Spazio LILT. Incontro con Tonino Aceti per scoprire quali scenari e sfide si aprono sulla galassia Salute

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Una fotografia sullo stato di salute della… Sanità italiana e delle sfide che il futuro le riserva, al netto della recente emergenza Covid e delle criticità emerse durante la pandemia. Questo, in estrema sintesi, il senso dell’incontro organizzato da LILT Biella e OPI Biella con Tonino Aceti, componente del Comitato Tecnico-Scientifico Nazionale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e Portavoce della Federazione Nazionale degli Ordine Professionale degli Infermieri.

Quella di ieri sera, martedì 22 settembre, allo Spazio Lilt, è stata un’occasione fortemente voluta dagli organizzatori per condividere orientamenti e scenari futuri. La pandemia da Sars-CoV-2 ha infatti proiettato il nostro Paese non solo in una crisi sanitaria, ma anche economica, finanziaria e sociale.

Ospedali al collasso, mancanza di diagnosi non solo per i tumori (-52% di diagnosi durante il periodo del lockdown), ma per tutte le malattie cronico-degenerative, aumento della forbice tra le persone povere e quelle ricche, maggiore fragilità dei soggetti già deboli. Queste sono solo alcune delle conseguenze che la pandemia ha generato e a cui il nostro Paese ha reagito potendo contare, ancora una volta, sul ruolo del Terzo Settore che, in alcuni casi, ha supplito totalmente quello istituzionale.

A fare gli onori di casa, Mauro Valentini, presidente di LILT Biella e Rita Levis vicepresidente, nonché Presidente OPI Biella, che più volte nel corso dell’incontro, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle autorità locali, hanno ribadito l’importanza della prevenzione come strumento imprescindibile per non trovarsi di nuovo impreparati nel prossimo futuro. Ma anche come strumento per intervenire dopo la quarantena al fine di scongiurare il pericolo della sospensione delle visite e degli screening durante un eventuale nuovo lockdown.

Un appello, lanciato da LILT Biella sin dall’inizio della fase 2 dell’epidemia e ripreso anche dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi che, pur non riuscendo intervenire personalmente all’incontro, ha voluto far sentire la sua presenza e la sua vicinanza attraverso un messaggio che è stato letto in apertura.

Proprio all’assessore si è rivolto il personale ringraziamento sia della Presidente OPI che di Tonino Aceti: il suo contributo, non solo come assessore regionale ma come coordinatore della Commissione Salute è stato fondamentale nel determinare la prima grande innovazione del sistema sanitario: l’istituzione degli infermieri di famiglia e di comunità.

Tonino Aceti

Grazie al Decreto Rilancio, con l’assunzione di oltre 9mila nuovi infermieri, dopo essere stati protagonisti in prima linea, insieme a tante altre figure del Sistema sanitario nazionale per tutta l’emergenza Covid, gli infermieri oggi potranno svolgere la loro preziosa opera direttamente sul territorio, primo baluardo per prevenire e successivamente gestire le emergenze sanitarie.

Eppure, come ben ha sottolineato il dottor Aceti, ancora oggi, nonostante il potenziamento dell’assistenza territoriale e i contributi stanziati dallo Stato alle Regioni con il fine di creare dei piani di rientro per ridurre i tempi di attesa che la pandemia ha provocato, si stima che in Italia manchino ancora 54mila infermieri per raggiungere gli standard internazionali e che, come sottolineano i dati dell’ANAAO (Associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani), durante l’emergenza siano state sospese ben 13 milioni di visite, 500mila interventi e 4 milioni di screening oncologici.

«Recuperare tutte le prestazioni sanitarie che sono state sospese durante il lockdown è la priorità principale del nostro Paese – ha affermato Tonino Aceti – È necessario intervenire subito per il bene dei malati oncologici, perché il cancro non si ferma, ma anche dei pazienti cronici che oggi versano in situazioni di grande difficoltà. I fondi stanziati vanno ora utilizzati al meglio da parte delle Regioni. L’altra grande sfida è quella di rafforzare, potenziare e innovare tutta l’assistenza sanitaria territoriale attraverso investimenti su un personale sanitario quanto più prossimo al cittadino, che possa entrare nelle case. In questo senso, l’infermiere di famiglia e di comunità sarà sicuramente una grande innovazione».

Altra sfida importante per il futuro, la digitalizzazione delle cure. Positivi i primi  passi fatti dalle Regioni che stanno recependo le Linee di indirizzo nazionali in materia di Telemedicina: le innovazioni digitali potranno di conseguenza essere messe al servizio della cura della persona e dei cittadini. Esistono poi necessità a cui oggi il Terzo Settore è riuscito a rispondere anche durante la pandemia, pur rischiando di scomparire. «Per quanto riguarda il volontariato, è stata una spina dorsale importante del nostro Paese, ha dato risposte non considerate dal sistema pubblico. È importante adesso riconoscere la sua attività e sostenerla in quanto strategica per il futuro della salute di tutta l’Italia».

Una salute che è un po’ il termometro dello stato generale di un intero Paese che può espandersi e crescere e prosperare solo se riesce a garantirla ai suoi cittadini. E, come ben hanno sottolineato in chiusura Valentini e Levis, se si riesce attraverso a uno sforzo collettivo che è anche un atto di coraggio a lavorare a politiche di medio e lungo termine affinché il concetto di prevenzione possa permeare l’intera società: dalla scuola in poi, affinché, in futuro, non si ripetano più situazioni simili a quella che tutti noi abbiamo appena vissuto.

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