Presentato a Biella il VI Rapporto Monitor su micro e piccole imprese di CNA Piemonte: ne emerge un quadro di “Stabilità inclinata”

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Fragilità, resilienza e imprevidenza sono le parole chiave del VI Rapporto Monitor dal titolo “…ma poi?”, frutto della collaborazione tra Osservatorio Micro e Piccole Imprese di CNA Piemonte, Università di Padova e UniCredit.

La road map di presentazione dei dati raccolti e aggregati dal Prof. Daniele Marini dell’ateneo padovano è partita proprio da Biella. Ieri mattina, lunedì 18 dicembre, il Presidente di CNA Biella Gionata Pirali ha aperto la diretta streaming e introdotto la presentazione dell’indagine per cedere poi la parola al Segretario Regionale Delio Zanzottera, che ha sottolineato come il Rapporto Monitor si sia concentrato su giovani e lavoro, e non a caso parta dal Biellese.

«Quest’anno – ha precisato il Segretario Regionale di CNA Delio Zanzottera il percorso di presentazioni territoriali parte proprio da Biella, un territorio importante, con delle peculiarità e delle caratteristiche uniche per tipologie produttive e sistema occupazionale. Questo territorio è infatti uno di quelli da cui sono partite alcune importanti politiche regionali legate alla formazione, volute tra l’altro proprio da un’assessora regionale biellese, Elena Chiorino. Ma Biella è anche uno dei nostri territori più forti, se non il più forte, per rappresentanza del raggruppamento Giovani Imprenditori. La CNA di Biella esprime infatti il Presidente regionale Andrea Valentini. Proprio i giovani e il lavoro sono al centro della nostra ricerca, in un momento storico caratterizzato da una serie di sfide senza precedenti».

Questo binomio giovani e lavoro è infatti direttamente collegato ad una serie di tematiche interdipendenti, quali la ricerca di manodopera qualificata, il cosiddetto mismatch tra domanda e offerta di lavoro, il passaggio generazionale e la trasmissione d’impresa, a sua volta collegati ai valori tipici dell’artigianato.

Ultimo ma non ultimo motivo di preoccupazione per il mondo dell’impresa è quello noto come “inverno demografico”, ovvero quel delta, di segno negativo, tra giovani che entrano in azienda e pensionati che ne escono.

L’indagine condotta dal Prof. Marini e dai suoi collaboratori presenta un quadro in chiaroscuro, tanto da giustificare il sottotitolo “Stabilità inclinata” con riferimento sia ai dati relativi al primo semestre che alle previsioni pro futuro: a fronte della crescita di circa 3 punti percentuali di Pil per effetto del rimbalzo seguito al periodo pandemico, si è registrato l’aumento dei costi di energia e delle materie prime che ha appesantito i bilanci soprattutto delle micro e piccole imprese, ovvero quelle che, come ha ricordato Claudio Rossetti, vice area manager Nord-Ovest du UniCredit, costituiscono la spina dorsale del Paese.

Per rimanere competitivi, i piccoli imprenditori sono stati costretti ad assorbire i rincari senza poterli ribaltare sui loro clienti, assistendo così all’erosione progressiva dei loro margini di guadagno.

Quali sono quindi le prospettive? Difficile da dire, perché le micro e piccole imprese, non avendo di fronte uno scenario certo (cristallizzato, per così dire) sono costrette a navigare praticamente a vista. Nonostante questo, le imprese piemontesi, Biella inclusa, dimostrano per la stragrande maggioranza di curare il loro capitale umano, dipendenti e collaboratori, soprattutto per quel che concerne la formazione, rispetto alla quale gli investimenti non sono diminuiti.

Bollino rosso, al contrario, per quanto riguarda l’innovazione, che in un contesto di grande incertezza cede il passo ad altre priorità. In questo caso, però, il Biellese dimostra una lusinghiera controtendenza. Da noi, infatti, le imprese che crescono di più sono quelle che hanno puntato sull’innovazione.

Un altro aspetto importante è quello riferibile alla possibilità di fare aggregazione per superare le secche create da un ventennio di crisi e dalle incognite per il domani. Una volta si diceva “piccolo è bello”, oggi il vecchio adagio popolare pare ampiamente superato, ma con qualche distinguo. Nel senso che quel tipo di organizzazione aziendale può ancora funzionare quando si lavori sulle nicchie di mercato, non certo quando si vada a competere su piazze più grandi, se non addirittura globali.

I dati raccolti dall’indagine Monitor evidenziano come nello scenario attuale molte imprese, per rimanere competitive, tendono a fare da sole, mentre le varie forme di aggregazione restano per lo più marginali.

In chiusura è stato toccato il tema del cambio generazionale che fa registrare dati abbastanza spiazzanti, sotto un certo punto di vista, dal momento che sia nel Biellese, sia a livello regionale la questione sembra essere poco esplorata dai diretti interessati, ovvero gli imprenditori presenti sul territorio.

Quasi metà di loro non si pone il problema su come fare, o cosa fare per favorire questo passaggio di testimone. Risulta chiaro, al contrario, che molti di loro vogliono “rimanere in coffa” anche dopo la pensione: su questo intendimento pesa un’altra considerazione legata al futuro. Molti imprenditori sono convinti del fatto che la loro pensione non sarà in grado di garantire loro un tenore di vita accettabile, per cui si vedono costretti a prolungare la loro vita lavorativa.

c.s.

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