Modellismo. Da appassionato di trenini elettrici a ferroviere, la bella storia di Giuseppe Rota (Video)

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Un viaggio lungo il binario della vita e del tempo alla scoperta del plastico ferroviario costruito da Giuseppe Rota. Il filosofo Hegel diceva: “Nessuna cosa è mai venuta alla luce senza l’interesse di coloro la cui attività cooperò a farla crescere; e dal momento che ad un interesse noi diamo il nome di passione, così dobbiamo dire in generale che nulla di grande è stato compiuto nel mondo senza passione”.

Sono stati proprio la passione e l’amore per i treni che hanno spinto mio nonno Giuseppe Rota a realizzare la “sua Gioconda”. L’idea di costruire una piccola ferrovia nasce per realizzare in casa propria quell’appassionante mondo che, solo successivamente, sarebbe diventato il suo lavoro.

Giuseppe Rota e il suo plastico

Infatti, dopo un decennio trascorso come operaio specializzato all’Ansaldo di Genova nella costruzione di navi e locomotive, e dopo la parentesi della Secondo Guerra Mondiale, Giuseppe poté finalmente far parte dei ferrovieri e condurre così le ultime locomotive trifase sulle linee Genova-Torino, Genova-Milano, Genova-Piacenza.

Il plastico è stato realizzato a partire dal 1951. In scala HO, con riduzione di 1/87, venne esposto per la prima volta a Novi Ligure nel 1960 in occasione del cambio del tipo di trazione elettrica, da trifase a corrente continua, della linea ferroviaria di Novi.

Ha una dimensione complessiva di mt. 4.50 x 1.50 ed è costruito su 4 moduli assemblati che contengono complessivamente circa 50 metri di sviluppo di binario a linea semplice elettrificata. Quattro circuiti di binari su cui possono transitare contemporaneamente quattro treni.

All’interno del plastico sono visibili una stazione di transito, un deposito locomotive con piattaforma girevole, una centrale atomica, case, palazzi, una chiesa, un cinema, giardini, aiuole, fontane, distributori di benzina, una raffineria di petrolio, una parte di ingresso in miniera.

Il plastico è animato da personaggi, scenette, autoveicoli di ogni genere, monumenti. Il tutto è comandato da una poderosa centrale di controllo con un pannello sinottico che rispecchia tutta la rete ferroviaria, e per le connessioni elettriche di tutti gli apparati di funzionamento sono stati necessari più di 209 metri di filo elettrico.

È da notare la immane pazienza che mio nonno Giuseppe ha avuto nel realizzare e interamente autocostruire tutti i pezzi, la parte centrale di controllo e comando, i motori, le locomotive, le ruote ed ogni particolare visibile e invisibile.

Nel 2005 il plastico è stato esposto per la prima volta nel Biellese all’interno del Ricetto di Candelo nel corso di un’esposizione fermodellistica. L’anno successivo, venne esposto per la seconda volta a Biella.

Dal 2006 al 2010 il plasitico è rimasto tutto smontato a casa di Giuseppe. Nel 2010, lo stesso autore decise di donarlo al Museo ferroviario piemontese, a Torino Ponte Mosca, dove si trova tuttora.

“Chi resta nel cuore di chi ama, vive ancora…”

Elisa Dipré

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