Seab. Rossetto e il CdA sgomberano il campo: “Il piano di salvataggio regge solo se Biella torna a Tari e c’è l’aumento di capitale”

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Il presidente di Seab spa, lo ha ripetuto più volte, quasi urlandolo ai quattro venti, ché la grinta non gli manca, ma evidentemente c’è ancora qualcuno che non ha capito, o non ha colto. Non è dato sapere, però, quale sia il motivo di questo deficit cognitivo, o semplicemente uditivo.

In ogni caso, e a scanso di ulteriori equivoci e fraintendimenti, Luca Rossetto e il suo CdA hanno ritenuto di dover convocare un’apposita conferenza stampa (si è tenuta oggi pomeriggio all’Hotel Agorà), perché – si sa – repetita iuvant.

«Seab spa – ha spiegato il presidente Rossetto, quasi sillabando – non è un’azienda da risanare, perché è già in via di risanamento. La situazione ad oggi evidenzia una liquidità di 2.3 milioni di euro a fronte dei 190mila del 2019. Con una gestione attenta e rigorosa, di tipo manageriale, abbiamo ridotto i costi generali del 2% su un volume di 20milioni all’anno. I Comuni pagano con maggiore puntualità e per la chiusura del bilancio stimiamo un utile di circa 90mila euro, con accantonamenti per 2.1 milioni. I miglioramenti sono evidenti e, sia chiaro, nessuno di noi del CdA sta qui aggrappato alla poltrona».

Il 19 febbraio è la deadline per il salvataggio della municipalizzata che si occupa della raccolta rifiuti nel Biellese. Quel giorno, infatti, è l’ultimo utile per consegnare al tribunale il piano concordatario: «Il 19 febbraio la partita si chiude. O inizia», ha sottolineato il presidente dell’azienda partecipata.

«A me e al CdA, fin da quando abbiamo ricevuto l’incarico, sono state chieste due cose: 1) salvare Seab 2) salvarla mantenendola in mano pubblica – chiarisce Rossetto –. Noi stiamo cercando di fare questo. E la sfida, per tutti noi, ha un forte potere motivazionale. Sia chiaro, non vogliamo tagliare servizi ai Comuni ma standardizzare le procedure per raggiungere maggiori economie di scala. Il nostro piano di salvataggio è solidissimo, ma non sta in piedi senza il passaggio a Tari dei Comuni che sono passati a Tarip. In particolare, la condicio sine qua non è il ritorno a Tari del Comune di Biella».

Altra condizione indispensabile è la famosa ricapitalizzazione, che non può essere utilizzata per il pagamento dei creditori ma che sarebbe fondamentale, ad esempio, per investimenti tecnici necessari e urgenti come il rinnovo del parco mezzi, ormai obsoleto e costosissimo in termini di manutenzioni, per le quali, ha precisato Rossetto, «spendiamo un milione di euro all’anno».

In buona sostanza, se le due condizioni poste dall’attuale CdA di Seab spa verranno soddisfatte, credibilmente, non solo si riporterà l’azienda in bonis, ma si potranno onorare il 100% dei debiti privilegiati e oltre il 70% di quelli chirografari, ovvero non muniti di garanzie.

Altra questione spinosa, quella degli insoluti. Sono già stati recuperati 900mila euro e dal primo di febbraio partirà una campagna di recupero massivo affidata a società esterne. Il Consiglio d’Amministrazione presieduto da Luca Rossetto è riuscito anche a liberare risorse attraverso l’ottimizzazione dei carichi fiscali (dal momento che in Italia anche le società che non fanno utili sono soggette a tassazione), con un risparmio di 840mila euro d’imposte, ma anche, molto più banalmente, richiedendo il recupero delle accise sui carburanti (altri 84mila euro), cosa che negli anni precedenti nessuno aveva mai fatto.

Ancora. Si è lavorato anche sul versante sicurezza dei lavoratori, sul piano ferie, sulla verifica della corrispondenza tra quanto fatturato dai fornitori e le prestazioni effettivamente erogate. Non finisce qui: «Ci sono ancora margini di miglioramento, perché la lista delle cose da fare è più lunga di quelle fatte, ovviamente per motivi di tempo e di priorità», assicura il presidente.

E se lo spauracchio dei biellesi è l’aumento esponenziale delle bollette, anche su questo punto c’è stata una netta e argomentata smentita sia da parte di Rossetto che da parte dell’avvocato Andrea Basso, in quanto gli aumenti previsti per i prossimi anni fino al 2024 sono agganciati al tasso di inflazione. Mentre è vero che nel 2020 la tariffazione è stata ritoccata notevolmente al rialzo, soprattutto per i Comuni a Tarip (anche per questo si veda alla voce insoluti).

Tra le “corbellerie”, così le ha derubricate Luca Rossetto (adombrando che il termine corretto da utilizzare sarebbe altro, e meno educato), che si sono sentite e lette c’è quella secondo cui l’aumento di capitale servirebbe a pagare i debiti di Biella e Cossato, o che andrebbe perduto nel caso in cui Seab spa dovesse fallire: FALSO!

L’aumento di capitale verrà utilizzato solo ed esclusivamente per finanziare investimenti (esempio, il rinnovo del parco mezzi e per la riapertura della discarica di Masserano). E la partecipata verrà ricapitalizzata solo previa omologa (cioè accettazione) del piano concordatario, non prima. Qualora il concordato non passasse, nulla verrebbe richiesto ai Comuni.

Al contrario, il danno derivante dal fallimento di Seab è, crediamo, ormai noto a tutti. L’azienda cadrebbe inevitabilmente in mano privata (dal momento che non si può interrompere un pubblico servizio come la raccolta dei rifiuti) con un conseguente aumento, questa volta sì, delle tariffe in bolletta, con la riduzione del personale (oggi sono 220 i dipendenti) e con tutte quelle penalizzazioni, anche nella qualità del servizio erogato, che fanno da spartiacque tra una gestione in house e una in mano privata, dove, ovviamente, il privato ha tutto l’interesse del mondo a massimizzare i profitti. Costi quel che costi.

 

 

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