Ponderano. Allarmante monito dei medici biellesi su pensionamenti a “quota 100” e laboratorio analisi

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Due temi molto importanti per la Sanità biellese sono stati trattati nel corso di una conferenza stampa che si è svolta oggi pomeriggio, lunedì 11 marzo, nella sala consiliare del Comune di Ponderano. Da un lato il rischio che nel giro di pochi anni il territorio viva un’emergenza legata alla carenza di medici, sia di base che ospedalieri, a causa dei pensionamenti volontari propiziati dalla cosiddetta “quota 100”; dall’altro, non meno importante per le ricadute sulla salute pubblica, il ridimensionamento del Laboratorio Analisi incardinato nel nosocomio di Ponderano a “vantaggio” dell’Ospedale Maggiore di Novara, che però non ha né le strutture, né le professionalità e tanto meno le apparecchiature all’avanguardia di cui invece già dispone il “Degli Infermi”.

Mentre il primo punto afferisce ad un problema di programmazione, che è regionale in quanto competenza delegata (in omaggio al principio costituzionale di sussidiarietà), ma anche sistemico e quindi nazionale, il secondo affonda le radici in un opinabilissimo convincimento dell’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta. Opinabilissimo convincimento, si diceva, poiché almeno apparentemente sovverte i criteri sui quali dovrebbe fondarsi l’azione amministrativa, ovvero efficacia, efficienza ed economicità.

Relatori, oltre al sindaco “di casa”, Elena Chiorino, il dottor Franco Ferrero, presidente dell’Ordine dei Medici di Biella, e il dottor Umberto Bosio, presidente della Federazione Sanitari Pensionati. Già più volte il primo cittadino di Ponderano ha chiesto ai colleghi di stilare e sottoscrivere un documento congiunto per segnalare alla Regione Piemonte e, per il tramite dell’assessore Saitta che preside a Roma il tavolo tecnico della Conferenza Stato/Regioni per la Sanità, al governo le criticità di cui abbiamo accennato poc’anzi senza ottenere attenzione e interesse. La Conferenza dei sindaci biellesi sembra proprio non volerci sentire, quando la richiesta di audizione in Assemblea di Saitta potrebbe invece essere un primo punto, importante, di partenza “per capire quali siano le sue intenzioni al di là degli spottoni elettorali”, ha affermato Elena Chiorino. D’altra parte, la salute dei cittadini, per definizione, non dovrebbe (qui il condizionale è d’obbligo) avere colore politico.

I numeri e le statistiche riferite da Ferrero e Bosio sono effettivamente allarmanti. Si va dal cosiddetto “imbuto formativo” che preclude l’accesso alla professione ai 15mila medici che in tutto il Paese non riescono ad accedere alla specialità per assenza delle borse di studio necessarie, all’invecchiamento dei professionisti della salute biellesi, sia in ambito ospedaliero (dove su un totale di 311 medici, il 27% di loro ha un’età compresa tra i 60 e i 67 anni) che tra i medici di base (qui, su 121 in attività, sono ben 63 quelli inclusi nella forbice anagrafica 60/67).

Una delle possibili soluzioni al problema è stata individuata dal dottor Ferrero nella Case della Salute, cioè quelle strutture complementari al nosocomio e sparse sul territorio che attualmente, nel Biellese, garantiscono un’apertura di due sole ore die. Inoltre, queste strutture potrebbero alleggerire il gravoso carico di lavoro del Pronto Soccorso, almeno nel caso delle prestazioni sanitarie più semplici.

Allo stesso modo, “rinsaldare i rapporti di collaborazione tra ospedale e università potrebbe dare la possibilità agli specializzandi di completare il loro iter formativo anche nelle strutture periferiche. Il tutto – ha assicurato il dottor Ferrero – nel rispetto delle esigenze di salute della popolazione”. Altro tema avvilente sollevato da Ferrero è quello del “caporalato” dei medici, che “dal punto di vista etico è assolutamente inaccettabile”, cioè di quei medici chiamati “a gettone” per fare fronte alle carenze di organico. “In Piemonte, ormai da tre anni, esistono delle società di reclutamento, simili ad agenzie interinali”, ha ricordato il sindaco Chiorino.

Quanto al demansionamento del laboratorio analisi dell’ospedale, che oggi occupa circa 40 persone tra medici, amministrativi e OSS, oltre a 27 tecnici, “questa decisione regionale è una spina nel cuore” ha sottolineato il dottor Umberto Bosio. “Il nostro laboratorio, storicamente, è un punto di riferimento non solo per l’ospedale ma anche per il territorio, se si considera che la maggior parte dei referti arriva in giornata e spostare il 60% circa della refertazione sull’hub di Novara vorrebbe dire spezzare questa virtuosa collaborazione tra medico e paziente, da un lato, e laboratorio analisi dall’altro. Il tutto senza considerare l’aggravio dei costi per la logistica del trasporto dei campioni. C’è forte preoccupazione e perplessità sulla garanzia che il materiale biologico trasportato arrivi integro e ben conservato, di conseguenza utilizzabile, a destinazione per non dover ripetere l’esame con disagio del paziente e ulteriori spese per il servizio sanitario. Senza contare che nel nostro quadrante, il Nord Est, ha nel nostro ospedale le attrezzature più all’avanguardia e il personale più motivato e qualificato”, ha concluso Bosio.

Su questo argomento, la proposta del sindaco Chiorino è quella di fare in modo che la Regione individui nel laboratorio analisi del “Degli Infermi” l’hub di riferimento per il quadrante Piemonte Nord-Est.

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