Grandi uomini e i loro cani: Sigmund Freud e Jofi, la sua cagnolina psicoanalista

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Il sentimento per i cani è lo stesso che nutriamo per i bambini. (Sigmund Freud)

Molti grandi uomini e filosofi  hanno avuto accanto amici a quattro zampe. Come abbiamo visto in precedenza il filosofo Arthur Schopenhauer condivideva le sue giornate, meditazioni, riflessioni e passeggiate con il suo fedele barboncino bianco: Atma, che in sanscrito significa “essenza”, “soffio vitale”, “anima del mondo”.

Per Atma, Schopenhauer applicò al contrario la sua filosofia del velo di Maya, ritenendo invece che Atma per lui fosse oltre ogni velo, e fosse vero e trasparente alla realtà.

Stavolta la storia che vi racconto è quella di Jofi e del suo padrone Sigmund Freud il padre della psicoanalisi.

Jofi era una cagnolina di razza Chow-Chow ed era stata regalata a Freud nel 1930 dalla principessa Maria Bonaparte (sua paziente), pronipote di Napoleone. Jofi in ebraico significa “bene, va bene”. Effettivamente, Freud quando stava con lei si sentiva proprio bene e rilassato. L’amore era reciproco. Le ore trascorse insieme a lei erano le migliori della giornata ed erano caratterizzate dal benessere mentale e dal relax.

Freud descrisse così l’amore per il suo cane: «Le ragioni per cui si può in effetti voler bene con tanta singolare intensità a un animale come Jofi, sono la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza, il senso di una vita semplice e libera dai conflitti difficilmente sopportabili con la civiltà, la bellezza di un’esistenza in sé compiuta. E, nonostante la diversità dello sviluppo organico, il sentimento di intima parentela, di un’incontestabile affinità».

Freud riteneva che Jofi avesse anche un effetto tranquillizzante, soprattutto sui bambini, e ammetteva che gli era d’aiuto nella valutazione dei pazienti. Quando i pazienti erano calmi Jofi si accucciava vicino a loro per essere accarezzata, ma si teneva dall’altro lato della stanza quando erano presenti pazienti ansiosi.

Tutto questo era possibile grazie ad una naturale regalità, un’impenetrabile riservatezza e uno spiccato senso di autonomia, che rende tuttavia il rapporto con il suo padrone unico e indissolubile.

Inoltre, come raccontò Martin, il figlio di Freud, quando Jofi sbadigliava e si alzava era segno che i 45 minuti erano passati e che la seduta era terminata. E così Freud non aveva bisogno neppure dell’orologio.

Freud era così legato a lei che, quando la cagnolotta morì, sentì un vuoto enorme, tanto da decidere di prendere un altro cane, pur sempre di razza Chow-Chow, a cui diede il nome Lun e che portò con sé in esilio, quando nel 1939 scappò dai nazisti.

Per me i cani sono degli “antidepressivi naturali”, portano una ventata di serenità e allegria nella nostra vita quotidiana. Questo lo noto tutti i giorni da quando è entrata a far parte della mia vita Sofia un Labrador. Mi dà amore incondizionato senza chiedere nulla in cambio, senza aspettarsi niente. È sempre pronta a scodinzolare, leccarmi la mano o saltarmi sulle gambe dalla gioia. Si affida a me per l’affetto, le attenzioni, e i bisogni. Mi fa sorridere.

Sofia (Foto di Elisa Dipré)

Mi consola quando sono triste, viene da me e si accuccia al mio fianco, magari poggiando il suo dolce musino sulle mie ginocchia. Sofia per me non è il mio animale domestico ma un componente della mia famiglia.

L’affetto incondizionato di un animale scalda il cuore rivelandosi un toccasana per la salute. Non è un caso se di recente la “pet therapy” è stata aggiunta ai normali percorsi di cura in alcune strutture assistenziali che si occupano di malati di Alzheimer.

La pet therapy e una serie di terapie, oggi disponibili, prevedono la presenza e l’interazione con animali domestici. Grazie ad essi è possibile combattere disturbi come l’ansia e favorire la capacità relazionale.

Una grande risorsa per tante persone sole, grandi e piccole. Gli amici a quattro zampe ci tengono in attività combattendo la sedentarietà, allontanando ansia, stress e disturbi relazionali.

E ricordiamoci che…“I cani sono miracoli con le zampe…”

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