Post Covid-19. Il rientro a scuola: dall’emergenza alla riprogettazione, riflessioni in videoconferenza

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Mercoledì scorso 6 maggio, rigorosamente in videoconferenza per garantire il distanziamento sociale, si è tenuto un interessante dibattito organizzato dalla segreteria tecnica del PD Biellese. Il tema è di quelli fondamentali e costantemente all’ordine del giorno anche nell’agenda del governo: la scuola.

A tenere le fila della serata, facendo da moderatrice, è stata Carlotta Grisorio, referente scuola e formazione dei dem biellesi. Folta la platea di rappresentanti del mondo delle istituzioni pubbliche per un confronto molto sentito, proprio perché coinvolge in modo assolutamente trasversale tante componenti della società che confluiscono nel “microcosmo” scuola.

Carlotta Grisorio, referente scuola e formazione del PD Biellese

Famiglie, docenti e dirigenti scolastici in questo “tempo di quarantena” hanno compiuto uno sforzo prima impensabile per far fronte all’emergenza con le poche risorse a disposizione, esplorando possibilità creative anche mediante la DAD (Didattica a Distanza) che però, per sua stessa natura, pur essendo una grande opportunità in termini di sperimentazione, ricerca didattica e flessibilità, ha finito per accentuare le diseguaglianze già presenti, creando bisogni che chiedono risposte chiare in tempi brevi.

Questa situazione rende urgente un pensiero e una visione a 360 gradi che profili un progetto educativo capace di raggiungere tutti i bambini e le bambine, tutti i ragazzi, le ragazze e gli adulti coinvolti in un percorso di formazione, che preveda un’organizzazione per gruppi di apprendimento in una visione sostenibile e inclusiva.

UN RIENTRO IN SICUREZZA
In vista di un rientro a settembre è necessario rassicurare insegnanti, studenti e famiglie che la scuola si attrezzerà, con risorse che il Ministero saprà mettere in campo, per garantire una formazione di qualità ai suoi allievi e per dare sostegno ai docenti.

Per rassicurare genitori, dirigenti scolastici, docenti e personale ATA sarà necessario innanzitutto:

  • Operare, in primo luogo, interventi volti a mettere in sicurezza gli stabili e a sanificare i locali interni.
  • Ri-organizzare presidi sanitari in ogni istituto scolastico (ambulatori medici o reperibilità di infermieri e medici; dispositivi di sicurezza personali e igienizzanti) per garantire la salute di bambini/i, ragazzi/e, docenti, genitori, dirigenti scolastici e personale ATA.
  • Procedere in tempi brevi, per ogni istituzione scolastica, ad una verifica con il proprio RSPP della capienza per classe, in modo da prevedere, mantenendo il distanziamento previsto, il limite massimo di studenti, fondamentale per la riorganizzazione su due o tre gruppi di apprendimento anche in orari scaglionati.
  • Individuare, per ogni istituzione scolastica con l’aiuto dell’RSPP, diversi accessi (almeno due) allo stesso plesso scolastico, per consentire l’afflusso e l’uscita dalla scuola senza assembramenti di genitori (per il primo ciclo) e di studenti (per coloro che entrano ed escono da scuola non accompagnati).
  • Porre particolare attenzione al momento della mensa dal punto di vista della sicurezza sanitaria per garantire la salvaguardia della sua valenza educativa, sociale e culturale.
  • L’eventuale organizzazione di turni nelle scuole diurne non deve penalizzare la co-presenza dell’istruzione degli adulti (CPIA) che molto spesso subentra in orario pomeridiano o serale.

LE RISORSE NECESSARIE
Affinché il piano nazionale del rientro in sicurezza a scuola si concretizzi in azioni efficaci e mirate, secondo la progettazione di un rientro graduale, modulato per gruppi di apprendimento, si dovrà prevedere:

  • Un ingente e straordinario stanziamento economico non solo nei termini di potenziamento tecnologico, ma anche e soprattutto per la formazione dei docenti e per il coinvolgimento di operatori del terzo settore a supporto delle attività scolastiche ed extra-scolastiche. L’aumento delle risorse andrà destinato anche verso progetti specifici, pensati e pianificati in base alle necessità dei singoli istituti (psicologi, attività laboratoriali, attività nell’ambito della L2), anche con utilizzo e reperimento di fondi PON, fondi europei, oltre agli stanziamenti ministeriali auspicati.
  • L’aumento delle risorse umane in termini di organico per programmare attività organizzate per gruppi di apprendimento eterogenei, definiti in base ai diversi obiettivi formativi.
  • La riapertura dei servizi 0-6, come mostrano le sperimentazioni di apertura in programma in altri paesi europei (Paesi Bassi, Danimarca, Repubblica Ceca), richiede risorse temporanee aggiuntive ad hoc che permettano un rapporto numerico adulto/bambini sufficiente per garantire lo svolgimento delle attività educative nel rispetto le norme del distanziamento (così delicato a questa età).
  • Sia per i servizi 0-6, sia per la ri-progettazione/organizzazione del tempo scuola – con l’alternarsi di gruppi di apprendimento e l’integrazione fra le attività che si svolgono in ambito formale ed informale – sarà auspicabile una stretta e proficua collaborazione con enti locali e terzo settore allocando le risorse necessarie sia assicurare servizi integrati per le famiglie (pre-scuola, giochi serali, educatori alla persona per studenti con disabilità) e attività di integrazione all’attività scolastica, sia per garantire il coordinamento tra scuole dell’infanzia statali e scuole dell’infanzia comunali, sia per avviare e potenziare la stipula di accordi con strutture e associazioni sociali, culturali e sportive con cui le scuole di diverso ordine e grado possano costruire un partenariato formativo virtuoso. Lo strumento del partenariato fra scuola ed enti locali e terzo settore può rivelarsi strategico anche nel reperimento di locali e di collaborazioni educative rispetto ad attività extra-scolastiche con cui integrare il tempo scuola (laddove limitato nella giornata) si farà invece riferimento a soggetti che operano in ambiti culturali (musei, teatri, associazioni culturali, etc.).
  • Andrà altresì pensata la possibilità di congedi parentali per i genitori che sceglieranno di usufruirne (con parità di diritto fra padre e madre). Ad integrazione di ciò, già dall’estate gli operatori delle cooperative educative rimasti senza salario potrebbero costituire personale qualificato in termini di “bonus educatori” per supportare le famiglie che devono tornare a lavorare nella cura educativa dei figli più piccoli nelle ore in cui non frequentano la scuola o i servizi educativi offerti dall’ente locale.

LA PROGETTAZIONE EDUCATIVA E DIDATTICA: DA DOVE RIPARTIRE
Dal punto di vista della progettazione formativa e didattica, andrà operato uno sforzo per:

  • Uscire dalla logica del programma operando scelte coraggiose rispetto ai contenuti curriculari e ai traguardi di competenza in termini di priorità formative, partendo dall’esperienza vissuta dai bambini/e e dai ragazzi/e in modo da ricostruire il senso del tornare a scuola.
  • Innovare la didattica, superando i limiti di una scuola trasmissiva e schiacciata sui contenuti messi in luce in modo evidente dall’esperienza della DAD. La scuola a distanza ha promosso sia stili di insegnamento “diversi e nuovi”, sia diversi e nuovi stili di lavoro e di studio. Essenzialmente questo comporta un ripensamento dei programmi di studio, diverse e nuove forme organizzative ed, infine, diversi e nuovi parametri di valutazione.
  • Ragionare in termini di flessibilità e di Autonomia scolastica (tenuto conto della normativa nazionale in materia), per adattare le diverse soluzioni alle nuove esigenze che l’emergenza ha portato a galla, vista la grande disomogeneità territoriale e locale, nonché la specificità di ogni contesto scuola. Non è pensabile, pertanto, un’unica ipotesi organizzativa e metodologica. Il modello organizzativo della scuola primaria potrà avere come scenario la flessibilità oraria facilitata dalla interscambiabilità degli insegnanti che, non essendo organizzato per singole discipline ma per ambiti, possono articolare le classi in gruppi di eterogenei. La scuola secondaria di primo e secondo grado ha invece i docenti vincolati alle classi di concorso, e pertanto la divisione in gruppi di apprendimento e la relativa flessibilità oraria vanno strutturate rispettando i quadri orari e le classi di concorso previsti dalla norma. In coerenza con le indicazioni generali del sistema nazionale di istruzione e nel rispetto della libertà di insegnamento, l’autonomia scolastica può garantire questa flessibilità ma con l’aiuto di indicazioni normative che, ad esempio, permettano il monte ore annuale per ogni disciplina e non quello settimanale. In questo caso andrebbe rivisto il contratto dei docenti. Per garantire le distanze di sicurezza le ipotesi per entrambi gli ordini di scuola saranno fattibili solo se si prevederà una didattica mista ( presenza e distanza) e/o il sostegno del terzo settore: Si tenga conto che il lavoro al video – a salvaguardia della salute dei ragazzi – deve essere interrotto ogni due ore per almeno 15 minuti e possibilmente facendo esercizi per la postura. È altresì importante porre un’attenzione particolare alla Formazione professionale e alle realtà dei CPIA di cui poco si parla e che si rivolgono a chi è già stato segnato da abbandoni scolastici, agli adulti lavoratori, ai giovani adulti che desiderano integrare le loro competenze di base di cittadinanza per riposizionarsi nel mercato del lavoro. Bisognerà fare salva anche l’esigenza delle donne inserite in percorsi d’istruzione a una frequenza in orario antimeridiano per una conciliazione dei tempi.
  • Stabilire un “patto territoriale” forte che metta in campo tutte le risorse presenti nel territorio (enti locali, terzo settore, biblioteche, cooperative educative, associazioni sportive, etc) tenuto conto della necessità di programmare la didattica per gruppi di apprendimento e di proporre attività educative ben al di là dell’orario di scuola. Lo strumento del partenariato fra scuola ed enti locali, fra scuola e terzo settore/volontariato appare quello più capace di raggiungere tutti i bambini e ragazzi nei quartieri in difficoltà, le famiglie che hanno bisogno perché più fragili; sarà inoltre fondamentale anche per orientare le famiglie in difficoltà nel rapporto con i diversi servizi pubblici e privati, nazionali e locali, allo scopo di reperire le informazioni e le competenze necessarie e accedere così alle misure a cui hanno diritto.

Nella predisposizione di ambienti, risorse e impianto organizzativo, un’attenzione speciale andrà rivolta ai soggetti con disabilità e bisogni speciali, attraverso:

  • La presenza del personale di supporto (insegnanti specializzati e educatori) commisurata ai bisogni amplificati dal gap creato dall’emergenza Covid-19.
  • La ricognizione preliminare delle competenze raggiunte dagli alunni a partire dalla chiusura di questo anno scolastico, così da poter predisporre la progettazione personalizzata e individualizzata per tempo e di concerto con il Gruppo di Lavoro Operativo prima dell’avvio dell’anno scolastico.
  • Il monitoraggio delle soluzioni tecnologiche e dei dispositivi che la didattica a distanza ha reso più familiari per usare tale dato come base di una riprogettazione digitalmente competente.
  • Confronto tra docenti curricolari e di sostegno su Profili di Funzionamento e PEI, come base per una ri-progettazione personalizzata il più possibile coerente con quella di classe, con la predilezione per i percorsi didattici, le scelte educative e le modalità organizzative che garantiscano un tempo scuola il più possibile esteso, condiviso ed inclusivo.

IL RUOLO FORMATIVO DELLA VALUTAZIONE
Da ultimo, ma non in ordine di importanza, va condotta una riflessione attenta e coraggiosa che riguarda il modo di intendere la valutazione, perché, come sottolinea la nota ministeriale, non si trasformi “in un rito sanzionatorio, che nulla ha a che fare con la didattica (…) la valutazione ha sempre un ruolo di valorizzazione (…) in una ottica di personalizzazione che responsabilizza gli allievi, a maggior ragione in una situazione come questa”. Tenuto conto che la cosiddetta Summer Learning Loss (la perdita di apprendimenti che avviene durante il periodo estivo) colpisce soprattutto le studentesse e gli studenti in situazione di fragilità socio-economica e culturale, e che l’emergenza Covid-19 ha sicuramente amplificato questo problema, è necessario guidare e formare gli insegnanti affinché:

  • Non si isolino ulteriormente coloro che già in condizioni “normali” incontravano già fragilità nell’apprendimento e nel costruire dei percorsi formativi di successo, ma si lavori per gruppi eterogenei in modo da valorizzare le diverse attitudini e competenze degli studenti.
  • Si aboliscano, almeno per questo anno scolastico, i voti numerici nella scuola primaria, dove la didattica a distanza (DAD) è stata realizzata con modalità assai difformi, in dipendenza del coinvolgimento attivo dei genitori, ed è stata finalizzata prioritariamente a mantenere un rapporto di fiducia, continuità, impegno tra insegnanti, allievi e famiglie. I voti in decimi non sono in grado di rappresentare ciò che si è fatto con gli allievi e per questa ragione si auspica che si opti per una valutazione finale narrativa e descrittiva che dia valore alle conquiste e agli apprendimenti dei bambini.
  • In generale non si ragioni in termini di debiti dei ragazzi e di voti, ma si sappia invece valorizzare e descrivere i processi messi in atto, delineando un percorso relativo alle azioni da intraprendere per affrontare concretamente i problemi incontrati nella realizzazione delle diverse attività condotte durante l’emergenza sanitaria.
  • Si sostenga e si promuova l’autonomia che bambini e ragazzi hanno sviluppato in questo periodo di lontananza dalla scuola e si valorizzino le pratiche di auto-valutazione e di riflessione meta-cognitiva sul proprio percorso di apprendimento come strategie altamente efficaci di sviluppo cognitivo, anche per poter organizzare attività differenziate per obiettivi di apprendimento.
  • Condividere collegialmente i criteri che consentiranno di trasformare le osservazioni sistematiche, le valutazioni formative, l’autovalutazione e la valutazione sommativa in elementi che comporranno la valutazione finale dell’allievo.

FORMARE E VALORIZZARE LE PROFESSIONALITÀ DELL’INSEGNANTE
Per far fronte alla sfida che li aspetta, gli insegnanti avranno sicuramente bisogno di un piano di formazione da realizzarsi in collaborazione con USR, università, associazioni professionali e terzo settore. Tale piano dovrò essere in grado di:

  • Aiutare i docenti a riflettere sulla attività di didattica a distanza svolta, non solo rispetto alle soluzione tecniche e tecnologiche, ma soprattutto nella ricerca di nuove strategie didattiche per l’erogazione della didattica in forma mista.
  • Contribuire a formare i docenti ad una modalità di conduzione delle attività curricolari ed extrascolastiche nel “dopo Covid-19”, che non potrà replicare schemi assunti dal passato.
  • Sostenere il lavoro dei docenti volto a connotare in senso inclusivo la ripresa delle attività didattiche in presenza (o in forma mista), tenendo conto anche dei soggetti in condizioni di disagio sociale e dei soggetti con disabilità e bisogni specifici.

Questo impegno richiederà, naturalmente, un confronto con le associazioni sindacali, per riconoscere e valorizzare l’impegno profuso dai docenti in questo periodo, anche in termini contrattuali.

c.s.

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