Scrittori emergenti. Edoardo Dantonia ci presenta Giulia Coppa, autrice… altruista

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Giulia Coppa è un’autrice biellese che ha deciso di condividere la propria esperienza e il proprio talento con chi ancora non conosce l’editoria e le difficoltà ad essa connesse. Giulia, a un quarto di secolo, ha cioè deciso di non pensare solo a scrivere libri, ma anche di aprire un blog che fosse d’ispirazione per scrittori emergenti come lei e desse largo respiro alla letteratura, alla filosofia e alla storia. Oggi cerchiamo di addentrarci un po’ nel suo mondo.

Hai sempre saputo che avresti scritto?

Decisamente sì. Fin da piccola avevo le idee piuttosto chiare. Ad esempio all’età di otto anni scrissi una poesia in rima baciata dedicata alle montagne che circondavano casa mia, in particolare il Mucrone. Dopodiché mi sono dedicata a creare sempre nuovi racconti utilizzando i personaggi Playmobil. A quel punto mi sono detta che avrei dovuto pubblicare un libro il prima possibile.

Direi che ci sei riuscita con La Gloria del Sangue

In realtà avrei voluto pubblicare prima dei diciottanni. A quindici anni feci infatti un disegno, una cartina con tanto di nomi di città, fiumi, laghi e via dicendo. Questa sorta di mappa mi ha ispirata a scrivere una storia sulla terra che avevo creato, ma purtroppo o per fortuna è rimasta incompiuta (per ora). In effetti la mia prima opera ad essere pubblicata è stata proprio La Gloria del Sangue, con Booksprint Edizioni nel 2016, poi con Europa Edizioni un anno dopo (casa editrice con la quale collaboro tuttora).

Il 30 aprile è invece uscito un altro libro, Memorie di Taenelies: è collegato a La Gloria del Sangue?

No. L’unica cosa che condividono è il genere, perché si tratta sempre di fantasy. Per il resto, Memorie di Taenelies – I Soli di Artchana è il primo romanzo di una saga, scritta a quattro mani con Eric Rossetti. È il classico “cappa e spada” in cui intervengono tematiche inerenti la spiritualità e la magia, con influenze mitologiche di vario genere. Nel tempo della narrazione convergono eventi del passato con una concatenazione di causa-effetto e con sviluppi legati alla crescita dei personaggi trasportati da un destino che appare loro ineluttabile.

Ma tu non ti limiti solamente a scrivere, vero?

Sarebbe troppo comodo scrivere e basta. Un anno fa circa ho deciso di creare un blog, The Melted Soul, per parlare di ciò che mi piace: letteratura, storia, filosofia eccetera. Dopodiché ho deciso di aprire una sezione dedicata a scrittori emergenti come me, per offrire a tutti la possibilità di far conoscere la propria opera. Ciò avviene attraverso una recensione alla quale annetto un’intervista con domande a caldo, cioè fatte un istante dopo aver finito di leggere il libro in questione. Questo per non farmi influenzare troppo da appunti, critiche, ripensamenti e via dicendo. Insomma, credo che seguire l’istinto permetta di porre le domande giuste.

Mi pare di capire che il mercato editoriale su questo fronte sia manchevole, se pensi sia necessario fare tutto questo…

Dal punto di vista di una scrittrice emergente, due anni fa non sapevo come muovermi. E anche collaborando con una casa editrice, non si può pensare di scrivere e basta: la responsabilità di un’opera è per sempre, non finisce cioè nel momento in cui si firma un contratto o si vede il proprio titolo tra i primi posti di qualche classifica. Non solo, bisogna avere una volontà e una dedizione tali da essere consapevoli che si tratta di una crescita continua, di sapere che non si smette mai d’imparare. Ogni libro è a sé, è una cosa nuova: bisogna trattarlo come se fosse il primo e l’unico in cui infondere tutta la propria bravura. Molti autori emergenti si sentono lasciati soli nella post-pubblicazione, hanno cioè bisogno di visibilità ma non sanno come fare, come agire sul lungo termine, come non avere timore di superare la prima pubblicazione e tanti altri piccoli aspetti che riguardano sia il rapporto con i potenziali lettori sia il rapporto con sé stessi, anche in una componente di timore nei confronti della critica.

Quindi che consiglio daresti a un autore emergente?

Di non avere paura poiché la competizione è naturale. Bisogna contare tantissimo sul proprio talento, continuando ad esercitarsi a studiare e leggere per affinare la propria tecnica, migliorare lo stile e non concentrarsi sul mettersi in mostra: per farsi pubblicità c’è sempre tempo. Lo scrittore deve soprattutto rendersi conto che il suo essere scrittore è una luce sempre accesa, un bel vestito che non si consuma mai. Non ci si toglie mai la “divisa” da scrittore, non è un lavoro con orari e turni.

Concludendo, come ti vedi da qui a un futuro non troppo lontano?

Mi vedo con almeno due o tre pubblicazioni nell’arco di un paio d’anni, ma anche impegnata nelle recensioni e come editor, beta-reader e proof-reader. Si tratta di molta carne al fuoco… sarà di sicuro una bella grigliata.

Edoardo Dantonia

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