Montagna e filosofia. D’inverno, pericoli oggettivi e soggettivi: spesso prudenza ed esperienza non bastano

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“A cosa serve la previdenza? Il pericolo non si lascia mai vedere per intero”. (Goethe)

Nonostante i ripetuti appelli alla prudenza, ogni stagione invernale conta diverse tragedie che coinvolgono “escursionisti della domenica”, scialpinisti , freerider, ciaspolatori ma anche “esperti” frequentatori della montagna.

Andare in montagna in inverno, specialmente fuori dai percorsi battuti, è sicuramente un’esperienza molto affascinante quanto emozionante ma anche pericolosa, soprattutto per le insidie che si possono presentare.

Il buon senso, la prudenza e l’esperienza spesso non bastano.

La prudenza è l’atteggiamento cauto ed equilibrato di chi, intuendo la presenza di un pericolo e prevedendo le conseguenze dei suoi atti, si comporta in modo tale da non correre inutili rischi ed evitare in questo modo qualsiasi possibile danno. Inoltre, è una delle quattro virtù cardinali della morale occidentale.

Nella filosofia platonica la prudenza si identifica con la saggezza ed è la virtù propria dell’anima razionale. Il filosofo Aristotele, invece, la considera come una sorta di “saggezza pratica” (in greco phronesis) cioè un saper agire correttamente e valutare ciò che è bene per l’uomo.

Per San Tommaso d’Aquino (seguendo il pensiero aristotelico) è la retta norma dell’azione. Non è timidezza o paura ma è ciò che guida il giudizio di coscienza.

Dunque, come si può essere prudenti in montagna e affrontare con sicurezza un’uscita scialpinistica o con le racchette da neve?

Bisogna sapere e ricordare che i pericoli della montagna invernale possono essere soggettivi o oggettivi. Quelli soggettivi riguardano il comportamento sbagliato che possiamo avere  nei confronti dell’ambiente montano o errori di valutazione e possono essere: allenamento inadeguato, attrezzatura e abbigliamento inadeguato, disattenzione e capacità tecnica inadeguata.

I pericoli oggettivi invece sono le valanghe, la possibile caduta di pietre, scarsa visibilità, freddo e vento. Spesso gli incidenti scaturiscono dalla compresenza di entrambi i pericoli. Nel caso di valanga, ad esempio il pericolo oggettivo c’è (lastrone instabile) ma è lo sciatore che per errata valutazione del pendio o inesperienza, ne causerà il distacco rischiando di essere travolto.

Foto: Elisa Dipré

Bisogna anche imparare a riconoscere la neve, valutare le condizioni meteorologiche consultando i bollettini e la situazione pericolo valanghe e a saper rinunciare a un’uscita piuttosto che “sfidare la sorte”.

Da amante della montagna e dello sport, ho cercato di dispensare qualche semplice consiglio per trascorrere una giornata in montagna all’insegna del divertimento senza incorrere in pericoli.

La montagna, in inverno, regala tantissime emozioni e sicuramente coinvolge. La neve crea un panorama unico con il suo candido e puro bianco. Per me andare in montagna in inverno è come fare un tuffo nei ricordi d’infanzia e tornare ad essere bambini quando ci si divertiva a tirarsi le palle di neve, a calpestare quel soffice manto bianco.

A mio parere, fare una passeggiata con le ciaspole nel silenzio dei boschi o sciare sono esperienze che consiglierei di fare a tutti. Sicuramente con la giusta dose di prudenza, senza mai azzardare, vivrete dei momenti indimenticabili.

Come diceva il filosofo Epicuro: “Per essere felici è necessario vivere nel piacere, ma questa condizione va vissuta con prudenza”.

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