“Biella nel cuore”: dopo gli omini di Haring, un murale per rilanciare il centro storico

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Nell’entroterra sardo esiste un paese che ha saputo ridisegnare la sua storia e tracciare la nuova geografia del suo presente (e del suo futuro) diventando la “capitale nazionale” dei murales. Orgosolo è un borgo composto da poco più di una mancitata di case che sembrano state “gettate” come semi nel cuore della Barbagia.

Un luogo che ha saputo ricrearsi un’identità dopo gli anni dell’Anonima Sequestri per prendersi il posto, ormai riconosciuto a livello planetario (e imitato da altri, come nella migliore tradizione delle vicende umane) di patria del muralismo italiano.

Facendo le debite differenze, il concetto artisico è assolutamente mutuabile: anche a Biella, perché no? Mentre ad Orgosolo il primo di oltre 150 murales oggi presenti sulla facciate delle case risale alla fine degli anni ’60 (per mano di un collettivo anarchico denominato “Dioniso”), a Biella uno dei primissimi è stato svelato agli occhi della collettività laniera sabato scorso 7 settembre.

Si tratta di un’opera (che non possiamo definire “d’arte”, sarebbe una forzatura eccessiva) che sprizza colore e allegria, ravvivando una parete prima grigia e scrostata in via Vescovado, all’ingresso della galleria “Leonardo da Vinci”. Un progetto che nasce dall’idea propulsiva di un gruppo di commercianti della zona, trainati in quest’insolita avventura da Roberto Franco.

Il 17 luglio scorso, dopo alcuni incontri e qualche tentennamento fisiologico (siamo pur sempre a Biella), è nata l’associazione che dà veste giuridica al coraggioso manipolo di negozianti: “Biella nel cuore”. Da lì, tutta una serie di inizitive, tra le quali spicca quella più recente – tutti l’abbiamo apprezzata – degli omini di Keith Haring appesi a fili metallici che galleggiano sulla testa dei passanti. E sempre da lì prende vita il progetto-murale.

«Tutto è nato da una mail che ho inviato ai commercianti della via – ricorda il titolare del negozio Franco Sport – nella quale chiedevo loro un incontro per provare a trovare una soluzione alla nostra comune situazione lavorativa, che oggi è diventata davvero pessima. All’epoca ero appena rientrato da un bellissimo viaggio in Malesia ed ero stato in una città, Penang, in cui avevo visto tutti questi murales, e altre opere in ferro battuto, mappati a beneficio dei turisti. Con i colleghi abbiamo quindi creato con un gruppo su WhatsApp e siamo partiti con la prima iniziativa, quelle delle magliette appese ai fili metallici e sospese lungo la via». 

Poi è stata la volta delle sagome di Harigh: «Sì, è stata un’idea di Cinzia Zaghi (titolare di un altro negozio in via Vescovado, ndr), e tramite i ragazzi di Crea abbiamo trovato chi potesse intagliarli nel polistirolo. Ognuno di noi ha contribuito come poteva, in base alle proprie possibilità». 

«La nostra idea è quella di creare occasioni non solo per noi commercianti del centro ma anche per la nostra città – precisa -. Prendiamo ad esempio il valore degli immobili che a Biella è letteralmente crollato: se riusciamo a far rivivere il centro storico, con esso è possibile che torni a nuova vita anche il patrimonio immobiliare. Con il murale abbiamo pensato di realizzare un qualcosa che possa rimanere nel tempo, a differenza di altre iniziative altrettanto valide che però hanno il limite della stagionalità o comunque una durata predefinita».

«Tra noi commercianti – conclude Roberto Franco – è nata una bella amicizia, perché ci siamo dati una mano a vicenda nella convinzione comune che debba prevalere il nostro spirito di sopravvivenza: in qualche modo ci stiamo giocando il nostro futuro lavorativo, e anche quello dei nostri figli. Più di una volta mi sono chiesto “ma chi me lo fa fare?” e la risposta che mi sono dato è che non si può fare altrimenti. Per questo, ad un certo punto, lancia in resta, ho preso il coraggio a quattro mani e ho dato vita a questa associazione».

 

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