La Biella che Piaceva. Al voto, al voto e… “l’invasione degli ultrasindaci”

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Siamo sempre più vicini al voto e i candidati biellesi ormai sono lanciatissimi verso la volata finale, tra promesse, slogan, visite guidate, propaganda, che a confronto il pranzo con gli architetti di Aiazzone pare una cafonata.

Ormai non abbiamo un attimo di pace, ti prendi due ore per andare a comprare le calze al mercato e ti becchi Rinaldi con il suo stand Honesto, fai due passi ai giardini schivando bottiglie di birra e ti imbatti nei RUSPAnti Corradino-boys a fotografare panchine e degrado, passaggi per via Italia perché ami la solitudine e ti ritrovi le tasche piene di volantini di Gentile (quanti alberi sprecati…). La brigata Cavicchioli, invece, punta tutto sulla città, sulle viabilità, sulla Cul-tura e sulla candidatura Unesco… Ma con calma, senza patemi, e quale simbolo migliore per questa Amministrazione lenta… di una bella lumaca gigante? Neanche noi avremo potuto pensarla così bene.

Per fortuna Pizzi l’ha presa con più filosofia, così tanta che ne abbiamo perso le tracce, o forse siamo noi che ci siamo nascosti troppo bene, esausti da tanto fastidioso livore.

A parole, comunque, tutti hanno la soluzione in tasca ai mali che ci affliggono, il problema sarà poi riuscire a mantenere tutte queste promesse, ma non sarà un problema perché passato l’attimo, pochi ricorderanno quanto detto e ci sarà solo un cambio ai vertici del disagio.

Tra qualche mese ci ritroveremo detrattori e sostenitori a parti inverse, pronti ad avallare o criticare tutto e tutti, e Biella, nel mezzo, a vivere come ieri, come oggi e sicuramente come domani.

Non è cambiando l’allenatore che la squadra comincia a vincere, perché se i giocatori sono svogliati e demotivati non ci sarà niente e nessuno in grado di smuoverli, l’importante però sarà non smettere di tifare, e intanto i negozi continuano a chiudere.

LBCP

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