Biella. Casa Lions, dove operatori e ospiti battono l’ansia da Covid-19 con la “terapia” del sorriso

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C’è una bolla, in via Milano a Biella, dove quella barriera trasparente e invisibile costruita per tenere fuori il coronavirus sembra più spessa e impenetrabile che mai. Se la quarantena, l’isolamento, le limitazioni ai movimenti sono pesanti per chiunque, è facile immaginare quanto siano gravosi per gli ospiti di Casa Lions, la residenza gestita dalla Cooperativa Sociale Tantintenti per aiutare quattordici persone disabili a integrarsi nella società.

Quella società, però, è fuori dal cancello verde perennemente chiuso. E dentro la prima necessità è spiegare, aiutare, spegnere il fuoco dell’ansia e della paura. «A volte si ha la sensazione di essere in gabbia – racconta Nadia Bonino, un’operatrice sociosanitaria della struttura di Chiavazza -. E la retorica dell’andrà tutto bene suona stonata».

Eppure le mani si stringono, gli abbracci si serrano, le parole rasserenano. E la via per superare i mesi difficili è segnata dallo stare insieme, dall’aiutarsi, una delle missioni di Casa Lions fin dalla sua nascita: «Qualche giorno fa – spiega ancora Nadia Bonino – una delle persone arrivate da poco ha osservato: “Mi stupisce la familiarità che c’è tra voi operatori e noi ragazzi”. Questa frase fotografa quello che fa di Casa Lions un posto particolare: siamo una squadra compatta e andiamo tutti nella stessa direzione, con gli stessi obiettivi e rafforzati da un affetto reciproco che è palpabile».

È questa la forza che sta facendo superare le difficoltà: dal non poter uscire, all’impossibilità di ricevere visite dai parenti per non violare la bolla di sicurezza, al doversi guardare solo negli occhi perché il resto del viso è coperto dalla mascherina. «Per gli ospiti – sottolinea l’operatrice – è complicato elaborare informazioni e decifrare il linguaggio tecnico dei telegiornali, ma noi cerchiamo di essere chiari e trasparenti nella comunicazione. Agli obiettivi educativi e assistenziali che hanno sempre caratterizzato il nostro lavoro si è aggiunto quello prioritario della protezione e la soglia di attenzione è altissima. Questo fa sì che non ci sia più soluzione di continuità tra la nostra vita privata e quella professionale. La responsabilità nei confronti dei nostri ragazzi è aumentata enormemente. Tutti i nostri comportamenti al di fuori di Casa Lions possono avere conseguenze all’interno. Lo sforzo che stiamo facendo è quello di gestire l’ansia legittima e trasformarla in atteggiamenti positivi e rassicuranti».

Per questo sotto le mascherine si intuiscono spesso i sorrisi: «Si continua ad aver voglia di ridere insieme e anche di festeggiare. Non si può più andare a mangiare la pizza? Non importa, la pizza può venire da noi. Ed è buona lo stesso. Ci “stringiamo” gli uni agli altri e, quando tutto ciò sarà passato, scopriremo di essere usciti ancora più forti e uniti». Per questo il lenzuolo con l’arcobaleno e lo slogan “Andrà tutto bene” è rimasto appeso anche al balcone di Casa Lions. In quel caso non è per nulla retorica…

c.s.

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