Tik Tok finisce sotto la lente d’ingrandimento del Garante: “Poca tutela della privacy dei minori”

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Italia capofila nella tutela dei dati personali in rete. Secondo il Garante tricolore della privacy sarebbero numerose e reiterate la violazioni del social network più amato dai giovanissimi. Tik Tok è la moda del momento, una piattaforma che permette di caricare e scambiare brevi video musicali amatoriali.

La contestazione mossa dal Garante italiano non ha precedenti in Europa, e apre, di fatto, un fronte che potrà estendersi qualora altri Paesi del Vecchio Continente dovessero decidere di adottare le stesse “contromisure” a tutela dei loro piccoli connazionali.

A gennaio di quest’anno sono partite le prime verifiche del Garante, che peraltro ha tentato di coinvolgere nell’iniziativa di controllo tutti i Paesi UE, ma a quasi un anno di distanza, e nel silenzio delle altre Nazioni europee, l’Italia ha ritenuto di procedere “in solitaria” con l’istruttoria a carico dal social cinese, a maggior tutela dei nostri minori.

È proprio questo il punto. Per il Garante sono quattro i punti critici nella tutela della privacy da parte di Tik Tok: 1) l’autorizzazione dei genitori per i minori di 14 anni è facilmente aggirabile, basta inserire al momento dell’iscrizione una falsa data di nascita. In assenza di filtri, “Tik Tok non impedisce ai più piccoli di iscriversi, né verifica che vengano rispettate le norme italiane sulla privacy” 2) l’informativa sulla privacy fornita agli utenti è standardizzata, quindi non adatta ai minori, che per il tipo di linguaggio utilizzato nel testo non sono in grado di comprendere appieno quali rischi corrono in rete 3) Uso opaco dei dati: in poche parole, i tempi di conservazione delle informazioni sensibili non sono certi “rispetto agli scopi per i quali vengono raccolti” 4) L’impostazione predefinita dei vari profili è pubblica, con “massima visibilità dei post”, mentre, al contrario, le norme attualmente in vigore richiedono che all’utente venga sempre concessa “la possibilità di scegliere se rendere o meno accessibili i dati personali a un numero indefinito di persone”.

Già nel corso del 2019 il gigante cinese che controlla la piattaforma è stato multato dagli USA per 5.7 milioni di dollari perché “pur sapendo che i bambini stavano usando l’app, ha continuato a non richiedere il permesso dei genitori prima di raccogliere nomi, indirizzi e-mail e altre informazioni personali”.

In Italia è stata l’Associazione di tutela dei consumatori “Altroconsumo” a segnalare il socia network al Garante per la privacy dopo aver verificato che anche nel nostro Paese la normativa sulla cyber security era facilmente bypassabile.

Chiamata in causa, Tik Tok ha replicato dichiarando di “non concordare con diversi aspetti dell’analisi e su alcune conclusioni” dell’istruttoria del Garante italiano. Ora, la società cinese proprietaria della piattaforma ha 30 giorni per chiedere un’audizione e rispondere alle contestazioni formulate.

In ogni caso, l’eventuale sanzione pecuniaria, benché molto salata, non andrebbe di sicuro a scalfire la solidità delle casse di Tik Tok, se è vero, come sostiene l’agenzia Reuters, che nel corso del 2019 il social network ha fatturato la bellezza di 1.5 miliardi al mese…

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