Alcune considerazioni sul Sushic, il ristorante più cool (piaccia o meno) dell’estate biellese

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È la moda del momento, il locale più cool di Biella, piaccia o meno. C’è chi è pro e chi è contro, ma da quando ha aperto, il Sushic è diventato subito una gallina dalle uova d’oro per chi lo gestisce. Fenomeno peraltro abbastanza tipico in un sonnacchioso capoluogo di provincia come il nostro.

Quante volte, negli anni, abbiamo visto locali aprire e fare subito il botto, poi “sgonfiarsi” e svuotarsi con la stessa velocità? Non si contano. E forse è fisiologico. La novità del momento ti porta in quel determinato posto, poi, dopo un po’ (un anno o due) ne apre un altro che a sua volta diventa meta fissa dei curiosi e del gregge. La novità, appunto…

Tipicamente biellese è anche lamentarsi sempre e comunque. A volte le lamentele sono totalmente immotivate, ma – si sa – nel DNA locale è stato isolato un frammento riconducibile alla voce “mi lamento dunque sono”. Altre volte, invece, le critiche sono giuste, o quantomeno circostanziate.

Nel caso del Sushic, da alcune settimane è in corso la solita “guerra intestina” tra chi ne parla bene e chi ne parla male, tanto che, per avere un minimo di cognizione di causa, siamo andati a provare.

E allora, proviamo a soppesarli, i pro e i contro.

Pro
Cominciamo dal locale, ovvero dalla sua estetica. E qui, assolutamente nulla da eccepire. Anzi. Bello!!! Curato, particolare, piacevolmente onirico nella zona centrale. Come dire?, molto… chic. Per Biella, senz’altro una chicca.

 Passiamo al cibo. Anche qui, nulla da dire: ottimo. La qualità è davvero notevole! Un po’ di locali che offrono lo stesso tipo di cucina etnica li abbiamo girati, e non solo a Biella. Quindi, se in città voglio andare a mangiare un sushi di livello, lì so di poterlo trovare. Già questo dovrebbe sgombrare il campo da tutta una serie di critiche e/o semplici rimostranze.

Della serie. Se voglio andare a pranzo o a cena fuori e voglio mangiare bene, so che al Sushic faccio centro.

Contro 
Molti si sono lamentati per il prezzo. Non siamo d’accordo. Sia in ragione della qualità (vedi sopra) che per il semplice fatto che, come in tutti i ristoranti che adottano la formula “all you can eat”, il prezzo è esposto chiaramente all’esterno del locale.

In poche parole, appena metti piede dentro, sai già di che morte devi morire. Dopodiché, se ti scoli 28 birre (cinesi, giapponesi o…), oppure pasteggi a prosecco, beh, quello è un problema tuo. Sei solo tu a conoscere la reale capienza del tuo portafoglio (visto che si può pagare solo in contanti perché il pos è fuori servizio, ma ne parleremo più avanti).

Attesa. Nel weekend (noi siamo andati di sabato sera) il ristorante è strabordante di gente. Quindi, anche se si può entrare solo su prenotazione, può capitare di dover aspettare qualche minuto all’esterno (vedi misure anti Covid). Non stiamo comunque parlando di attese bibliche. Quindi, se vogliamo, questo punto potrebbe essere tranquillamente neutro, cioè in una categoria ad hoc: né pro, né contro.

Veniamo al servizio. Il personale è gentile, di poche parole, ma professionale. È il sistema che lascia un po’ interdetti. Ci spieghiamo meglio: se si è in due, non c’è problema. In linea di massima si sa cosa si è ordinato e quando arrivano le portate non dovrebbe essere particolarmente complesso capire chi ha ordinato cosa. Ma se si è in dieci, beh, lì è un problema: arrivano piatti a raffica e i/le camerieri/e non sanno chi ha ordinato cosa. Quindi, al limite, ti dicono il nome del piatto (sul menù sono contraddistinti da lettere e numeri), ma non hanno la più pallida idea di chi lo abbia ordinato.

E, sempre in considerazione della formula “all you can eat”, non è proprio intuitivo ricordare il nome di – esempio – sette portate. Quindi, se i commensali sono tanti (e noi facevamo parte di una tavolata decisamente numerosa), l’organizzazione diventa davvero molto approssimativa. Molte “comande” non arrivano proprio, o arrivano piatti diversi da quelli ordinati.

Nel caso di portate difformi rispetto all’ordine effettuato, non è stato quasi mai possibile capire il motivo del qui pro quo. Solo una volta ci è stato detto che quel determinato piatto era esaurito. Per il resto un “grande boh”

Abbiamo assaggiato anche il dolce. Posto che non c’era più molta scelta a causa dell’ora (erano da poco passate le 22.45), abbiamo avuto modo di apprezzare un dessert squisito.

Poi, con la pancia più o meno piena a seconda della buona o cattiva sorte, si va alla cassa. Qui si segnalano alcune criticità. Non è possibile, in un locale del genere, non poter pagare con carta o bancomat perché “fuori servizio”.

Balle, il pos è fuori servizio almeno da un paio di settimane abbondanti. E per sostituirlo, un pos, o anche solo per fare un contratto con la banca per averlo, non ci vuole tutto questo tempo.

Siamo biellesi, ma non stupidi. Si parla tanto di abbassare la soglia del contante, poi si va al ristorante e ti viene detto che puoi pagare solo in contanti. Mah… NON CI SIAMO.

Non solo, se non lo chiedi espressamente, non ti viene rilasciato nemmeno lo scontrino. Anche qui, NON CI SIAMO. Ma proprio per niente. Quando siamo stati ospiti del Sushic, siamo usciti dal locale intorno alla mezzanotte. Abbiamo chiesto lo scontrino e, scorrendolo, abbiamo appreso, basiti, che era solo il numero 26 di una serata in cui, come accennato, il locale era letteralmente strapieno.

In definitiva, non ci sentiamo di bocciare il ristorante. Alcuni aspetti sono sicuramente perfettibili, il prezzo non è assolutamente esagerato e, come detto, la qualità c’è. Quanto agli scontrini, basta chiederli (e non lamentarsi se non lo fanno, loro ci provano, non sono i primi e non saranno certo gli ultimi).

Speriamo piuttosto che, prima o poi, la proprietà del locale decida che è arrivato il momento di mettere a disposizione della clientela un servizio pos, senza aspettare che, magari, sia la Finanza a farglielo presente…

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