Covid-19. Una riflessione profonda su quale futuro avranno, se ce l’avranno, la nostra società e il Paese

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Se davvero la sofferenza impartisse lezioni, il mondo sarebbe popolato da soli saggi. E invece il dolore non ha nulla da insegnare a chi non trova il coraggio e la forza di starlo ad ascoltare. (Sigmund Freud)

In questi giorni in cui telegiornali e social avvelenano la mente, e il sangue, di priorità riviste, è aumentata maggiormente la consapevolezza di alcune cose e tutto ciò porta inesorabilmente a riflettere anche sul senso del futuro.

Che cosa ne sarà del nostro Paese, del mondo, delle nostre vite e di noi?

La situazione che stiamo vivendo sembra surreale, il mondo si è fermato e domina un silenzio fatto di pensieri, e ci si rende conto che esistere non è sufficiente a vivere. Fino a pochi giorni fa ci siamo creduti potenti, trionfava l’egoismo e non ci rendevamo conto che ci stavamo perdendo, superando i limiti. Adesso più che mai è giunto il momento di riflettere maggiormente, e vi invito a farlo attraverso le parole del filosofo Umberto Galimberti.

«Il cambiamento imposto dal Coronavirus sembra una sofferenza difficile da sopportare, anche se l’umanità ha superato di molto peggio. Succede perché ci troviamo nella condizione in cui tutta la nostra modernità, la tutela tecnologica, la globalizzazione, il mercato, insomma tutto ciò di cui andiamo vantandoci, ciò che in sintesi chiamiamo progresso, si trova improvvisamente a che fare con la semplicità dell’esistenza umana. Siamo di fronte all’inaspettato: pensavamo di controllare tutto e invece non controlliamo nulla nell’istante in cui la biologia esprime leggermente la sua rivolta. Dico leggermente, perché questo è solo uno dei primi eventi biologici che denunceranno, da qui in avanti, gli eccessi della nostra globalizzazione».

«Sono trent’anni che il Paese non è governato: accorgerci ora che abbiamo cinquemila letti in terapia intensiva quando la Germania ne ha 28 mila, scoprire che le carceri sono in subbuglio e che è possibile scappare sui tetti, ammettere adesso che andavano costruite altre strutture perché i detenuti potessero vivere in condizioni almeno vivibili; è il conto che stiamo pagando per essere stati distratti, per non aver preteso una guida vera. Per non parlare del debito pubblico: un macigno che si farà ancora più pesante per sopperire alle difficoltà economiche di questi mesi. È questo il limite, reale. E se lo troveranno davanti soprattutto i giovani, che al momento sembrano non morire con la stessa velocità e intensità dei vecchi: poi toccherà a loro, se non si ammalano, continuare a esistere in questo mondo».

«Un quarto della popolazione italiana è estremamente fragile: il virus lo ha dimostrato. Moriremo per inefficienza. Quando potrà risollevarsi l’animo umano? E come? Il degrado è stato significativo. Secondo me l’animo umano era più all’altezza di queste situazioni all’epoca dei nostri nonni, quando la fatica e la penuria e la povertà erano le condizioni della solidarietà. Nelle società opulente abbiamo sviluppato invece l’egoismo, perché ci era consentito, non avendo più bisogno del nostro prossimo. Che l’umanità occidentale sia a perdere mi sembra evidente: siamo costretti in casa con le nostre scorte alimentari e il nostro letto caldo, l’unica pena che ci è inflitta è non poter uscire. Siamo il popolo più debole della Terra, il più assistito dalla tecnologia: se manca la luce per dodici ore andiamo nel panico…»

Queste parole molto critiche sul nostro tempo ma piene di ragione, saggezza e lungimiranza fanno molto riflettere. Ci vogliono veramente delle situazioni limite, come quella che stiamo vivendo con l’emergenza sanitaria del Covid-19, per far capire all’umanità che deve fermare la corsa al materialismo e capire quali sono le vere priorità che davvero danno valore alla vita?

Non si può far a meno di medici e infermieri, di una sanità che funzioni.

Non si può fare a meno della scuola, di una scuola in carne ed ossa, di uomini e donne a cui affidare in parte la crescita civile dei nostri figli.

Non si può fare a meno di una classe politica di valore che sappia gestire quotidianità ed emergenze.

Sinceramente, ci accorgiamo solo ora di quale sia la natura umana? Piena di contraddizioni? Di giochi di potere? Che tutto ruoti attorno al denaro e di come questo abbia deciso molte delle nostre paure, della felicità e la tristezza di un intero pianeta per troppo tempo? Di quanto danno facciamo, da più di cent’anni, alla terra?

Sono convinta che fino a quando il mondo sarà gestito dal potere e dai soldi non cambierà nulla! Molti di noi vorrebbero la pace, la serenità, la giustizia, l’equità, ma alla fine se ci pensate bene siamo un gregge che non riesce a divincolarsi da un cappio che ci stringe continuamente la gola!

Dobbiamo renderci conto che il sapere, la cultura, l’educazione, il confronto, il buon gusto e il senso civico sono il fondamento per la vita! Davanti abbiamo un’Italia miseramente sfasciata da politici uniti da un unico obiettivo: il proprio benessere economico.

Debiti, tasse, taglio della sanità… siamo un Paese in cui la corruzione politica e amministrativa trionfa, burocrati che gestiscono l’apparato statale per mantenere il potere di pochi a scapito dell’efficienza di tutta la Nazione.

Stiamo andando velocemente alla deriva o forse ci siamo già arrivati. Prendiamone atto, tutti e subito prima che sia veramente troppo tardi. Ricordiamoci che come disse Sant’Agostino: “Tu dici che sono tempi difficili. Vivi correttamente e cambierai i tempi”.

“Un’epidemia è il sogno del tiranno. Tutti diventano obbedienti per propria volontà… Se le persone non trovano quel che desiderano, si accontentano di desiderare quello che trovano”. (Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista argentino)

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