La lectio magistralis del Covid-19. Stavamo soffocando la nostra dimensione umanistica

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“La vita è una faccenda terribilmente seria mai dominabile, una coperta troppo corta, sabbia che ci scivola tra le dita; non la teniamo mai in pugno: è sempre lei a tenere in pugno noi! Ci chiede sempre più di quanto possiamo, e noi non siamo onnipotenti… La tragedia dell’uomo sta tutta qui! (S.Freud)

Che cosa ci sta insegnando in queste settimane il Covid-19?

La situazione che stiamo vivendo sembra surreale, il mondo si è fermato e domina un silenzio fatto di pensieri, e ci si rende conto che esistere non è sufficiente a vivere. Fino a pochi giorni fa ci siamo creduti potenti, trionfava l’egoismo e non ci rendevamo conto che ci stavamo perdendo, e superando i limiti.

Questa guerra al Covid-19, ci sta togliendo tanto ma ci ha fatto “un dono prezioso”, forse l’ultimo per noi che nella frenesia della vita avevamo dimenticato o addirittura perso. Ci ha regalato il tempo per pensare, per guardare dentro e intorno a noi tutto quello che stavamo soffocando: la nostra dimensione umanistica.

Dobbiamo renderci conto che la vita è veramente fragile e unica!

E così dobbiamo riconsiderare il valore di certi gesti, se pur piccoli: un abbraccio, un bacio, una stretta di mano che davamo magari per scontati e ai quali magari attribuivamo poca importanza.

E allora i sogni diventano di nuovo semplici: passeggiare, camminare in montagna, fare sport, stringere i nostri cari, sentire il profumo delle fioriture primaverili, viaggiare, ma più di tutto… Vivere.

Come diceva il filosofo Hegel: “Il negativo è sempre anche positivo”.

A volte, forse, ci vogliono delle situazioni al limite, come il Covid-19, per far capire all’umanità che deve fermare la corsa al materialismo e capire quali sono le vere priorità che danno vero valore alla vita.

In questi giorni, mi chiedo spesso: quando sarà tutto finito saremo veramente diversi? Da questa situazione drammatica, ne usciremo migliori? Avremo acquisito consapevolezza di noi stessi e il valore delle persone che ci circondano, della vita, dell’ambiente, del mondo?

O basteranno pochi giorni o settimane per tornare quelli di prima accantonando questa lezione costata la vita a moltissime persone? Apprezzeremo l’essenza e non la superficialità?

Secondo me, anche se difficile, dobbiamo cercare di essere un pochino ottimisti per superare questo momento e non ammalarci anche mentalmente. Dobbiamo avere pazienza, chiunque in questo momento sente la mancanza di qualcuno o qualcosa come la libertà, la vita che avevamo prima con la sua routine eccetera, e aspettare che la natura faccia il suo corso.

Cogliamo gli errori e rimediamo scovando dai meandri della nostra memoria vecchi valori. Voglio essere ottimista e convincermi che è possibile vivere meglio di prima, se da questa “guerra” avremo imparato le giuste lezioni, come cittadini, come umanità in generale.

Dobbiamo imparare anche per onorare nel modo migliore possibile tutte le vittime di questa grande guerra. Facciamolo ora prima che sia veramente troppo tardi!

Concludo invitandovi a riflettere maggiormente anche attraverso le parole del filosofo Umberto Galimberti: “In preda a una nuova solitudine, dovremo fare i conti con una visione più precaria della vita, dove siamo meno immortali. Saremo costretti, infatti, a stare sempre di più con noi stessi e con la nostra famiglia. Finirà l’epoca dell’eccesso, quella degli influencer, perché quando c’è in pericolo la vita, la salute, emergono valori che avevamo rimosso. Potrebbero esserci dei cambiamenti migliorativi: una depurazione dal sovraccarico di superficialità che ha caratterizzato questo secolo e una fortificazione dei legami affettivi. Non credo che saremo più soli, quanto “diversamente soli”. L’umanità ha sempre saputo gestire le difficoltà. Ce lo insegna la storia e i conflitti mondiali che hanno caratterizzato il Novecento. Adesso siamo in una fase di cambiamento epocale. Da circa un secolo, infatti,  l’umanità non ha subito cambiamenti significativi e ora si trova ad affrontare qualcosa di epocale. Che prima o poi arrivasse era prevedibile, anche se nessuno poteva immaginare che sarebbe stata un’epidemia a cambiare le nostre vite, forse per sempre.”

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