Fondazione CR Biella tende la mano ai giovani in difficoltà e con “Want to BI” mette sul piatto 200mila euro in due anni

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Un progetto di sistema per offrire azioni di supporto ai giovani biellesi in difficoltà: si chiama “Want to BI” e partirà a breve grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella che lo ha messo a punto con numerosi partner partendo dai dati emersi nell’Approfondimento tematico annuale realizzato da OsservaBiella-Osservatorio territoriale del BielleseI giovani nel Biellese: istruzione, formazione e mercato del lavoro”, realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare.

Numerosi gli enti scesi in campo per cercare di dare una risposta a un problema sempre più sentito; la governance di progetto prevede un Soggetto Responsabile, individuato in Fondazione Olly, da anni attiva nel campo del supporto ai giovani in difficoltà, che coordinerà una rete composta da: Consorzio IRIS, Cissabo, Comune di Biella, IIS “G. Aulenti”, Liceo “A. Avogadro”, IIS “E. Bona”, Associazione ABC onlus, Fondazione Zegna, Big Picture Learning Italia Cooperativa Sociale, Cooperativa Tantintenti Società Cooperativa Sociale onlus, Cooperativa Sociale Anteo, Fondazione Marco Falco Onlus, Consorzio Sociale Il Filo da Tessere, Opificiodellarte, Hope Club, Niente da fare Biella e Città Studi Spa.

Piercarlo Zedda, presidente della Fondazione Olly, ha dichiarato: «Siamo onorati come Fondazione Olly di essere stati indicati come ente capofila del progetto WANT TO BI dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. È un progetto che ci sta particolarmente a cuore sia per la modalità di coprogettazione che vede una rete di partner pubblici e privati mettere a disposizione e integrare competenze diverse ma complementari sia per i destinatari del progetto, i giovani biellesi, in particolare ragazze e ragazzi dai 17 ai 24 anni, a rischio disagio sociale e/o dispersione scolastica/professionale. Come Fondazione Olly lavoriamo da anni a fianco della comunità educante e siamo orgogliosi di poter contribuire ad intercettare ed accompagnare alcuni di questi adulti di domani verso scelte consapevoli e costruttive sia di studio che lavorative».

Le linee guida dell’iniziativa sono state presentate martedì 13 giugno presso l’Auditorium di Palazzo Gromo Losa nel corso di un evento a cui hanno presenziato gli enti aderenti al “Tavolo di coprogettazione per il sostegno dei giovani a rischio di disagio, fragilità psicofisica e dispersione scolastica e per la prevenzione dell’aumento dei NEET”, una compagine di enti pubblici e privati, che hanno prima determinato un’idea progettuale e successivamente hanno realizzato una progettazione esecutiva individuando le azioni da attuare nel corso del biennio di durata del progetto.

Sono infatti 6 le azioni previste nei prossimi 24 mesi:

  • Azione 1: coordinamento e governance territoriale sui temi del disagio giovanile e della salute mentale attraverso tavoli di confronto e di pensiero;
  • Azione 2: comunicazione e introduzione di nuovi linguaggi collegati ai giovani attivando una collaborazione con associazioni giovanili del territorio e giovani creators;
  • Azione 3: mappatura territoriale di bisogni, luoghi, servizi (l’attività metterà a sistema e integrerà le attività già avviate con il progetto Cascina Oremo con particolare attenzione ai destinatari di progetto ragazzi e ragazze dai 17 ai 24 anni);
  • Azione 4: costruzione di percorsi “su misura” rivolti a ragazzi e ragazze fragili, prevedendo un metodo condiviso tra gli aderenti al progetto e un patto di corresponsabilità sul percorso di accompagnamento alla fragilità.
  • Azione 5: Young Ambassador per la realizzazione di attività trasversali (formazione/sensibilizzazione) che possano incentivare i giovani a mettersi a disposizione dei pari in condizione di fragilità;
  • Azione 6: attività a favore della comunità educante di supporto e di sensibilizzazione sui temi delle fragilità e della salute mentale.

L’innovativo progetto intende raggiungere numerosi obiettivi tra cui:

  • sperimentare logiche di intervento condivise e un approccio ed un metodo cooperativo coordinando ed innovando i processi;
  • attivare forme di comunicazione capaci di parlare a tutti i giovani;
  • sperimentare un metodo integrato con la possibilità di rispondere non solo all’esigenze collegata alla fragilità, ma attivare percorsi di crescita, intercettando i soggetti in un’ottica di prevenzione del disagio;
  • sostenere nuove esperienze, che valorizzino le esistenti, ma possano anche supportare e integrare il sistema dei servizi, con la costruzione di un modello di accompagnamento e su misura sulle esigenze dei singoli destinatari;
  • sostenere famiglie e adulti con competenze educative nel supporto dei giovani anche al fine di sensibilizzare sul tema del disagio giovanile e della salute mentale;
  • potenziare il protagonismo delle famiglie nei processi di sostegno dei giovani;
  • attivare una comunità capace di mettere le esigenze dei giovani, in particolare in difficoltà, tra le priorità di intervento;
  • promuovere la responsabilizzazione e la partecipazione attiva dei giovani;
  • incentivare la relazione tra giovani, territorio e comunità, favorendo forme di scambio intergenerazionale.

«La Fondazione, oggi più che mai, di fronte alle numerose manifestazioni di disagio che vediamo quotidianamente emergere anche nel nostro territorio, ritiene che i giovani vadano aiutati a superare le proprie fragilità con strumenti concreti e professionali, ma soprattutto con una rete territoriale coesa e capillare che possa intercettare e prevenire il disagio», ha sottolineato il presidente Michele Colombo.

Il progetto prevede risorse complessive pari a 200mila euro, di cui 160mila quale quota di finanziamento da parte della Fondazione e il rimanente (pari a circa il 20%) a carico della rete progettuale e in particolare degli Enti che si sono resi disponibili a sostenere le azioni collegate alla governance di progetto, alla mappatura degli spazi e dei servizi per i giovani e alle azioni a favore della comunità educante.

c.s.

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