Covid-19. Case di riposo e strutture residenziali per disabili rischiano di diventare bombe a orologeria

0

Rischiano di trasformarsi in bombe ad orologeria. Pericolosissime. Case di riposo, RSA (Residenze sanitarie assistenziali) e strutture residenziali per disabili vivono l’emergenza Covid-19 con un misto di angoscia, agitazione e paura (se non panico, in alcuni frangenti).

Nel Biellese, la situazione è abbastanza nota, ampiamente documentata dai giornali, ma la dimensione del problema, ovviamente, valica i confini provinciali per raggiungere, quantomeno, la portata regionale. Ecco perché ben nove associazioni di categoria che rappresentano dirigenza e personale, congiuntamente, hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata ad Alberto Cirio Presidente della Regione Piemonte, a Luigi Genesio Icardi, assessore alla Salute e a Chiara Caucino, assessore alle Politiche della Famiglia.

La richiesta urgente è quella di colmare un vuoto normativo che si è creato a seguito dell’emanazione dei vari provvedimenti per il contenimento della diffusione di Covid-19, sia a livello centrale (D.L. 9 marzo 2020, n. 14), sia a livello decentrato sulla base dei poteri riconosciuti in materia di sanità alle Regioni.

Per ovviare a questa difficile situazione, che – lo ribadiamo – non afferisce alla corretta interpretazione delle norme, quanto alla mancanza di “copertura” normativa a garanzia del settore, la prima richiesta avanzata dai firmatari del documento è quella di avere un loro rappresentante al tavolo dell’Unità di crisi regionale.

In considerazione della tipologia di utenza particolarmente fragile, ma anche a tutela degli operatori che all’interno delle strutture prestano servizio, si chiede inoltre di individuare puntualmente e tenere assolutamente distinte le strutture Covid da quelle residenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali.

Infine, di effettuare a tutti gli ospiti in ingresso e provenienti dagli ospedali il tampone che possa accertare la loro negatività al Covid-19.

Paola Garbella è la referente biellese dell’Associazione di categoria dei direttori e segretari generali delle RSA piemontesi: «La nostra è un’emergenza nell’emergenza. Le RSA sono le strutture che più hanno risentito dei tagli economici. La politica, senza distinzione di colore, non si è accorta del valore socio-sanitario delle nostre strutture, anche a protezione/filtro di quelle ospedaliere. L’impoverimento, nel nostro settore, parte dall’aspetto organizzativo: mancano OSS e infermieri. I primi perché non si fanno più (o se ne fanno pochissimi) corsi di formazione, mentre i secondi già da tempo, non certo per la pandemia, sono stati destinati agli ospedali. Inoltre, a differenza delle strutture ospedaliere, non abbiamo protocolli per fronteggiare emergenze di questa portata».

«Le RSA sono bombe a orologeria – continua la referente dell’Associazione ARIA Piemonte -, che rischiano di esplodere da un momento all’altro. La stragrande maggioranza delle strutture piemontesi (sono oltre 700, ndr) ospita residenti gravemente non autosufficienti e molto anziani. Cosa succede con il nostro personale dipendente? Finché gli operatori socio-sanitari riusciranno, come stanno facendo, a lavorare con grande generosità, professionalità e impegno riusciremo a contenere i danni, ma appena anche solo una parte di loro sarà costretta a casa dalla quarantena, non so proprio come ne verremo fuori… Cosa faremo, chiameremo l’esercito? In questo momento stiamo letteralmente navigando a vista, viviamo alla giornata».

«Fino a qualche anno fa, in Regione, c’era un tavolo tecnico permanente con i nostri rappresentanti, ora non esiste più. Da oltre quattro anni a questa parte chiediamo che le nostre istanze vengano prese in considerazione, ma ci troviamo nella situazione assurda in cui, ad oggi, non sappiamo nemmeno chi sia il nostro referente politico a livello regionale. Il nostro settore è completamente scoperto», conclude Paola Garbella.

Condividi:

Commenti chiusi