Biella. Contro la Dad una lettera aperta dei genitori alla giunta Cirio: il passaparola viaggia sulle chat di Whatsapp

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Continua la mobilitazione delle famiglie biellesi contro la Dad e quindi per la riapertura delle scuole. Dopo le manifestazioni, flash mob, incontri spontanei o come meglio li si vuole definire (dal momento che ci è stato fatto presente che quella di domenica scorsa in piazza Martiri NON era una manifestazione…), da questa mattina viaggia sulle chat di Whatsapp il testo di una lettera aperta che le famiglie possono sottoscrivere utilizzando un apposito modulo creato su Google.

La missiva è indirizzata al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, all’assessore all’Istruzione Elena Chiorino e alla collega di giunta Chiara Caucino, assessore alle Politiche della Famiglia, dei Bambini e delle Pari Opportunità. Per conoscenza, il documento sarà trasmesso anche all’Ufficio scolastico regionale e a quello provinciale.

Il tema scuola è sicuramente fondante, e trova tutto il nostro appoggio. Gli studenti, non solo quelli biellesi e piemontesi evidentemente, sono tra le “categorie” che hanno pagato il prezzo più caro di questa pandemia. Una didattica a distanza che acuisce le disuguaglianze sociali e che isola i nostri ragazzi proprio in un momento cruciale della loro formazione. Senza voler entrare nel merito delle competenze, pesantemente compromesse da un metodo d’insegnamento che nasce come emergenziale ma che ormai, nell’ultimo anno, è diventato preponderante.

Non a caso il bistrattato ex ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina si è battuto fino alla fine del suo incarico per garantire agli studenti di ogni ordine e grado le lezioni in presenza.

Ecco di seguito il testo della missiva che viaggia sugli smartphone di mamme e papà con un veloce tam tam, propiziato dalle tante chat che riuniscono genitori e famiglie degli studenti biellesi.

A seguito dell’attivazione della Didattica a Distanza nelle scuole di ogni ordine e grado, disposta dalla Regione Piemonte a partire dal 15 marzo 2021, sono emerse numerose problematiche che toccano bambini e ragazzi, oltre alle loro famiglie. Si tratta di questioni già note da tempo, sollevate in manifestazioni, incontri, lettere aperte di associazioni di genitori di tutto il Piemonte e dell’Italia intera, e che qui riprendiamo solo brevemente:

– Famiglia: la Dad mette in difficoltà in quanto sono necessari spazi, dispositivi, connessioni; anche chi ha figli piccoli non sempre può usufruire dei permessi lavorativi, ha nonni disponibili o riesce a trovare una baby-sitter e questo penalizza soprattutto le donne, che in molti casi sono costrette a lasciare il lavoro.

– Bambini e ragazzi: i dati dimostrano che la Dad comporta perdite significative nell’apprendimento e nella socialità, e di conseguenza sono in aumento disturbi psicologici di vario genere, mentre le competenze si riducono, con danni personali, sociali ed economici a medio e lungo termine.

– Scuole e personale scolastico: le scuole si sono attivate fin dall’estate 2020 per stilare rigidi protocolli per il contenimento della diffusione del virus; ingenti risorse sono state investite nei piani di sicurezza, in particolare nel progetto “Scuole sicure”, e lo sforzo del personale è stato costante. Questo ha reso le scuole luoghi sicuri, in cui si conciliano relazioni umane, conoscenza e sicurezza. La loro chiusura comporta anche gravi sprechi.

– Differenze: la chiusura delle scuole acuisce le disuguaglianze sociali e di genere: le famiglie svantaggiate sono sempre più in difficoltà a garantire l’istruzione a i figli, mentre le donne spesso sono costrette a lasciare il lavoro per seguire la famiglia. Inoltre, i ragazzi italiani risultano particolarmente svantaggiati rispetto a i loro coetanei dei Paesi europei, dove le scuole sono state tra gli ultimi luoghi a chiudere e i primi a riaprire.

Queste problematiche sono evidenziate da numerosi studi di ricercatori ed enti istituzionali internazionali, ma la chiusura delle scuole è stata sempre la strategia preferenziale delle istituzioni per il contenimento delle infezioni, senza tener conto dei disagi e dei disturbi anche gravi che ne conseguono.

Pertanto, noi sottoscritti, genitori della provincia di Biella, chiediamo:
– la pronta riapertura almeno degli istituti comprensivi, che sono scuole di prossimità territoriale già pronte a seguire i protocolli nazionali e di scarso impatto sui trasporti pubblici;
– la revisione delle norme che prevedono l’automatica chiusura delle scuole, senza tener conto del numero effettivo dei contagi;
– di incentivare la possibilità di organizzare lezioni all’aperto, che consentano di tenere aperte le scuole anche nelle zone rosse;
– iniziative mirate per il recupero didattico, emotivo, relazionale, sociale, psicologico dei bambini e dei ragazzi, che consenta di collaborare per rimediare ai danni creati dall’isolamento e dalla distanza.

Un intero anno è trascorso dallo scoppio della pandemia in Italia: bambini e ragazzi, con le loro famiglie, sono stati penalizzati da chiusure continue o a singhiozzo e ancora oggi sono rinchiusi in casa, demoralizzati e privi di fiducia, mentre molte attività restano permesse.

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