l’ho visto e mi pareva troppo felice e io non potevo sopportare la sua felicità. Volevo uccidere un ragazzo come me, togliergli tutte le promesse che aveva, toglierlo dai suoi figli e dai suoi parenti». Queste le choccanti parole del 27enne reo confesso, che da qualche tempo era sprofondato in una cupa depressione per motivi di famiglia non meglio precisati.

Said Mechaout non conosceva la sua vittiama o, perlomeno, questo ha raccontato ai militari dell’Arma che per più di un mese hanno indagato sul caso: «Quella mattina ho deciso che avrei ucciso qualcuno. Sono andato a comprare un set di coltelli, li ho buttati tutti tranne il più affilato. Poi sono andato ai Murazzi e ho aspettato. Quando ho visto quel ragazzo ho deciso che non potevo sopportare la sua aria felice».

 

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