Quali sono le key words della filosofia? Ce lo svela Paolo Furia con #FEELosophia

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Siamo oggi abituati al fatto che ci sono tante forme di sapere. C’è il sapere popolare, che si fonda su abitudini e tradizioni e che è spesso depositario di una saggezza che non va sottovalutata. E poi c’è il sapere scientifico, articolato secondo le sue diverse discipline. La filosofia nasce nelle colonie dell’Antica Grecia come prima forma di ragionamento scientifico, o perlomeno logico, distinto dal corpo di saggezza popolare in cui il grosso della gente viveva.

La domanda su cosa distingue un’opinione non fondata da un’opinione fondata scientificamente accompagna la storia del pensiero almeno dalla nascita della filosofia nella lontana Ionia, sulle coste dell’attuale Turchia, del VII secolo a.C. Non è che oggi sia stato risolto il problema.

Un po’ perché non è ancora chiaro se sia legittimo definire “sapere” la saggezza popolare, o riservare questo termine solo a ciò che è scoperto e consolidato dalla scienza. Ci sono per esempio patrimoni di conoscenze nell’artigianato, nella cucina, nella gestione delle faccende domestiche, dei trucchi del mestiere in quasi tutti i lavori, che poco hanno a che vedere con la scienza ma che a tutti gli effetti sono dei saperi.

Dall’altra parte, è arcinoto (o perlomeno dovrebbe esserlo) che in alcune materie l’opinione non scientificamente fondata è solo una credenza errata che produce comportamenti pericolosi, come nei casi di chi cura il cancro con acqua e limone. La scienza, in questi casi, aiuta a raddrizzare l’opinione.

Ora, la filosofia nasce proprio come – potremmo dire – “spirito della scienza”: non tanto, cioè, come un corpo di saperi già accertati, convalidati e consolidati, ma come un desiderio di sapere, un non accontentarsi dell’opinione più diffusa o più comoda.

La filosofia nasce prima di tutto come sforzo, scomodo ma entusiasmante, verso un sapere più certo di quello a nostra disposizione. L’etimologia della parola ci viene in aiuto: la filosofia nasce come amore per il sapere, il che vuole anche dire lotta contro l’ignoranza, e contro l’arroganza di chi si galvanizza nella propria ignoranza.

Ma se la filosofia è soprattutto questo amore per il sapere, cosa voleva dire Socrate con il suo “so di non sapere”? Proprio questo: che il filosofo (e il filosofo che è in ognuno di noi) deve sempre essere pronto a sfidare il sapere consolidato.

Perché anche il sapere scientifico, a volte, nasconde errori, oppure si presta a usi strumentali. Ma non si tratta di sfidare il sapere nel nome della propria ignoranza arrogante. Il filosofo sfida il sapere per amore del sapere stesso: cioè nell’inesausta ricerca di un sapere più perfetto!

Paolo Furia

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