Garante dei detenuti. Sonia Caronni: “L’affollamento delle carceri non aiuta la prevenzione di Covid-19”

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C’è anche Sonia Caronni, Garante comunale delle persone detenute o private della libertà, tra i firmatari di un comunicato stampa all’interno del quale il Garante regionale esprime preoccupazione sulle condizioni della comunità penitenziaria al tempo dell’emergenza Covid-19.

Lo pubblichiamo integralmente qui di seguito, non senza aver anticipato quanto riferito sulla realtà biellese proprio dalla Garante, Sonia Caronni: «La situazione al carcere di Biella è per il momento monitorata. Come per tutti gli istituti di pena italiana patisce un affollamento che non aiuta le misure messe in campo per arginare la pandemia Covid- 19. Si chiede quindi massima collaborazione delle camere penali e della Magistratura di Sorveglianza per l’applicazione delle misure di deflazione».


Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte e il Coordinamento regionale dei Garanti comunali piemontesi delle persone detenute o private della libertà intendono esprimere pubblicamente la propria preoccupazione per la fase attuale che vive la comunità penitenziaria italiana, e quella piemontese nello specifico.

Sono urgenti interventi straordinari per far diminuire la presenza di detenuti nelle carceri del Piemonte: in questi minuti arriva la notizia di un primo caso di contagio nel carcere di Voghera e, inevitabilmente, altri ne seguiranno.

Una comunità che conta in Piemonte circa 4.600 detenuti nelle 13 carceri per adulti e un istituto penale per minori con una capienza effettiva complessiva di solo 3.700 posti, con oltre 3.000 agenti di polizia penitenziaria e circa 500 operatori dei vari settori, rappresenta una situazione solo parzialmente protetta: i detenuti e gli agenti in primis ne sono consapevoli.

Le condizioni di vivibilità negli ambienti insalubri, ristretti e chiusi delle nostre carceri sono ordinariamente precarie e, ora con il rischio di contagio in un contesto di sovraffollamento grave, si rivelano tutte le vulnerabilità del sistema: impossibile pensare che nei nostri penitenziari si possano mettere in atto misure di distanziamento sociale o di prevenzione richieste per l’esterno.

La sfida finora è stata prevalentemente quella di bloccare all’ingresso ogni possibile fonte di contagio per un mondo chiuso, ma permeabile alla società esterna: le decisioni messe in campo hanno inciso pesantemente sul versate della popolazione detenuta, ma rimane aperta la sponda degli operatori che garantiscono il funzionamento della macchina detentiva.

Noi non possiamo che auspicare che il contesto sia ben presidiato e in questi giorni abbiamo continuato a segnalare situazioni e problematiche emergenti allo sguardo dell’osservatore esterno quale è un garante.

Abbiamo sollecitato e richiesto un’efficace ed efficiente presa in carico della situazione da parte dell’assessorato alla Sanità e poi dell’Unità di crisi, ben consapevoli che l’Amministrazione penitenziaria e i singoli direttori (dove presenti) non potessero e dovessero fare da soli.

Ora lanciamo un pubblico appello alla Magistratura giudicante e di sorveglianza affinché possano – nell’immediato – affrontare di petto la situazione: nessun istituto penitenziario piemontese ha, a oggi, gli spazi fisici né i posti letto separati necessari per gestire in sicurezza numeri significativi di casi di sospetti contagi o tanto meno numeri rilevanti di casi positivi asintomatici o nelle fasi lievi o iniziali.

Si tratta certo di pensare a piani straordinari dal punto di vista organizzativo delle carceri, ma in questi giorni abbiamo dovuto registrare l’arrivo di decine di detenuti sfollati da altri istituti danneggiati dalle rivolte e questo ha vanificato in molti casi gli sforzi riorganizzativi messi in campo per ricavare spazi e zone di isolamento.

Diventa dunque di impellente urgenza un intervento straordinario della Magistratura, in particolare quella di sorveglianza, volto all’immediato deflazionamento della presenza in carcere, in linea con le previsioni del decreto-legge “Cura Italia”. Il Governo ha infatti previsto misure innovative o deroghe ai vincoli per permettere maggior celerità e maggior ampiezza di intervento.

Si calcola che l’effetto delle nuove misure possa essere alquanto contenuto, ma si spera possa rappresentare l’inizio di un percorso: il Garante nazionale segnala che il numero complessivo di coloro che devono scontare una pena fino a sei mesi, senza altre pendenze, è oggi pari a 3.785, mentre il complessivo numero di coloro che devono scontare una pena o un residuo di pena fino a un anno sale a 8.629.

Come Garanti territoriali sottolineiamo che nell’ordinamento italiano sono già presenti norme e strumenti giuridici di esecuzione penale alternativi alla reclusione e che l’emergenza ne esiga la più veloce attivazione.

Indubbiamente un ruolo decisivo – anche in questo frangente – avranno le valutazioni del singolo magistrato in merito alla reale dimensione della problematica attuale e soprattutto di quello che si rischia di dover affrontare nei prossimi giorni.

Pur nella consapevolezza della difficoltà di lavorare in questa emergenza, riteniamo nostro imprescindibile dovere ricordare che la situazione attuale – per come noi la conosciamo dall’interno delle varie comunità penitenziarie piemontesi – esige di affrontare con occhi e metri diversi i casi che giungono all’attenzione del magistrato.

Su questa emergenza l’impegno dei Garanti, come quello degli avvocati e dell’Amministrazione penitenziaria deve essere al fianco della Magistratura, filtro necessario di ogni provvedimento deflattivo del carcere, per cercare di garantire tempi certi e necessariamente celeri.

Bruno Mellano, Alessandro Prandi, Marco Revelli, Paola Ferlauto, Sonia Caronni, Mario Tretola, Paola Perinetto, don Dino Campiotti, Paolo Allemano, Monica Cristina Gallo, Silvia Magistrini, Manuela Leporati.

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