Biella. Giacomo Moscarola in questura per denunciare le minacce di morte subite via social: chi semina vento raccoglie tempesta?

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La minaccia di morte, oltre ad essere penalmente perseguibile a querela di parte (cioè dietro denuncia di chi la subisce), è una pratica davvero odiosa, barbara. Nell’immaginario collettivo evoca immediatamente situazioni, e persone, tristemente collegate a momenti molto bui della nostra storia o alla criminalità organizzata. La minaccia di morte è una forma di retaggio “culturale”, e un atteggiamento, tipicamente mafioso. Da… “Padrino”, per capirci.

E non importa che si faccia sul serio o si millanti, ovvero che la capacità intimidatoria del soggetto minacciante sia realmente tale da indurre nella vittima un sentimento di pericolo per la propria vita o meno. Ciò che conta davvero, anche sotto l’aspetto del rilievo penale della condotta, è l’effetto psicologico sul minacciato. Ciò che l’intimidazione scatena nell’animo di chi la subisce.

A sperimentare questa forma di fastidio, se non proprio di paura, è stato il vicesindaco di Biella Giacomo Moscarola, che questa mattina, dopo averci evidentemente meditato su, come è giusto che sia, si è recato in questura per sporgere denuncia.

Ha fatto benissimo!

Comportamenti del genere, indipendentemente dal fatto che si concretizzino con un post sui social o in qualsivoglia altra maniera, non sono tollerabili. Anzi, sono letteralmente inaccettabili.

Lo sa, Giacomo Moscarola, di aver spesso esagerato nelle sue esternazioni social, di aver accettato (più o meno consapevolmente) di trascinare, o di aver lui stesso portato la discussione ad un livello più adatto a una curva da stadio che alla sobrietà richiesta a un amministratore pubblico. Tante volte, in passato, è stato ripreso da molti, compresi i suoi, compresi noi.

Qualche tempo addietro, per censurarne la dialettica e limitarne le intemperanze, fu ventilato dalla dirigenza del Carroccio laniero un regolamento ad hoc, di cui peraltro si sono perse le tracce. Poco importa, perché il buon Giacomino, almeno da un paio d’anni a questa parte, una calmata se l’è data da solo. Bisogna dargliene atto.

Non è dato sapere, però, se sia stata tutta farina del suo sacco, se abbia davvero fatto autocritica, se veramente si sia trattato di crescita personale o se, al contrario, sia stato redarguito dai vertici (locali?) del suo schieramento. Tendiamo a credere che Moscarola, dopo le elezioni che hanno portato al governo cittadino l’attuale Amministrazione comunale, abbia capito che certi toni non sono praticabili, sono dissonanti rispetto a certi ruoli e posizioni.

Soprattutto se dopo la boria dei festeggiamenti conseguenti alla vittoria elettorale c’è anche da iniziare a fare almeno qualcosa di ciò che era stato promesso.

Giacomo Moscarola, in qualche modo, è riuscito a prendere le distanza perfino dal mood ancora in auge tra molti esponenti politici della Lega, a cominciare dal #semprepessimo Salvini, che non ce la fa proprio a discostarsi dalla sua mediocrità… comunicativa. In un passato recente, però, lo stesso Moscarola fu tra gli agitatori, a livello locale, contro un altro esponente politico biellese, poi finito sotto scorta proprio a causa delle minacce di morte ricevute via social: Lucia Azzolina, quando era Ministro dell’Istruzione.

Oggi, forse, la lezione gli è ancora più chiara. E nel significare a Giacomo Moscarola la nostra totale solidarietà per le intimidazioni (e gli insulti) ricevuti, occorre anche ricordargli un vecchio adagio secondo cui chi semina vento raccoglie tempesta.

 

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