Biella. Inaugurata la stele per le “Madri Costituenti” Nilde Iotti e Tina Anselmi in Provincia, Corradino e/o i suoi ancora una volta assenti

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Ancora una volta assenti ingiustificati. Non hanno prodotto nemmeno uno straccio di certificato medico… A Biella, capoluogo laniero ormai lontano dagli antichi fasti, succede che davanti alla sala consiliare della Provincia venga inaugurata una stele dedicate a due donne italiane che hanno fatto parte dell’Assemblea costituente: Nilde Iotti e Tina Anselmi.

C’erano gli studenti di alcune scuole biellesi, i loro docenti e dirigenti (una volta li chiamavamo presidi), qualche sparuto sindaco (l’Amministrazione provinciale, ovviamente, aveva invitato alla cerimonia tutti i primi cittadini del territorio), c’era il padrone di casa, il presidente della Provincia di Biella, Emanuele Ramella Pralungo, c’era l’ANPI Biella, con il presidente, Gianni Chiorino, c’era l’Associazione Pericle, rappresentata da Rita de Lima, e c’era anche VocidiDONNE, con la presidentessa Marina Deandrea.

Una sorta di aperitivo delle celebrazioni per la ricorrenza del 25 Aprile? Sì, ma solo in parte. Ieri, in Provincia, si parlava soprattutto di Costituzione repubblicana. Certo, quella nata dopo i disastri provocati dalla guerra, dall’occupazione nazista e dal ventennio fascista. Ma si parlava di suffragio universale, della prima volta in cui le donne, nel 1946, sono state ammesse al voto. Per scegliere tra monarchia e repubblica, ma anche per designare “i padri e le madri” costituenti.

Italiane (solo ventuno) e italiani che hanno scritto la nostra Legge Fondamentale, quella che ancora oggi, dopo 75 anni, costituisce la stella polare del nostro Stato di diritto.

Possibile che Re Claudio, indaffaratissimo con i suoi spin doctor per la campagna elettorale 2024 appena ripartita, non avesse nessuna delle sue assessore disponibili da delegare per un evento dedicato alle donne?

No, non ci crediamo. La mesta realtà è che, ancora una volta, quando si parla di Costituzione (la stessa sulla quale hanno giurato al momento di insediarsi), quella Carta nata dalla fine della barbarie nazifascista, loro, semplicemente non ci sono.

Non è proprio nel loro DNA, non fa parte del loro humus culturale. La accettano, obtorto collo, perché fa comodo, quando fa comodo, ma al di là di quello non gliene frega assolutamente nulla.

E non è una questione di genere: è che da quella parte lì, uomini o donne che siano, quando non si tratta di provare a riscrivere la storia a loro uso e consumo, semplicemente cambiano marciapiede. Meglio non incontrala certa gente. Meglio voltarsi dall’altra parte, cosa gli importa delle “madri costituenti”?

Dovevano starsene a casa, quelle, a fare le mogli, le madri, a generare figli per la patria, mica a scrivere leggi con gli uomini. Quelle Leggi che ancora dopo 75 anni fanno fatica a riconoscere come Fondamentali… ma che permettono anche a loro dire (spesso, peraltro, non si possono nemmeno sentire…) e fare (o non fare).

In una parola di essere LIBERI.

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