Il servizio di assistenza domiciliare a cura della Fondazione Clelio Angelino, inizialmente riservato ai pazienti ematologici, è ormai presente sul territorio biellese da 26 anni. Il miglioramento dello stile di vita e il conseguente allungamento della relativa aspettativa, hanno determinato l’incremento della porzione di popolazione con età avanzata; si tratta di soggetti “fragili” che per ragioni sociali o condizioni fisiche precarie hanno difficoltà ad accedere alle cure ambulatoriali o in regime di day hospital.
Da queste considerazioni nasce il dovere di garantire loro una qualità di vita dignitosa con assistenza e cure a domicilio, a vantaggio non solo del singolo ma anche a supporto di familiari e caregiver.
La recente emergenza pandemica da SARS-CoV-2 ha reso oltremodo manifesto il ruolo cruciale e l’importanza sociale della continuità assistenziale sul territorio anche per anziani e non sufficienti: da ciò si ispira la volontà e l’impegno della Fondazione di estendere l’attività assistenziale domiciliare anche a tali pazienti, rispondendo al loro fabbisogno di cure in un ambiente confortevole e familiare.
I dati sono eloquenti: da gennaio 2021 a dicembre 2021 il team della Fondazione, costituito dalla dr.ssa Vanitha Giovenali, responsabile dal 2020 ma in servizio dal 2005, specializzata anche in cure palliative, dalla dr.ssa Federica Cavaglià e da due infermieri professionali, Rocco Ruffa e Lucia Costamagna, ha garantito sul territorio circa 1600 prestazioni domiciliari (600 visite mediche, circa 1000 visite infermieristiche) comprensive di prelievi ematici di controllo e finalizzati ai test pre-trasfusionali oltre alla effettuazione di n. 502 unità (globuli rossi concentrati e concentrati piastrinici).
Tra i servizi offerti dalla Fondazione vi è anche un percorso di assistenza psicologica a sostegno di pazienti e familiari lungo tutto il percorso della malattia con lo scopo di mitigare quel senso di impotenza e solitudine correlati alla malattia stessa.
«La nostra attività sul territorio – spiega la dottoressa Giovenali – consente di ridurre significativamente le visite e le permanenze in ospedale del paziente oncoematologico, fragile, anziano o non autosufficiente e di ovviare ai disagi organizzativi ad essi connessi. Le cure e le terapie di supporto erogate al domicilio hanno per il paziente un minor impatto emotivo e sono spesso meglio accettate. Per i pazienti, inoltre, il rapporto dedicato e continuativo con un infermiere e un medico rappresenta un valore aggiunto non solo sotto il profilo sanitario: di fatto si instaura un rapporto di fiducia e di empatia, determinanti per affrontare la malattia in un clima sereno e disteso. Laddove necessitino altri approcci assistenziali in funzione dell’evoluzione infausta della malattia, il personale della Fondazione interviene attivamente con il graduale affidamento al Servizio di Cure Palliative».
«Nel 2021 – aggiunge Giovenali – oltre alla consolidata integrazione della Fondazione con alcune unità operative dell’Ospedale di Biella (il Servizio di Ematologia, il Servizio di Medicina Trasfusionale, il Laboratorio Analisi) abbiamo collaborato con il servizio USCA, garantendo anche ai pazienti Covid positivi di proseguire la terapia trasfusionale a domicilio e lontano da tutte le restrizioni indotte dalla pandemia».
c.s.