Giornata della Memoria. Scuola: il Liceo Scientifico “Avogadro” non dimentica l’orrore dell’Olocausto

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La follia collettiva di un’intera nazione diventa orrore quando si rivolge non solo contro sei milioni di ebrei, zingari, omosessuali, “diversi” ma anche, e soprattutto, contro i propri figli. Così la Germania nazista, quello che all’epoca era considerato il Paese più avanzato/evoluto d’Europa, mandò a morte 300mila bambini, ragazzi e adulti.

Semplicemente perché erano disabili o malati di mente. Perché erano considerati un peso, sia per le casse dello Stato, che per quelle dei contribuenti. Questa era la propaganda. La realtà, invece, era un’altra: nella mente malata di un uomo, quei suoi connazionali sfortunati intaccavano la purezza della razza…

Il dirigente Dino Gentile

TRECENTOMILA tedeschi furono strappati alle loro famiglie con la scusa di una “cura pericolosa” ma che avrebbe potuto guarirli. Karel Stojka, sopravvissuto ad Auschwitz scrisse: “Non sono stati Hitler o Himmler a deportarmi, a picchiarmi, a uccidere i miei familiari. Furono il lattaio, il vicino di casa, il calzolaio, il dottore, a cui fu data un’uniforme e credettero di essere la razza superiore”.

Ecco, i dottori, appunto. I medici di base. Cinquecento medici di base, diffusi capillarmente su tutto il territorio tedesco, furono i “passacarte” della morte. Loro e le ostetriche, non complici ma esecutori materiali della cosiddetta “Action T4”.

Perché se a casa tua arriva uno sconosciuto a chiederti di consegnarli tuo figlio disabile, forse non glielo dai. Ma se arriva il tuo medico di base, maledizione, di lui ti fidi…

Lo ha ricordato questa mattina, al Liceo Scientifico “Amedeo Avogadro” di Biella Battista Saiu, presidente del Circolo culturale “Su Nuraghe”, nel corso dell’incontro organizzato da dirigenza e docenti dell’Istituto per commemorare con gli studenti la Giornata della Memoria. A maggior ragione quest’anno, poiché ricorrono i 75 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz.

La mattinata della Memoria è stata aperta dal dirigente scolastico Dino Gentile che, oltre a dare il benvenuto alle tante autorità locali presenti (c’era anche il sindaco Claudio Corradino), ha letto i saluti arrivati via missiva da più parti. Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, con un videomessaggio, ha voluto inviare a studenti e a colleghi biellesi un saluto e un attestato di vicinanza.

Tanti i contributi che hanno riempito il ricco programma orchestrato dalla sapiente “bacchetta” del professor Fabrizio Scanzio. Non a caso si è scelta la metafora del direttore d’orchestra, perché la musica ha avuto un ruolo principale, non da semplice comparsa o corollario.

Musica per sottolineare le parole di Liliana Segre (con i ragazzi della scuola media “Nino Costa” di Chiavazza accompagnati dal prof Enrico Strobino), musica per ri-arrangiare “La canzone del bambino nel vento” di Guccini (bravissimi i due studenti dello Scientifico che con chitarra e voce l’hanno eseguita).

«La memoria ci obbliga a combattere con forza tutti gli atti che oggi contrastano la dignità umana», ha sottolineato, in chiusura, il Vescovo di Biella Mons. Roberto Farinella.

Al Piazzo l’epilogo della mattinata con la commemorazione dei sei biellesi morti nei campi di concentramento. I loro nomi sono incisi su una targa. Lì è stato deposto un vaso di fiori, mentre le donne di “Su Nuraghe”, che indossavano i loro costumi tipici, hanno portato riso e grano in onore di quelle innocenti vittime dell’umana follia.

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