Covid-19. “Una lezione speciale”: riscoprire il valore e l’importanza della gratitudine, la più grande delle virtù

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“La gratitudine è non solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre”. (Cicerone)

Gratitudine: dal latino gratitudo, sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o un favore ricevuto e di sincera, completa disponibilità a contraccambiarlo.

Essere grati significa anche apprezzare le molte cose meravigliose che si trovano nel mondo.

Nella vita quotidiana e nella nostra società si sente purtroppo sempre meno qualcuno che ringrazia. La gratitudine non esiste più. Non ringraziano i bambini, non ringraziano gli adulti, non ringraziano nemmeno gli anziani, anzi, alcune volte si dimostrano anche sgarbati e viziati, come e più dei giovani.

Cosa significa essere grati?

Il filosofo Cicerone ha definito la gratitudine come la madre di tutte le virtù.

La gratitudine è aprirsi all’altro, offrire la possibilità di fare e ricevere del bene. Essa permette di realizzare amicizie durature, è la base per vivere in armonia ed è capace di rendere più umana la nostra esistenza.

Per molti, invece, la gratitudine è quel sentimento che provano quando ricevono un favore o un regalo.

Secondo il filosofo Tommaso d’Aquino la gratitudine è una realtà umana estremamente complessa, tanto da doverla articolare su tre livelli: “La gratitudine si compone di diversi gradi. Il primo consiste nel riconoscere (ut recognoscat) il beneficio ricevuto; il secondo consiste in lodare e render grazie (ut gratias agat); il terzo consiste in retribuire d’accordo con le possibilità e secondo le circostanze più opportune di tempo e luogo”.

È nei momenti di difficoltà, proprio come quello che stiamo vivendo con l’emergenza sanitaria a causa del Covid-19, che si comprende la potenza della gratitudine.

Cosa rappresentano un paio di mesi se rapportati ad una vita intera? Poco, forse niente.

Molte volte alcuni passano senza rendercene conto altri, invece, vorremmo non finissero mai. Sta di fatto che il tempo passa ed ogni pagina che strappiamo dal calendario rappresenta un pezzo di vita andato, pieno di nuove consapevolezze ed esperienze, che non tornerà più.

Il tempo, però, non esiste in natura. È stato creato dall’uomo per delineare meglio ciò che è stato e ciò che sarà e proprio per questo motivo, da ormai due mesi, è come se si fosse fermato. Oggi è come ieri e sarà esattamente come domani e dopodomani.

È assurdo, perché mai avrei creduto di poter vivere pagine di storia che, un giorno, i miei figli e nipoti, dovranno studiare. Credevo che la guerra fosse relegata al desiderio di espansione territoriale ed economica di alcune nazioni e non avrei mai pensato che un semplice quanto invisibile virus avrebbe monopolizzato il destino del mondo e del tempo di ognuno di noi.

Nel dizionario della mia vita la parola quarantena è diventata sinonimo di riflessione. Ed è proprio in un giorno qualunque che nasce questa mia riflessione sulla gratitudine.

È proprio delle piccole cose – “un martedì noioso, una semplice passeggiata, una corsetta al parco, un caffè in compagnia” – che molti sentono maggiormente la mancanza in questo momento. Sospetto che quando questa pandemia sarà passata e le cose saranno tornate alla normalità proveremo una nuova gratitudine per questi piccoli piaceri, anziché darli per scontati.

Di cosa essere grati? Anche delle attività più semplici: poter fare una doccia, oppure poter scegliere cosa mangiare a cena. Dunque, impariamo ad esprimere gratitudine ai nostri genitori che ci hanno donato la vita, per il posto in cui viviamo, per avere una casa, per la bellezza che ci circonda, per la natura e i suoi spettacoli che ci offre, per le persone che sono al nostro fianco, ma più di ogni altra cosa dobbiamo essere grati del dono che ci è stato fatto: il dono della vita.

Questo è il momento, più che mai, in cui siamo chiamati ad essere grati e a diventare amanti della vita.

La gratitudine è amore, grandissimo amore. A volte ci dimentichiamo di quello che abbiamo, della fatica che ci è costata conquistarlo e dell’emozione che ci ha dato ottenerlo.

Il mio consiglio è quello di non dare per scontate le nostre fortune. In generale tendiamo a non essere consapevoli di quanto siamo fortunati. Avere un letto, un tetto e del cibo sono un’aspirazione per molte delle persone con cui condividiamo il pianeta. D’altro canto, molti di noi vivono talmente assorti nella loro comodità che pensano di meritarla.

Nella maggior parte dei casi sono stati i nostri genitori e nonni ad aver vissuto tempi difficili. Hanno lottato per avere ciò che noi oggi diamo per scontato. Sono un esempio di costanza e perseveranza, e meritano tutto il nostro orgoglio e rispetto.

Per questo le nostre prime parole di gratitudine si rivolgono alla loro costanza. Sono convinta che tutte le persone riconoscenti possiedono un grande cuore.

Per il filosofo Seneca “è così grande il piacere che si prova nell’incontrare un uomo grato, che vale la pena rischiare di non essere un ingrato.”

Praticare la gratitudine può contribuire alla nostra felicità perché ci rende più consapevoli di quanto siano belle le nostre vite. 

Una semplice passeggiata consapevole, ovvero passeggiare con calma, ascoltando i propri passi, in un parco, in un bosco, in montagna immersi nella natura (ma anche in città) osservando con attenzione e “occhi nuovi” ciò che vi circonda può aiutarvi a sviluppare la gratitudine.

Essere vivi è di fatto una gioia per la quale dovremmo rendere grazie ogni mattina.

“Alziamoci e ringraziamo, perché se non abbiamo imparato molto oggi, almeno abbiamo imparato poco, e se non abbiamo imparato poco, almeno non ci siamo ammalati, e se ci siamo ammalati, almeno non siamo morti; dunque, siamo tutti grati.” Buddha

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