Community School tira le somme. Venerdì 23 a Cittadellarte incontro tra i 47 partner per fare il bilancio di fine progetto

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Aiutare bambini e ragazzi a immaginarsi fra dieci anni, con le radici ben affondate nel territorio in cui stanno crescendo: è stato fin dall’inizio uno degli obiettivi di Community School, il progetto nato nel gennaio del 2019 per fornire al territorio strumenti per frenare la povertà educativa e riuscirci creando, appunto, una comunità.

Dopo due anni e mezzo, più del previsto perché la pandemia ha dilatato i tempi e costretto a rimodulare piani e interventi, è il momento di tirare le somme: con più di 3mila minori raggiunti almeno una volta e coinvolti nelle varie iniziative. Significa che più di un quinto della popolazione della provincia nella fascia di età 5-14 anni è entrata in contatto con Community School.

Il resto del bilancio sarà analizzato venerdì 23 luglio a Cittadellarte, casa della Fondazione Pistoletto e teatro di alcune delle attività di questo periodo. Se cementare una comunità era un traguardo da realizzare, le 47 realtà che hanno aderito fin da subito saranno tra le protagoniste dell’appuntamento finale.

«Ma non vogliamo che tutto si esaurisca ora: abbiamo seminato perché il lavoro possa continuare», sottolinea Roberta Bacchi, coordinatrice di Community School per la cooperativa sociale Tantintenti, capofila del progetto selezionato dall’impresa sociale Con i bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Le somme, si diceva, discendono anche da un’analisi che Poliste, che ha contribuito alla stesura del progetto e coordinato i tavoli di lavoro, ha svolto tra i partner stessi: il 95% degli intervistati ha affermato che le attività hanno contribuito a raggiungere nuovi risultati, per la metà dei quali inattesi rispetto alle aspettative del 2019.

Innovazione, solidarietà, empatia, collaborazione, inclusione, competenza sono state le parole chiave con cui hanno descritto più di due anni di impegno comune. «Essere riusciti a mettere insieme un numero alto di partner dalle caratteristiche così eterogenee è senza dubbio un successo – prosegue Roberta Bacchi -. Allo stesso modo lo è stato aver creato un metodo e un modello educativo, che ha fatto da filo conduttore per tutti coloro che hanno partecipato e che, prima, hanno contribuito a costruirlo. Lo abbiamo messo a disposizione di tutti coloro i quali vorranno utilizzarlo, definendolo con una logica costruttiva e codificabile. Per questo non ha la pretesa di essere rigido e “finito” ma aperto all’evoluzione, ai cambiamenti e agli obiettivi da ottenere».

L’educazione non formale è entrata, grazie a Community School, nelle scuole, nelle famiglie e anche nelle case, nei mesi del lockdown, «spaziando dai corsi di calligrafia a iniziative come “Bimbi in rete” – ricorda Roberta Bacchi -, con cui abbiamo aiutato gli scolari e i loro genitori ad avere a che fare con internet in modo corretto e sicuro», un tema diventato di stretta attualità con la didattica a distanza che ha catapultato tutti davanti a un monitor.

Allo stesso modo luoghi ben diversi dalle aule sono diventati perfetti per imparare, dalla culla dell’arte contemporanea alla Fondazione Pistoletto alla natura intrisa di storia e tradizioni di Oasi Zegna e Trappa.

«Tutto questo fa parte dello sforzo – conclude Bacchi – per ridefinire la traiettoria che parte dalla scuola e approda al mondo del lavoro e alla società, così come la Academy che abbiamo aperto a insegnanti ed educatori per provare a lasciare loro idee per un metodo di lavoro diverso. Abbiamo tracciato una strada e sappiamo che si proseguirà ancora, anche al termine del progetto. Abbiamo camminato insieme a iniziative simili come EduFabLab o Skilland, che pure hanno avuto il sostegno di Con i bambini. E presto diventerà realtà Cascina Oremo, che diventerà luogo dell’educazione, dell’orientamento e dell’integrazione nel Biellese».

c.s.

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