Piazza sobria, ordinata, composta. Biella manifesta contro restrizioni anti Covid nel rispetto della salute di tutti

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Una manifestazione silenziosa, perfetto stile “made in Biella”. Tanta gente, tanti biellesi si sono dati appuntamento, con un tam tam via social network, in piazza Vittorio Veneto alle 16 di oggi pomeriggio, domenica 1 novembre 2020, per dire “sottovoce” che non ci stanno alle decisioni del governo Conte e del Comitato Tecnico Scientifico. Ok la salute, ma serve anche il lavoro.

Una manifestazione sobria, rispettosa, garbata, caratteristiche tipiche dei biellesi, incise nel DNA laniero. Un modo come un altro per sentirsi uniti, per esserci ed essere “comunità con la C maiuscola”, come ha affermato dal palco Claudio, uno degli organizzatori, in apertura.

Una manifestazione quasi spontanea, senza simboli, etichette, colori né appartenenze politiche. Una sola voce per chiedere attenzione alle istituzioni locali, regionali, nazionali. Manifestare è un diritto sacrosanto di tutti e se lo si esercita nel rispetto delle regole (più volte gli organizzatori hanno chiesto dal palco il rispetto delle distanze e l’uso corretto della mascherina!), anche le forze dell’ordine possono stare ad ascoltare le testimonianze di chi, emozionato, si alterna al microfono.

Lavoratori, gente comune. Da Nora, madre di famiglia e cantante, quindi lavoratrice dello spettacolo/intrattenimento a Ivana, passando per Claudio, che abbiamo citato poc’anzi, titolare di una palestra e via così. Diritto di parola a tutte le categorie professionali colpite dall’ultimo Dpcm.

«La nostra volontà non è quella di contestare un’epidemia – è stato il messaggio letto in apertura di flash mob -, né uno schieramento politico né un credo, ma ci auguriamo un equilibrio in termini di salvaguardia della salute e del lavoro, con controlli mirati in tutti i settori, effettuati però nell’ottica della prevenzione e non della repressione. Quindi si rivendica il diritto al lavoro ma anche, e soprattutto, alla salute. Si vuole sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi e sulla gravità degli eventi che stiamo attraversando, in piena solidarietà con chi è impegnato in prima linea, dal personale medico e sanitario alle forze dell’ordine. Un pensiero anche alle famiglie che hanno perso i loro cari a causa della pandemia».

«Quando si parla dello slogan che abbiamo scelto, “SCELGO DI VIVERE rischiando di NON MORIRE, piuttosto che NON VIVERE rischiando DI MORIRE”, spieghiamo innanzitutto che il verbo “morire” non indica solo la morte come fine della vita, ma la chiusura alla vita. Una chiusura alla vita che ci porterà inevitabilmente ad un impoverimento economico, sociale ed emozionale. Il nostro pensiero è rivolto prima di tutto ai bambini e agli anziani. Ai bambini perché dobbiamo chiederci come questa emergenza si ripercuoterà sul loro futuro, e agli anziani come persone fragili. Siamo qui legati soprattutto dall’amicizia, in umiltà, perché siamo una piccola realtà calata in qualcosa di grosso, troppo grosso. Ma l’importante è esserci e far sentire la nostra voce».

Alla manifestazione di oggi hanno aderito in tanti, ma non tutti. C’è chi, come Luigi Apicella, ad esempio, pur condividendo il punto di vista di chi è sceso in piazza, già nei giorni scorsi aveva espresso un certo scetticismo in termini di utilità pratica. «Non andrò in piazza a Biella a protestare, le piazze ora come ora servono a poco, se non a creare assembramenti e tensioni, a dare visibilità alla “sardina di turno” che, alla fine, verrà messa sott’olio da pescatori ben più navigati. È il palazzo che questa volta deve dare risposte concrete, serie ed immediate, non la piazza», aveva scritto il titolare della Pizzeria La Lucciola.

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